Occorrono scelte lungimiranti ed efficaci per il comparto professionale

Massimiliano Sighinolfi -

PROFESSIONISTI, LAUREATI E NON REMUNERATI: LA POLITICA COSA FA? 

La fase storica che stiamo attraversando chiama la politica a scelte lungimiranti ed efficaci per il comparto professionale, fortemente privato dalla crisi pandemica, prima, e da quella energetica, oggi. Siamo in un momento di enormi cambiamenti politico-economici mondiali che nel breve continuerà sicuramente a destabilizzare la nostra economia.

In tutto questo periodo, i professionisti italiani stanno continuando con grande coraggio e generosità a lavorare e a dare lavoro, a sostenere la competitività del sistema e a favorire la ripresa del Paese, ora devono essere sostenuti.

LA LEGGE CHE NON È MAI STATA APPROVATA

Durante l’ultima legislatura, è stata proposta una legge per l’equo compenso, alla quale sono stati opposti mille pretesti fino a impedirne l’approvazione quando mancava un solo step parlamentare. Eppure, quella legge affermava un principio sacrosanto: la prestazione professionale va remunerata, sempre e in modo adeguato.

Non è accettabile per un Paese civile che le posizioni contrattuali di forza dei grandi committenti penalizzino i professionisti fino al punto, talvolta, da imporre loro delle prestazioni gratuite. È una mortificazione delle competenze, del percorso di studi e della passione con cui in particolare i più giovani si avvicinano al lavoro. “ – Dice l’On. Andrea Mandelli, Vicepresidente della Camera dei Deputati e ideatore della legge per l’equo compenso.

Il testo mirava, dunque, a togliere dal tavolo la possibilità di accordi favorevoli solo alla parte forte, ovvero il committente della prestazione professionale. A tal fine, era previsto che fosse il Ministero della Giustizia a definire gli appositi parametri minimi delle prestazioni professionali.

L’equo compenso, tuttavia, è solo uno dei progetti necessari alla ripresa del nostro paese.

PROFESSIONISTI: LA NECESSITA’ UNA DISCIPLINA PIU’ VANTAGGIOSA

Un punto fondamentale per la prossima legislatura dovrà necessariamente essere quello di elaborare una disciplina più vantaggiosa per le società di professionisti che offra grandi opportunità di sviluppo professionale e di crescita.

Ad oggi, una formula simile è ancora troppo poco diffusa a causa di una normativa non all’altezza e di un trattamento fiscale che la rende assai poco appetibile.

Inoltre, non bisogna dimenticare una delle categorie fondamentali per il nostro paese ma che spesso viene dimenticata: quella dei professionisti. Infatti, in Italia questi ultimi non godono di tutte quelle misure dedicate alle piccole imprese.

A riguardo, in Europa, qualche anno fa venne raggiunta l’equiparazione tra professionisti e PMI nell’accesso ai fondi europei. Un primo passo ma che non basta, dal momento che ad oggi non vi sono sostegni e interventi previsti sul fronte interno.

La finalità di fondo di tutte queste misure deve essere quella di evitare che, nel nostro Paese, si allarghi il solco tra coloro che possono contare su solide garanzie contrattuali e il mondo dei cosiddetti “non garantiti”. Un gap che negli anni è stato accentuato dai pregiudizi degli ultimi governi nei confronti del comparto degli autonomi, trattati indistintamente come un esercito di potenziali evasori. Questa, è una visione da archiviare per sempre e che ha già creato troppe sperequazioni.

VI è quindi la necessità di invertire il paradigma e iniziare a concepire il mondo delle professioni come un interlocutore imprescindibile anche nella definizione delle politiche nazionali.

I professionisti devono essere coinvolti a monte dei processi decisionali, non a valle, quando è poi più difficile applicare i necessari correttivi.

Insomma, il nuovo governo avrà tanto da lavorare. Senza retorica né demagogia, ma con la consapevolezza che, con unità, competenza e determinazione, si potrà (e si dovrà) fare molto.