L’evoluzione economica della Cina oltre gli stereotipi

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Il mercato azionario cinese è stato fonte di preoccupazione negli ultimi anni, con una sottoperformance che ha sollevato qualche perplessità. Mentre i titoli dei giornali spesso attribuiscono questa flessione alla debolezza percepita dell’economia cinese, un’analisi più approfondita rivela intriganti disparità tra la crescita del PIL cinese e i rendimenti del suo mercato azionario. Gli Stati Uniti hanno un tasso di crescita del PIL del 2,5%, l’anno scorso il PIL europeo è cresciuto di un modesto 0,6%, la Corea ha registrato una crescita del PIL dell’1,4% e la robusta economia indiana ha registrato una notevole crescita del 7,3%. Sorprendentemente, nonostante la Cina abbia registrato una crescita del PIL del 5,2% nello stesso periodo, il suo mercato azionario è sceso dell’11%. Questa divergenza sfida la convinzione comune che i rendimenti dei mercati azionari siano direttamente correlati alla crescita economica. In particolare, gli altri principali mercati sopra citati hanno ottenuto rendimenti superiori al 20%, lasciando la Cina come un’eccezione.

Spostamenti della produzione: una storia di adattamento e di evoluzione dell’economia

Il panorama manifatturiero globale ha subito cambiamenti significativi, con un crescente numero di aziende che spostano i propri impianti di produzione fuori dalla Cina. Questo fenomeno, spesso parte di una tendenza più ampia denominata “decoupling”, solleva interrogativi sul suo impatto sull’economia cinese. Analizziamo questo aspetto attraverso la lente della produzione di scarpe di Nike.

Negli anni ’60 e ’70, le scarpe Nike venivano prodotte in Giappone e vendute negli Stati Uniti. All’epoca, il Giappone si stava ancora riprendendo dalla Seconda Guerra Mondiale e offriva manodopera a basso costo. Tuttavia, all’alba degli anni ’80, i costi di produzione in Giappone aumentarono, inducendo a rivolgersi a Taiwan. Taiwan ha sfruttato la sua forza lavoro qualificata e i suoi vantaggi in termini di costi. Tuttavia, poiché anche i costi di produzione di Taiwan sono aumentati, il testimone è passato alla Cina. L’etichetta “Made in China” è diventata sinonimo di convenienza ed efficienza. Ma i costi di produzione della Cina sono aumentati nell’ultimo decennio, portando gli impianti di produzione di scarpe a migrare dalla Cina, anche se rimangono di proprietà cinese. Le nuove destinazioni? Il sud-est asiatico e l’Africa.

Quando la produzione di scarpe è uscita dal Giappone, il Giappone ha subito un crollo? No affatto: il Giappone imboccò la strada della diversificazione, passando dalla produzione di scarpe a quella di televisori, apparecchiature video, registratori audio e automobili. L’innovazione e la tecnologia divennero il suo forte. Quando l’industria calzaturiera si è spostata da Taiwan alla Cina, Taiwan ha subito una flessione economica? No, affatto. Taiwan si è orientata verso l’elettronica di consumo e i semiconduttori. Si è adattata, ha prosperato e ha continuato la sua ascesa economica. Oggi, la produzione di scarpe è migrata dalla Cina al Sud-Est asiatico e all’Africa, ma la Cina, come i suoi predecessori, resiste. Sta spostando l’attenzione su industrie a più alto valore aggiunto, tecnologia, innovazione e produzione avanzata.

India contro Cina, chi vincerà?

Il perenne dibattito se l’India o la Cina emergeranno come vincitori finali semplifica eccessivamente le intricate dinamiche della crescita economica globale. Gli Stati Uniti hanno avuto un’ascesa senza pregiudicare la prosperità del Regno Unito. Entrambi hanno coesistito, contribuendo al progresso globale. La crescita economica del Giappone non ha danneggiato gli Stati Uniti. Al contrario, ha catalizzato l’espansione globale. La rapida crescita del PIL cinese non è avvenuta a spese di altri Paesi. Ha alimentato l’espansione economica a livello mondiale.

Ora l’India è su una traiettoria ascendente, con un’economia fiorente alimentata da una popolazione giovane, dai progressi tecnologici e dalle riforme di mercato. Tuttavia, la sua ascesa non richiede il declino della Cina.

Piuttosto che inquadrare la questione come un gioco a somma zero, dovremmo riconoscere che India e Cina possono coesistere armoniosamente. I loro punti di forza unici contribuiscono alla prosperità globale.

Navigare nel rischio di “giapponesizzazione”

In qualità di seconda economia mondiale, la Cina si trova ora a un bivio, con i sussurri di un fenomeno minacciosamente soprannominato “giapponesizzazione”. Questo termine richiama il periodo di 15 anni di bassa crescita e deflazione del Giappone, dopo lo scoppio della bolla speculativa alla fine degli anni Novanta.

Sebbene alcuni facciano dei paralleli tra Cina e Giappone, dobbiamo procedere con cautela. Si tratta di contesti molto diversi. La Cina è alle prese con una serie di sfide e opportunità.

Ridefinire la Cina

Quando si parla di Cina, molti investitori stranieri hanno ancora la percezione che essa sforni prodotti di bassa qualità e a basso costo. Tuttavia, questa prospettiva non tiene conto degli impressionanti passi avanti compiuti dal Paese nel campo della tecnologia e dell’innovazione. Le storie di successo di aziende cinesi come Lenovo sfidano lo stereotipo, rivelando la loro presenza globale e la loro abilità tecnologica. Inoltre, l’ingresso della Cina nel mercato dei voli commerciali con i suoi grandi aerei sottolinea le sue capacità al di là delle aspettative convenzionali.

Storicamente, le nazioni che danno attivamente priorità allo sviluppo tecnologico raramente subiscono un declino economico. Al contrario, prosperano. L’incessante attenzione della Cina all’innovazione e alla leadership tecnologica la rendono capace di una crescita sostenuta. Man mano che il Paese passa dalla produzione di beni di bassa qualità a quella di prodotti a più alto valore aggiunto, le percezioni si evolveranno inevitabilmente. Il ruolo della Cina come innovatore globale e potenza economica merita senz’altro un’analisi più approfondita.