COP27: Dobbiamo finanziare la transizione alle zero emissioni nette

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C’è solo un modo per garantire una transizione inclusiva ed efficace verso le zero emissioni nette. Fornire i mezzi finanziari. Dobbiamo finanziare la riduzione delle emissioni di carbonio indirizzando i capitali verso le regioni e i settori ad alta emissione dove è più necessario un cambiamento reale. In questo modo non solo si otterrà un impatto concreto, ma si offrirà agli investitori un rendimento adeguato.

Non possiamo permettere che il greenwashing o una politica divisiva ostacolino questo sforzo. L’errore peggiore sarebbe quello di lasciare soli i paesi e le imprese ad alto consumo di carbonio privandoli del capitale. Un passo indietro non farebbe che aggravare il problema. Il disinvestimento può sembrare virtuoso. Ma sarebbe rovinoso.

Le Nazioni Unite affermano che un cambiamento crescente non è più un’opzione. L’urgenza di trovare un percorso verso lo zero netto è più grande che mai. Le aziende e i paesi ad alte emissioni non possono procedere da soli alla decarbonizzazione. Gli investimenti saranno l’incentivo. È importante che, come condizione per il finanziamento, si stabilisca che gli investitori dimostrino che raggiungeranno tempestivamente lo zero netto.

Sono essenziali almeno due diversi tipi di finanziamento. Gli investimenti nei settori ad alte emissioni – energia, immobiliare, mobilità e industria – che sono responsabili di circa l’85% delle emissioni globali. E poi, anche, in infrastrutture che permettano un futuro a zero emissioni e in aziende che trovino modi per controllare, ridurre e catturare il carbonio.

Secondo il Sustainable Markets Initiative Transition Finance Working Group, l’economia mondiale ha bisogno di circa 4.000 miliardi di dollari all’anno per raggiungere lo zero netto entro il 2050. I mercati emergenti hanno bisogno di circa il 25% di questo investimento. Sebbene siano responsabili solo di un settimo delle emissioni pro capite, questi mercati sono destinati ad aumentare del 90% le emissioni globali entro il 2030. I mercati emergenti hanno storicamente contribuito meno al problema, ma stanno soffrendo di più.

Solo il 15% dei finanziamenti necessari è stato reso disponibile. È giunto il momento di mobilitare i capitali adeguatamente. La GFANZ, i cui membri rappresentano circa 130.000 miliardi di dollari di AUM, stima che il settore privato potrebbe fornire il 70% dei finanziamenti. Un esame del mercato e degli asset owner indirizzerebbe i capitali dove è più necessario, offrendo un rendimento adeguato.

La ricerca The rise of transition finance, condotta in modo indipendente da Ninety One, ha rilevato che il 60% dei proprietari di asset afferma che la lotta al cambiamento climatico è un obiettivo strategico. Sebbene solo il 16% dichiari che il proprio fondo investe in attività di finanza di transizione nei mercati emergenti, l’86% di questi dichiara che l’espansione di questa forma di finanza è una priorità. Dalla ricerca è emerso inoltre che il 56% dei proprietari di asset ritiene che senza maggiori investimenti in asset di finanza di transizione il mondo non sarà in grado di raggiungere gli obiettivi di cambiamento climatico.