Consorzio Vini dell’Oltrepò. Il nuovo assetto direzionale e i nuovi progetti di espansione

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L’agricoltura in Italia è un settore di grande rilevanza economica e culturale. Coinvolgere l’intera filiera, dalla produzione al consumo, è fondamentale per il suo rilancio e sviluppo sostenibile.

Più volte si è discusso di come gli agricoltori dovrebbero collaborare strettamente con l’industria agroalimentare non solo per ottimizzare la produzione, ridurre gli sprechi e garantire la qualità dei prodotti, ma soprattutto per investire in tecnologie avanzate e ottimizzare così l’uso delle risorse. Importanti risultati aggiuntivi sono quelli di ridurre l’impatto ambientale, preservare la biodiversità e le tradizioni regionali.

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Le istituzioni governative devono promuovere politiche che incentivino la collaborazione tra gli attori della filiera. Sgravi fiscali, finanziamenti e programmi di ricerca possono sostenere lo sviluppo dell’agricoltura. In sintesi, coinvolgere l’intera filiera è un passo cruciale per garantire la prosperità dell’agricoltura italiana e la sua capacità di rispondere alle sfide future.

Consorzio Vini dell’Oltrepò. La nuova governance

La Lombardia non è solo pianura, risaie e frumento. Basta alzare lo sguardo e le colline morbide e armoniose promettono da sempre molto altro, sono promesse di zone viticole suggestive e in questo “campo regionale” il grappolo del territorio d’Oltrepò Pavese afferma la sua leadership. Qui si produce una vasta gamma di vini di alta qualità e di sicura origine.

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Oggi l’assemblea dei soci ha eletto il nuovo presidente e i nuovi consiglieri. Il nuovo Consiglio d’Amministrazione risulta composto da:

Categoria viticoltori: Cristian Calatroni (Calatroni di Calatroni Cristian), Caterina Cordero (Cordero SSA), Camillo Dal Verme (Az.Agr. Dal Verme Camillo e Filippo SS), Luigi Gatti (Legoratta), Daniele Passerini (Molino di Rovescala),  Valeria Radici Odero (Frecciarossa Srl Società Agricola), Paolo Verdi (Az.Agr. Verdi Paolo).

Categoria vinificatori: Antonio Achilli (Az. Agr. Manuelina SSA), Massimo Barbieri (Torrevilla Vit. Associati Soc. Coop Agr), Umberto Callegari (Terre d’Oltrepò Scapa), Fabiano Giorgi (Giorgi Srl), Ottavia Giorgi Vimercati di Vistarino (Conte Vistarino SS), Roberto Lechiancole (Prime Alture Srl), Francesca Seralvo (Agricola Mazzolino Srl).

Categoria imbottigliatori: Luca Bellani (Az. Agr. Cà di Frara), Quirico Decordi (Vinicola Decordi del Borgo Imperiale Cortesole SPA), Federico Defilippi (Agricola De Filippi Fabbio), Renato Guarini (Losito e Guarini Srl), Paolo Tealdi (Castello del Poggio Sarl), Pier Paolo Vanzini (Az. Vitivinicola Vanzini Sas), Valeria Vercesi (Soc. Agricola Vercesi Nando e Maurizio SS).

“Se in passato Terre d’Oltrepò aveva scelto di stringere alleanza soprattutto con gli imbottigliatori-clienti” dichiara Umberto Callegari “ora la cantina si schiera dalla parte dei produttori, certo del fatto che siano proprio loro a doversi occupare con metodo, dinamismo e passione per ridare performance a quelle denominazioni che devono diventare marchi esse stesse, generare valore e aprire nuovi mercati”.

Callegari, insieme agli altri soci del Consorzio che oggi hanno votato per il rinnovo del Consiglio d’Amministrazione, vuole sottolineare l’importanza dei nomi collettivi e la creazione di una piattaforma vinicola in grado di fornire “operations as a service” per soci e partner, specialmente per il metodo classico da uve Pinot Nero, senza dimenticare la necessità di un approccio congiunto tra aziende, sindacati, associazioni.

“Occorre iniziare a gestire il vino in modo competente, trasparente ed etico” aggiunge Umberto Callegari. ”Una filiera verticale e certificata (non a caso TDO è oggi capofila della prima filiera vinicola certificata in Regione Lombardia). Occorrono investimenti in operations, tecnologia e cultura. Credo sia giunto il momento di uscire dalla dicotomia di sfuso vs bottiglia e di iniziare ad approcciare l’industria del vino come una piattaforma industriale di prodotto ma anche di servizio. Occorre creare in Oltrepò un polo capace di ridurre i costi nel settore ed aumentare il ritorno sul capitale investito per i nostri partners, tutti gli operatori di filiera ed i nostri soci dando a tutti una dimensione realmente competitiva a livello internazionale.”

Il settore vinicolo in Italia

Come ben sappiamo, l’industria del vino in Italia è un settore di grande importanza, sia dal punto di vista economico, sia da quello culturale. Però si è verificato qualche problema di fatturato, soprattutto per quanto riguarda l’export.

Cala l’export di vino italiano nel 2023 sia in termini di valore (-7,3%) sia in termini di volume (-4,4%) perlomeno nei cinque principali mercati mondiali, che rappresentano nel loro insieme il 56% delle esportazioni. Secondo i dati riportati dall’Osservatorio di Unione Italiana Vini (UIV), le esportazioni di vino hanno sofferto particolarmente in Usa, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone con 4,45 miliardi di euro in meno l’anno scorso. Sempre sulla base di questi dati pubblicati, il prezzo medio subisce un bel danno (-3%), per effetto della crescita import di sfusi (+9%, dove però i listini crollano a -11%) e grandi formati (+6%).

