AI e Big Data per la cultura e la piattaforma Europeana dedicata al patrimonio storico-artistico europeo

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Europeana —
di Vincenzo Paduano, CEO di Culturatela

In che modo le tecnologie possono svolgere un ruolo fondamentale per la crescita e la valorizzazione del patrimonio culturale? Si tratta di un tema di forte interesse in questo momento, proprio perché le tecniche di intelligenza artificiale possono permettere di tutelare il nostro patrimonio storico e artistico con risultati importanti e un positivo impatto sull’intero sistema Paese.

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Nell’ultimo anno diversi progetti europei sono stati avviati per adottare tecniche digitali al fine di utilizzare l’intelligenza artificiale per diversi scopi, come identificare siti archeologici nascosti, fare apprendere all’AI il contesto storico dei dipinti per la loro identificazione e archiviazione. Inoltre tecnologie avanzate come la realtà virtuale/aumentata vengono tutte utilizzate non solo per garantire la conservazione, ma anche per  arricchire l’esperienza del visitatore attraverso il concetto di «museo virtuale», che può servire da stimolo per conoscere più a fondo il nostro patrimonio artistico anche quando non si ha la possibilità di recarsi in loco. Diversi Enti pubblici e aziende private stanno avviando progetti per sfruttare le potenzialità dell’AI al fine di fornire strumenti più efficaci a persone e organizzazioni che si dedicano alla conservazione e all’arricchimento del patrimonio italiano.

I programmi culturali degli Stati membri

La Commissione europea attraverso ampie azioni di politica, coordinamento e finanziamento sostiene i programmi culturali degli Stati membri, con particolare attenzione alla digitalizzazione e all’accessibilità online. Europeana infatti è una piattaforma europea creata per l’archiviazione del patrimonio culturale che collabora con migliaia di archivi, biblioteche e musei in tutta Europa per facilitare l’accesso, l’utilizzo e il riutilizzo dei contenuti digitali culturali.

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Nel 2019, 26 Paesi europei hanno firmato una Dichiarazione di cooperazione relativa alla promozione della digitalizzazione del patrimonio culturale. Questo documento invita gli Stati membri a sfruttare le sinergie tra le tecnologie digitali e il patrimonio culturale europeo in tre campi principali:
i) un’iniziativa paneuropea per la digitalizzazione 3D di manufatti, monumenti e siti del patrimonio culturale;
ii) il rafforzamento della cooperazione intersettoriale e transfrontaliera e lo sviluppo delle capacità nel settore del patrimonio culturale digitale;
iii) la promozione del coinvolgimento dei cittadini, l’uso innovativo e le ripercussioni in altri settori.

L’ambito archeologico

Nella fattispecie dell’ambito archeologico, uno degli esempi di questo utilizzo può essere l’analisi di dati da satelliti per scoprire strutture antiche nel sottosuolo e “insegnare” a una macchina come identificarle.

Si parte, quindi, dall’insegnare alle macchine a identificare in modo automatico i depositi archeologici sepolti, fase che viene definita machine learning, così sarà più facile per i ricercatori vedere oggetti o irregolarità altrimenti impossibili da scorgere per l’occhio umano. Occorre però innanzitutto ripensare l’organizzazione della cultura partendo dalla digitalizzazione dei grandi “giacimenti” esistenti, affinché nascano nuove spinte creative che coinvolgano diversi settori del mondo artistico e culturale. Ecco perché l’intelligenza artificiale può fornire una prospettiva totalmente nuova che permette di elaborare soluzioni anche dai dati statistici, un tempo considerati poco utili. Si tratta di un’enorme potenza di calcolo, che viene utilizzata per ottenere una lettura profonda di diversi fenomeni.

Questo certamente solleva un problema etico: l’AI basata su algoritmi di machine learning può essere influenzata dai dati utilizzati per addestrarla, incluso qualsiasi bias presente in quelle informazioni e che pertanto richiede un’azione congiunta da parte tutti gli attori coinvolti: istituzioni e imprese.