L’andamento della Cina impedirà ai mercati azionari di performare? Dal lusso alla cosmesi

Eric Turjeman, Co-CIO Mutual Funds di Ofi Invest AM -
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Questo è sicuramente il grande dubbio con cui gli agenti del mercato si trovano a dover fare i conti in questa fase del ciclo economico, come dimostrato dalle performance registrate in loco nel mese di maggio. Eppure, era uno scenario ben determinato, presentato e analizzato da molti esperti di settore negli ultimi mesi. La riapertura della Cina, dopo mesi di politica zero-Covid, doveva rappresentare un’iniezione di surplus da crescita economica da cui avrebbero tratto beneficio le imprese maggiormente esposte all’andamento dei consumi della popolazione locale, sparse in tutto il mondo. Anche i mercati finanziari sembravano essersi preparati per l’occasione, spingendo fortemente al rialzo le prospettive di settori come il lusso, lo svago e l’accoglienza, mettendoli direttamente nella top dei mercati che avrebbero performato meglio da inizio anno. In particolare, questo è accaduto per l’Europa e per l’Asia, due regioni che storicamente sono sempre state esposte alla spesa cinese.

Tuttavia, gli ultimi dati sembrano dipingere un quadro ben diverso rispetto alle aspettative iniziali, raffigurante una ripresa più moderata del previsto e parametri che fanno presagire scenari tutt’altro che idilliaci, dovuti anche alle ulteriori tensioni commerciali che si sono venute a creare tra Stati Uniti e Cina e che fanno aumentare ancora di più i rischi legati a un recupero incerto.

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L’impatto sui mercati

Se si osserva l’andamento che numerosi mercati hanno avuto nel mese di maggio, salta subito all’occhio come questi abbiano risentito della perdita di vigore della crescita economica di Pechino. Per fare alcuni esempi, in Europa le azioni dei settori del lusso e della cosmesi (di aziende come LVMH, L’Oréal, etc.*) hanno registrato un deprezzamento superiore rispetto alla media, sebbene la performance aggregata da inizio 2023 sia ancora generalmente più che positiva. In Giappone, invece, ad andare in stallo lo scorso mese sono stati i grandi magazzini (come Takashimaya*), le compagnie ferroviarie (come la East Japan Railway*), le compagnie aeree e i retailer di beni non alimentari (ABC-MART INC*), in contrasto con quanto osservato da inizio anno. Infine, anche negli Stati Uniti le imprese che fanno grande affidamento sulla Cina per raggiungere i loro obiettivi di crescita (YUM Brands, Starbucks…*) hanno registrato performance non positive, nonostante alcune abbiano superato tutte le più rosee aspettative sugli utili.

Noi di Ofi Invest AM riteniamo che questo scenario sia passato alquanto inosservato a causa dei risultati trimestrali di Nvidia* e della grande attenzione che tutto il comparto dell’intelligenza artificiale (AI) sta attraendo su di sé, anche grazie alla revisione al rialzo delle sue stime di crescita future. Questo significa che l’andamento dell’indice S&P 500 a maggio era influenzato ancora di più da un numero ridotto di imprese, ma se tutte le sue componenti fossero equipesate, la performance potrebbe essere addirittura negativa.

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Range di trading molto ridotti

Nonostante la volatilità che si è venuta a creare a seguito della bancarotta di alcune banche statunitensi, i mercati azionari hanno continuato a scambiare all’interno di un range piuttosto contenuto. In altre parole, questi sono tornati ai livelli registrati a inizio gennaio, quando noi di Ofi Invest AM decidemmo di modificare la nostra posizione da neutrale a leggermente sottoesposta; una posizione che intendiamo mantenere almeno nel breve periodo, sebbene questo non significhi.