Ma non siamo i soli: la Francia, principale Paese esportatore, va ancor peggio dell’Italia (-10%), ma perde meno in valore (-5%).

Riguardo al 2024, interrogato sull’argomento, il presidente di UIV Lamberto Frescobaldi dichiarava poche settimane fa: “L’anno si annuncia molto complesso e sfidante con una produzione italiana ai minimi storici: le nostre imprese avranno l’esigenza vitale di alzare il valore unitario dei propri prodotti … ma finora ad aumenti di prezzo anche limitati sono corrisposti in maniera quasi automatica cali degli acquisti a volume”.

Il mercato del vino

La società di ricerche Circana parla di qualche piccola ripresa, non però ancora sufficiente per quanto riguarda le aspettative. Secondo le ultime rilevazioni la GDO tocca nel 2023 il suo massimo storico in valore a 3020 milioni di euro, +2.5%, per la prima volta da tanti anni. In volume si tratta di 7.4 milioni di ettolitri, in discesa invece del 3.2% rispetto all’anno scorso con un ulteriore “passo” di normalizzazione rispetto all’era del Covid. L’effetto prezzo resta significativo anche nel 2023: +5.6%, prezzo medio al litro a 3.7 euro, pari al 16% sopra il 2019.

“Il 2024 si apre dunque con un rallentamento della domanda” osserva in proposito il sito www.inumeridelvino.it “e probabilmente anche la fine o quasi delle pressioni inflazionistiche che hanno supportato l dati in euro. L’andamento dei volumi sarà dunque importante come ricordarsi di quanto è successo l’anno scorso quando i forti incrementi di prezzi hanno pesantemente influenzato i volumi (-5%).”.

E’ importante notare che secondo alcune stime, forse un po’ troppo ottimistiche, il CAGR (tasso di crescita annuo composto) per il 2025 in Italia è il più alto del continente, pari al 7,9%. Si prevede che nel 2025 il settore del vino in Italia raggiungerà un valore stimato di 19 miliardi di euro, ma il dato è da verificare con molta attenzione.

Inoltre, l’industria del vino in Italia, pur affrontando le sfide cui abbiamo accennato, può conoscere nuove opportunità, ad esempio per via della crescente attenzione alle vendite online e al fatto che comunque la produzione si mantiene sopra la media storica.

Il parere di Umberto Callegari, CEO di TDO – Terre d’Oltrepò

“TDO sosterrà un progetto di consorzio che non guardi solo agli aspetti tecnici ma anche agli aspetti morali ed etici del territorio. Solo se tutti noi saremo capaci di agire sistemicamente in modo etico questo territorio potrà rinascere.

Il commercio mondiale di vino è sceso del 2,1% in termini di valore su base annua fino a settembre 2023, toccando quota 36,5 miliardi di euro; giù anche l’export (-7,2%) che va sotto la “soglia psicologica” dei 10 miliardi di litri (9,9 miliardi), non succedeva dal 2014. Tutte le tipologie di vino, infatti, sono calate in volume, ad iniziare dall’imbottigliato, che continua ad essere il più esportato e che copre il 52% del volume e il 67% in valore. Nonostante si sia solo all’inizio del percorso, crediamo che questi dati confermino appieno la bontà del piano di TDO che, in un momento di forte flessione mantiene un segno positivo motivato dal cambio di modello operativo da sfuso a piattaforma di servizi a filiera integrata e verticale con massima attenzione alla marginalità ed al guadagno dei propri soci. Noi lavoriamo per TDO, ma lavoriamo per l’intero sistema Oltrepò”.

La nostra ultima considerazione: la cooperazione fra produttori

La cooperazione tra produttori dello stesso settore, come riscontriamo facilmente proprio nel settore vinicolo, offre numerosi vantaggi rispetto all’agire separatamente sul mercato.

Economie di scala: lavorando insieme, i produttori possono condividere risorse e infrastrutture, riducendo i costi di produzione. Ad esempio, la condivisione di magazzini, trasporti e attrezzature, come proposto recentemente da Terre d’Oltrepò, può portare a una maggiore efficienza e minori spese operative.

Accesso a nuovi mercati: la collaborazione tra produttori può facilitare l’ingresso in nuovi mercati. Un gruppo di produttori può unire le forze per esportare i propri prodotti in Paesi stranieri, superando le barriere linguistiche, culturali e commerciali.

Scambio di conoscenze e innovazione: la cooperazione permette lo scambio di esperienze e conoscenze. I produttori possono imparare gli uni dagli altri, adottando nuove tecniche di produzione, sviluppando nuovi prodotti e migliorando la qualità.

Questa è la forza che il Consorzio ha espresso in questi anni e che la nuova compagine amministrativa eletta oggi può consolidare e ampliare sulla base dei suggerimenti che i singoli posso proficuamente continuare a proporre e realizzare.

Promozione congiunta

L’alto grado di collaborazione che il Consorzio sta raggiungendo con le nuove politiche espansive permetterà di realizzare campagne pubblicitarie e promozionali congiunte, non solo per aumentare la visibilità del settore e dei prodotti, ma anche e soprattutto per completare l’operazione di immagine sul territorio e al di fuori dei confini nazionali. In sintesi, la cooperazione tra produttori crea sinergie che portano a una maggiore competitività, crescita e sostenibilità nel mercato.