Onu. Il trattato internazionale sulla protezione degli oceani fa un passo avanti

-
- Advertising -

Dopo 15 anni di negoziati gli Stati membri delle Nazioni Unite il 30 marzo 2023 avevano finalmente raggiunto un accordo storico per proteggere l’alto mare, ossia quelle acque che si trovano oltre le 200 miglia nautiche (370 chilometri) dalle coste che non ricadono nelle giurisdizioni nazionali. L’alto mare rappresenta i due terzi degli oceani e costituisce quella parte di acque che ricoprono quasi la metà del pianeta, per questo il patto raggiunto ricopre un’alta importanza strategica a tutela dell’ambiente.

Il testo concordato dai Paesi membri doveva essere adottato dopo l’esame degli uffici legali e la traduzione nelle sei lingue delle Nazioni Unite ed essere ratificato da un numero sufficiente di Paesi. Ora ci siamo, qualcosa si sta muovendo positivamente.

High Seas Treaty

L’entrata in vigore dell’High Seas Treaty, si avvale della firma di 82 Paesi dell’Intergovernmental Conference on Marine Biodiversity of Areas Beyond National Jurisdiction che si sono finalmente accordati per la conservazione della biodiversità marina e la salvaguardia degli oceani lo scorso 20 settembre presso la 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

- Advertising -

Il trattato è uno strumento giuridicamente vincolante nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 – in vigore dal 1994 –, che finora ha regolato la gestione delle attività in mare e la tutela della biodiversità marina con l’intento di affrontare la conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale, aree che coprono oltre due terzi dell’oceano.

Il mondo finanziario

L’International Capital Market Association dopo aver aggiornato i principi alla base delle emissioni di obbligazioni sostenibili a livello globale prevede l’edizione 2023 del registro dei KPI. Secondo il Global Risk Report 2023 del WEF World Economic Forum, sei su dieci rischi globali classificati per gravità nei prossimi dieci anni sono rischi ambientali: è naturale quindi che i finanziatori attribuiscano importanza ai rischi legati all’ESG, rischi che quindi costituiscono una delle priorità di vigilanza per il 2023-25 della BCE.

- Advertising -