La retrospettiva della pittrice milanese Francesca Carbonini. Nini. “Le dita nelle ferite delle mie vite”

Luisa Melzi d'Eril -

Giovedì 9 marzo il Centro Internazionale di Brera ha ospitato la retrospettiva della pittrice milanese Francesca Carbonini. Attraverso le opere esposte “Nini” ha avuto modo di presentare la propria visione di arte e di farsi conoscere fin nel profondo.

LA VITA

“L’arte è la via per mettere le dita nelle ferite delle mie vite”

L’esposizione è una retrospettiva artistica e di vita. Le due cose sono indissolubilmente legate. Nini si è raccontata attraverso la live Performance; un momento intimo, tra forza creativa e narrazione di sé stessa e dei suoi ideali.

Due sono gli eventi cruciali, racconta. Due snodi personali e artistici. Da bambina un’esperienza traumatica in ospedale la cambia, “comincia a vivere e a non immaginare”. Studia legge, diventa avvocato. Arriva il secondo colpo, questa volta professionale, doloroso all’inizio ma decisivo: nasce l’inquietudine. Ritrova una vecchia amica messa da parte per anni: l’arte. Decide di dipingere passioni e sogni.

L’ARTE

Non esiste l’ispirazione, non si può aspettare”

Nini dipinge principalmente tele di grandi dimensioni, ha bisogno di spazio, vuole essere un tutt’uno con i dipinti. E l’ispirazione? “Non esiste l’ispirazione, non si può aspettare. Esiste l’idea, quella la prendo dalle parole. Mi piacciono le parole della vecchia letteratura: Dostoevskij, Musil”.

I colori, come si scelgono? Per la pittrice i colori non hanno un significato, è una scelta estetica legata al momento e al quadro. Il colore brillante è una voglia di immediatezza, di vitalità.

LA VANDALIZZAZIONE

Sbuffi di colore da cui tiro fuori la vitalità del quadro”

“Vandalizzazione” indica un processo creativo a cui Francesca sottopone i suoi lavori per liberarsi dalla gabbia delle regole. Lei stessa, che ne ha la paternità, lo definisce come “sbuffi di colore da cui tiro fuori la vitalità del quadro. È una parola aggressiva, mi piace, sono una donna di contrasto, per me è un termine positivo”. Il processo negli anni si è trasformato, come lei del resto; oggi c’è un’aggiunta: la “Vandalizzazione temporale”, uno scoppio improvviso di tuoni e pioggia sulla tela.

PANDEMIA, PERIODO DI CRISI E DI RINASCITA

“Non ho preso in mano il pennello, ma ho pregato molto

Anche per Nini la pandemia è stata una sfida: “E’ stato un momento durissimo, dolorosissimo, profondissimo ma anche di grandissima gioia e grandissima pace. Non ho preso in mano il pennello, ma ho pregato molto”. Subito dopo ha affrontato un periodo di crisi, di buio creativo; è stata dura, dice, i primi quadri li ha buttati via. C’è voluto tempo per riprendere confidenza con la pittura, ma alla fine eccola qui.

LA SUA MISSIONE

“L’amore non è un sentimento, è un sacrificio, un sacrum facere”

Nonna Mafalda le ha insegnato molto, l’ha incoraggiata a non abbandonare mai l’arte. Le ha insegnato ad essere felice amando Dio. E Dio è sempre presente nella vita di Francesca, quando dipinge prega. Nella preghiera trova la forza, ringrazia sempre. Nei momenti belli e brutti. Ma soprattutto chiede un cuore umile per continuare la sua missione, che in una parola si può chiamare Amore. L’amore, dice Nini, “si impara; non è un sentimento, è un sacrificio, un sacrum facere”. Attraverso di esso cerca l’Assoluto, cerca Dio. E la sua arte non è altro che la voglia di comunicare questa ricerca, di condividere, di compatire, cioè soffrire insieme. Tramite i suoi dipinti Nini vuole esprimere fratellanza.

DOVE ANDRA’ L’ARTE NEL FUTURO?

Spero che si arrivi ad una bellezza che conduce e non che seduce”

Alla domanda Nini risponde con semplicità: “Non so dove andrà l’arte, mi chiedo invece dove andrà l’umanità. Spero che segua la direzione del bello”.

Il rischio della modernità è l’egocentrismo e la superficialità, asserisce la pittrice. Anche la scienza, se non è appoggiata dall’arte, si trasforma in qualcosa di negativo. Come diceva Bertrand Russell “L’amore senza la conoscenza, o la conoscenza senza l’amore, non possono maturare una vita retta”. Si è verificato uno sbiadimento dei valori, dice poi Nini, ma la speranza non si perde. Bisogna guardare fiduciosi verso il futuro.

E per le donne? Che consigli ha da dare la nostra pittrice al genere femminile? “Noi donne siamo così belle, mille colori, mille contraddizioni. Ma penso che oggi la donna abbia acquistato la sua debolezza e perso la sua fragilità”. Più tardi ci spiega meglio: le donne perdono la loro fragilità, intesa come delicatezza, quando rifiutano di rifugiarsi sotto l’ala calda e affettuosa dell’amore e acquistano la loro debolezza volendo fare senza.

 

Per maggiori info: https://www.francescanini.com/