Trapani. Torna ad allietare appassionati di musica e turisti lo storico Organo monumentale La Grassa

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organo La Grassa –

Lo scorso 29 dicembre nella suggestiva cornice della chiesa San Pietro di Trapani si è svolto il concerto “Non confundar in aeternum” del coro diocesano Virgo Drepanensis. Il concerto, dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart, ha visto impegnati cinquanta coristi diretti dal Maestro Giuseppe Burgarella e accompagnati dalle Maestre Elide D’Atri, Greta Culcasi e Carmen Pellegrino che hanno riportato a nuova vita il monumentale organo La Grassa dopo il lungo periodo di lockdown.

L’organo di San Pietro ha circa 4 mila canne (composte da vari materiali fra cui castagno, abete, ottone e zinco), 356 tasti, 43 pedali, 7 tastiere distribuite su 3 consolles, 67 registri, più altri comandi accessori per uno strumento che può essere suonato anche da più di 3 persone contemporaneamente.

Il concerto era stato programmato per lo scorso anno, durante il quale ricorreva il 130° anniversario della morte del compositore, ma l’evolversi della pandemia ha imposto il suo slittamento. Con questo nuovo appuntamento il coro riprende appieno le sue attività.

La Chiesa di San Pietro

La Chiesa di San Pietro è il più grande e antico edificio ecclesiastico della città di Trapani. Di origine paleocristiana fu riedificata nel 1076 in epoca Normanna dal conte Ruggero d’Altavilla. Ricostruita a partire dal 1606, fu ingrandita in diverse riprese nei secoli successivi; all’architetto Regio Giovan Biagio Amico fu affidata la costruzione della volta. Venne consacrata il 29 ottobre 1726. Nella cantoria sopra il portale dell’ingresso principale, dentro una cassa lignea dorata si trova un monumentale organo a trasmissione meccanica costruito dal palermitano Francesco La Grassa tra il 1836 e il 1847. È considerato il più complesso tra gli organi costruiti in Europa: suonato da più di tre esecutori contemporaneamente (anche a 12 mani) può ricreare le sonorità di un’orchestra sinfonica.

Francesco La Grassa

Francesco La Grassa nato a Palermo nel 1802, già all’età di vent’anni aveva costruito una ventina di organi. Nel 1836, incaricato dall’arciprete Salvatore Mauro, inizia a costruire il monumentale organo conservato oggi nella Chiesa di San Pietro, opera che impegnò undici anni della sua vita. Completato solo nel 1847, è uno dei più complessi strumenti costruiti in Europa, con un numero inusitato di registri e canne con tastiere suonabili a dodici mani, con un ingegnoso meccanismo che le collega.

L’organo monumentale

L’organo creato Francesco La Grassa è in grado di riprodurre gli effetti sonori degli ottoni, della fanfara, dei piatti, delle trombe, dell’oboe, dei sassofoni e dei fagotti, degli strumenti a corda come il violino, e si dice che possa riprodurre perfino la voce umana. La Grassa progettò anche la facciata e scolpì i simboli allegorici degli strumenti musicali, curando molto l’estetica. Ora ci piace accennare a una curiosità, tramandata a voce, che ci sembra molto simpatico riportare, come testimonianza della sensibilità di questo storico personaggio: durante la realizzazione dell’angelo che si trova nella facciata centrale, pare che l’artista si ispirasse al volto del suo ultimogenito.

Uno strumento considerato unico perché rompe le linee logiche e cronologiche di sviluppo dell’organaria: unisce in sé elementi tecnici desunti da tradizioni autoctone con elementi lontani dall’organaria locale, ha tastiere con peculiari suddivisioni e con le sue sette tastiere distribuite in tre consolles e i suoi accessori (grancassa, tamburo rullante, campanelli …)

Carmen Pellegrino

«Ci vollero 11 anni di lavoro per la realizzazione di quest’opera mastodontica, non tanto per le sue dimensioni, ma per la sua originalità – spiegava Carmen Pellegrino, organista della chiesa di San Pietro, intervistata tempo fa da Audrey Vitale sul sito www.piaceresicilia.it  – Si tratta di uno strumento unico al mondo che va oltre la prassi organaria ottocentesca. Pensato come una vera e propria orchestra in cui le voci si intrecciano e si scambiano fra di loro, possiede una sonorità che non si esaurisce in una sola tastiera ma si completa con il passaggio da una consolle all’altra, in un gioco unico e particolare di combinazioni e suoni… È talmente unico, che richiede umiltà e potrebbe risultare ostico anche al più esperto organista».

La rinascita musicale dell’Organo di San Pietro è stata resa possibile grazie alla passione del maestro organista Claudio Brizi; l’organoè ora al centro del «Orchestre Nascoste Festival», organizzato dall’Ente Luglio Musicale Trapanese, una manifestazione dedicata a questa ed altre piccole “orchestre nascoste”, cioè rari strumenti ibridi antichi e contemporanei.

Il FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano

Anche il FAI, Fondazione nazionale senza scopo di lucro per la tutela e la valorizzazione dell’arte, della natura e del paesaggio italiani, nel censimento dei luoghi italiani da non dimenticare ha inserito l’organo monumentale “La Grassa” situato nella cantoria della chiesa di San Pietro. Flauti, ottoni, corni, tamburi, cornamuse, fagotti, sono solo alcune delle sonorità che si possono riconoscere nell’Organo di San Pietro, posto nella chiesa omonima, se si ha la fortuna di ascoltare un brano di musica sacra o liturgica.

Ugo Casiglia

Ugo Casiglia, palermitano doc, definito pochi giorni fa dal quotidiano “La Repubblica” come un indiscusso “cacciatore d’arte”, unico costruttore e restauratore del Sud Italia di strumenti a tastiera d’epoca, se deve trovare per sé una definizione appropriata, usa quella di “artigiano della musica, custode di bellezza”. 

Proprio lui anni fa era rimasto affascinato dalle cinquemila canne dell’organo di Trapani e ne aveva magnificato le caratteristiche in un entusiastico articolo pubblicato sulla rivista “Kalòs”. La casa editrice, fondata nel 1988 a Palermo, si era specializzata nella produzione di volumi legati alla cultura siciliana con la mission di divulgare la bellezza del territorio e renderla fruibile e alla portata di tutti: scopo perfettamente raggiunto con la rivista d’arte e di architettura “Kalós, arte in Sicilia”. Rinnovata nella forma e nei contenuti, la nuova serie della rivista ha ripreso le pubblicazioni nel 2020. “Il restauratore è innanzitutto uno studioso che restituisce agli strumenti il repertorio per cui essi sono nati” aggiunge Ugo Casiglia immerso nell’atmosfera magica del suo laboratorio di Cìnisi, a pochi passi dall’aeroporto di Punta Raisi.

Tornando all’organo di Trapani, trenta o quarant’anni fa Ugo Casiglia, durante un sopralluogo, doveva constatare le miserevoli condizioni in cui versava lo strumento che tra polvere e calcinacci era ormai inutilizzabile: parte del materiale fonico era stato addirittura trafugato e la meccanica sensibilmente danneggiata dall’ossidazione. Fortunatamente negli anni ’90 la Regione siciliana decideva di intervenire, per restituire alla cittadinanza questa pregevolissima opera in tutta la sua grandiosità.