L’Istat pubblica le tavole sulle disuguaglianza nella mortalità per causa in Italia
L’attenzione sul tema delle disuguaglianze sociali nella salute è sempre maggiore sia in Italia che in Europa. La crisi economica e la più recente pandemia hanno inoltre accentuato le disparità all’interno del nostro Paese e il divario tra i paesi europei. Lo sottolinea l’Istat che aggiunge poi di avere da tempo affrontato il tema delle disuguaglianze sociali nella mortalità a partire dal 2016 . Tuttavia era molto sentita, prosegue l’Istituto centrale di statistica, in quanto informazione non disponibile, l’esigenza di disporre per l’Italia di misure trasversali attendibili e coerenti, adatte all’analisi della mortalità per anni di calendario e tali da cogliere la loro evoluzione nel tempo, tenendo conto della dinamica demografica, delle diverse caratteristiche sociali ed economiche della popolazione, superando l’ottica longitudinale che caratterizza i dati provenienti dalla fonte censuaria.
In questa prospettiva molto interessanti le tavole ora pubblicate dall’Istat che rappresentano le disuguaglianze nella mortalità per causa in Italia secondo caratteristiche demografiche, sociali e territoriali. Quali sono le principali evidenze?
Nel 2019 i decessi nella popolazione con più di 30 anni esaminati sono 628.411. Il 59,3% possiede al massimo un titolo di studio elementare; il 19,9% la licenza di scuola media inferiore e solo il 5,2% ha una laurea o un titolo di studio superiore. Le disuguaglianze per titolo di studio sono piuttosto elevate: chi ha conseguito al massimo la licenza elementare ha un tasso di mortalità pari a 135 per 10.000 residenti, valore che è 1,3 volte maggiore rispetto al tasso delle persone con un titolo universitario (104,4 ogni 10.000 residenti). Tali differenze tra i due titoli di studio sono più marcate negli uomini per i quali il rapporto tra i tassi è pari a 1,5 (176 vs 121,1 per 10.000 residenti), mentre la distanza tra chi ha un basso titolo di studio e uno alto è più contenuta nelle donne, dove la mortalità è 1,3 volte più elevata (tassi rispettivamente pari a 111,7 vs 84,3 per 10.000 residenti). Dal confronto di genere si conferma una più elevata mortalità negli uomini rispetto alle donne, per tutti i livelli di istruzione.
Dall’analisi per età emerge come le disuguaglianze per titolo studio siano molto più evidenti nelle fasce centrali della vita, in età lavorativa e soprattutto quando la gran parte della mortalità sarebbe evitabile con opportuni interventi di prevenzione primaria (riduzione dei fattori di rischio) e secondaria (diagnosi e cura). In Italia gli uomini di età compresa fra 30 e 69 anni e con un basso titolo di studio hanno un tasso di mortalità 2,3 volte superiore ai coetanei laureati; nelle donne tale rapporto è di 1,9.
Anche per area geografica vi sono importanti differenze di mortalità, con tassi più elevati nell’Italia meridionale e insulare, mentre le disuguaglianze nella mortalità totale per titolo di studio sembrano più omogenee tra le ripartizioni geografiche.
Le tavole rilasciate dall’Istat, viene sottolineato, costituiscono una base di dati molto ampia che permette di studiare livelli e disuguaglianze per età scendendo a un dettaglio territoriale regionale e per cause di morte. Questo consente analisi approfondite per alcune fasce di età e aree del paese al fine di individuare le cause di morte maggiormente coinvolte nelle disuguaglianze nella mortalità. Sono dati che forniscono delle indicazioni utili per valutare dove è più importante intervenire tempestivamente per ridurre le diseguaglianze territoriali in Italia.