Posizionarsi per un soft landing, ma con un’attenta selezione geografica

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Con l’attenuarsi dell’aumento dei prezzi e la normalizzazione dei tassi di interesse, i fondamentali iniziano nuovamente a riprendersi, come confermato dal rally di novembre e dicembre 2023. Il tema per i prossimi mesi sarà quindi quello di una crescita economica asincrona, con divergenze significative tra le diverse regioni.

Manteniamo la nostra convinzione sugli Stati Uniti rispetto all’Europa, considerato che sugli indici USA c’è una predominanza dei titoli tech, mentre su quelli europei pesano le questioni economiche e sociali. In Asia, privilegiamo le dinamiche di mercato dell’India rispetto alla Cina, dove manca visibilità nonostante i pacchetti di stimolo monetario e il Paese resta tra quelli con la performance peggiore nel 2023.

Allo stesso tempo, il calendario elettorale statunitense promette un anno positivo per il mercato azionario USA, in quanto l’economia occupa il primo posto nelle agende dei candidati. Storicamente, le elezioni hanno sempre portato a un aumento della volatilità.

Il ritorno dei fondamentali di mercato porterà a performance positive in tutte le asset class. In questo contesto, i portafogli bilanciati restano interessanti e aprono una finestra di opportunità per gli investimenti, a condizione che vi sia un’attenta selezione geografica.

Nonostante i significativi rally recenti sia nell’azionario sia nell’obbligazionario, manteniamo la nostra esposizione agli asset di rischio alla luce dei solidi dati macroeconomici USA pubblicati a gennaio. Dai timori di un hard landing di dodici mesi fa a una visione di consenso per un atterraggio morbido, si sta affacciando il rischio che l’economia statunitense stia correndo troppo.

Questo potrebbe rallentare il taglio dei tassi d’interesse, e a sua volta portare a una pausa nel rally obbligazionario nel breve termine. Il contesto di mercato rimane ancora favorevole all’azionario, in quanto le società dovrebbero beneficiare di un contesto economico più sano del previsto.

Per quanto riguarda i titoli azionari, manteniamo le nostre convinzioni sui comparti tecnologico e software USA, nonché le nostre posizioni sui titoli giapponesi. Manteniamo la nostra allocazione di base su Europa e mercati emergenti a causa della limitata visibilità sul panorama degli utili. Questa view è stata finora confermata dalla stagione degli utili del quarto trimestre a livello globale, iniziata a metà gennaio. Le società USA hanno registrato una crescita degli utili superiore alle stime (+7,8% annuo), mentre le società europee hanno registrato una crescita negativa (-8,5%) nello stesso periodo. La nostra allocazione all’azionario è invariata e restiamo pazienti per quanto riguarda un’eventuale maggiore esposizione in caso di correzione.

Anche la nostra allocazione sul reddito fisso è rimasta invariata, con un’elevata convinzione sull’investment grade (scadenze medie) e sull’high yield (scadenze a breve termine). Manteniamo le nostre posizioni in quanto il carry resta sufficientemente interessante per assorbire una stabilizzazione dei tassi se l’economia USA dovesse continuare a mantenersi solida.

Nel 2023 l’oro ha registrato un andamento laterale, nonostante l’aumento dei rischi geopolitici (acquisti da parte delle banche centrali dei mercati emergenti, elezioni negli Stati Uniti) e l’aumento dei deficit fiscali nelle economie sviluppate. Ciò può essere attribuito principalmente alla forza dell’economia statunitense, che potrebbe indurre la Federal Reserve a rinviare il suo primo taglio dei tassi nel 2024 e a ridurre il suo bilancio. Tuttavia, qualsiasi segnale che indichi un rallentamento dell’inflazione e l’interruzione del quantitative tightening da parte della Fed fungerebbe da detonatore per l’apprezzamento dell’oro.

Manteniamo un’esposizione costruttiva agli hedge fund, che continuano a rappresentare una preziosa fonte di diversificazione all’interno dei portafogli nel caso in cui le obbligazioni e le azioni subiscano cali simultanei.