Approvata la Manovra finanziaria. Ma adesso?

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La seconda manovra del governo Meloni è legge con 200 sì, 112 no e tre astenuti (fonte ANSA)

Giorgia Meloni dichiara: “Un segnale positivo per una manovra importante, che mette al centro le famiglie, il lavoro e le imprese” e ringrazia sia la maggioranza per la compattezza dimostrata, sia le opposizioni “che, pur nel forte contrasto sui temi, hanno contribuito allo svolgimento del dibattito”.

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Nei fatti, però, ribadisce l’agenzia ANSA, si è trattato di una manovra blindata e che ha subito poche modifiche nel passaggio al Senato, l’unico che ha visto – come ormai accade da anni – un esame più approfondito. Tra quelle più di sostanza lo stop alla stretta sulle pensioni dei medici e la specifica sulla cedolare secca sugli affitti brevi che rimane al 21% per una delle case affittate ma anche la rimodulazione delle risorse per il Ponte sullo Stretto che attingono anche dal Fondo di coesione. Ventotto miliardi con i tre cardini da subito indicati dal governo del taglio del cuneo, della riforma dell’Irpef e degli aiuti per le famiglie.

Con una coda di micromisure e mance, fa notare Il Fatto Quotidiano, che seppur più contenute del passato, hanno comunque trovato posto: non poteva mancare una serie di nuove tasse, dall’ormai classico aumento delle sigarette fino alla tassa di soggiorno per il Giubileo.

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Giorgia Meloni ha anche sottolineato che l’approvazione della Legge di Bilancio per il 2024 rappresenta “un segnale positivo poiché si tratta di “una manovra importante, che mette al centro le famiglie, il lavoro e le imprese. In linea con i principi che guidano la nostra azione e con il programma che gli italiani hanno votato”. E conclude “Ora avanti con determinazione, coraggio e responsabilità. Questa volta la manovra viene approvata senza il voto di fiducia”.

Ma adesso?

“Ma adesso?” si chiedeva Paolo Mazzanti sul suo sito “InPiù” la settimana scorsa. “Le nuove regole del Patto, con gli obblighi numerici di riduzione di debito dell’1% l’anno e del deficit, che dovrà calare all’1,5% del Pil per i Paesi indebitati come noi, ci consentiranno le nuove ingenti spese promesse? E’ vero che il nuovo Patto prevede fino al 2027 (quando si voterà da noi e in Francia) una certa flessibilità nella valutazione degli interessi passivi sul debito, ma in teoria solo per consentire gli investimenti (tipo Pnrr) e le spese per la difesa, non certo per ridurre le tasse ai cittadini o per elargire pensioni più generose”.

E già a metà novembre il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino ammoniva: “I vincoli alla manovra consentono solo in parte di dare una risposta in termini di nuove risorse ai problemi che affliggono il nostro sistema di welfare, alle necessità di rafforzare la spinta al processo di ammodernamento della dotazione infrastrutturale e alla crescita degli investimenti. L’equilibrio tra i diversi fabbisogni rimane quindi molto esposto alle intemperie di una congiuntura economica e sociale difficile. Se appare corretto l’implicito richiamo in tutte le aree dell’azione pubblica ad un più attento utilizzo delle risorse, il quadro è soggetto al pericolo di non riuscire a mantenere la qualità dei servizi offerti, rischiando di vanificare, specie nel caso delle fasce più deboli della popolazione, il beneficio monetario che ci si propone di dare”.