Bitcoin ostacolato dall’economia Usa, ma all’orizzonte si prospettano eventi positivi

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Dopo aver superato i 73mila dollari nello scorso marzo, stabilendo un nuovo record storico, il valore del Bitcoin ha iniziato a ridursi, rimanendo comunque su prezzi ben superiori rispetto a quelli di inizio anno. I motivi di questo declino sono stati molteplici, dalla liquidazione di alcune posizioni, al rapido cambiamento degli scenari geopolitici, ma nell’ultima settimana la parte del leone l’hanno fatta i dati macroeconomici sull’economia degli Stati Uniti. Infatti, lo scorso 1° maggio la Federal Reserve ha deciso di lasciare ancora invariati i tassi d’interesse (attualmente tra il 5,25% e il 5,5%) per via delle difficoltà riscontrate nel riportare l’inflazione verso i livelli target. Come mostrato nel grafico sottostante, ciò ha causato un iniziale crollo del 5,9% del prezzo del Bitcoin, poiché gli investitori hanno visto una maggiore sicurezza di rendimento dal comparto fixed income, per poi tornare a crescere da venerdì 3 maggio, a seguito della pubblicazione dei dati sull’occupazione nel paese. Questo rinato ottimismo si lega al fatto che il tasso di disoccupazione negli Usa è arrivato al 3,9%, con soli 175mila nuovi assunti in settori non agricoli, il che fa aumentare le aspettative per un imminente taglio dei tassi.

Oltre al lavoro, il Bitcoin potrebbe ricevere sostegno anche da altre operazioni future, come il buyback di Treasury per 2 miliardi di dollari in programma per il 29 maggio, il quale non solo ridurrà il debito nazionale, ma immetterà maggiore liquidità, ridurrà l’offerta e, di conseguenza, i rendimenti, rendendo il Bitcoin potenzialmente più attrattivo. Anche l’imminente ribilanciamento dei conti del Tesoro potrebbe essere favorevole. L’indicazione per cui il governo americano dovrebbe contrarre meno prestiti, libererà più capitale, generando gli stessi effetti di un quantitative easing, tranne per il fatto che la liquidità viene immessa non attraverso il lancio di nuove obbligazioni, ma semplicemente indebitandosi meno; uno scenario che favorisce gli asset più rischiosi.

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Questi appuntamenti e un mercato che presenta comunque fondamentali solidi, hanno portato a un’accelerazione del tasso di adozione della criptovaluta da parte di investitori istituzionali, anche grazie al lancio degli ETF dedicati avvenuto a inizio anno. In particolare, le stime dicono che ETF, governi e imprese pubbliche o private detengono ad oggi un ammontare complessivo di BTC pari a circa il 15% dell’offerta totale, per lo straordinario valore di 175 miliardi di dollari. Inoltre, sebbene non abbia ancora raccolto un ammontare di fondi paragonabile a quello degli Stati Uniti, il lancio di un ETF anche a Hong Kong è comunque una testimonianza importante di come la domanda per questa asset class stia crescendo e non solo in Asia.

Altri esempi di istituzionalizzazione sono gli accordi che BNY Bellon e BNP Paribas hanno siglato con i fondi svizzeri Bellecapital International e Lugano Financial Advisors o le discussioni sulla possibilità di acquistare Bitcoin che, secondo quanto affermato da BlackRock, starebbero interessando i maggiori fondi sovrani, tra i quali quello norvegese, il PIF dell’Arabia Saudita e l’Investment Authority del Kuwait. Questo segmento da solo vale 11,6 trilioni di dollari, perciò, anche se le allocazioni in termini percentuali dovessero rivelarsi modeste, gli effetti sulla domanda e sulla successiva adozione potrebbero comunque essere enormi.

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Infine, un ultimo aspetto non meno importante da considerare è che sta diventando sempre più difficile prevedere l’andamento del Bitcoin, in quanto la sua natura di asset rischioso, ma anche di bene rifugio, sta diventando sempre più importante a causa del panorama macroeconomico complesso e incerto, il che lo ha portato anche a trascendere le strategie di investimento passive. Ad esempio, il colosso fintech Nubank, che conta 80 milioni di utenti, offre ora depositi e prelievi di criptovalute, con l’obiettivo di colmare il divario tra la finanza tradizionale e quella decentralizzata in America Latina. Microstrategy, invece, sta ampliando ulteriormente i confini, sviluppando soluzioni di verifica dell’identità sulla rete Ordinals ed espandendo così i casi d’uso al di là di un sistema di pagamento. Nelle prossime settimane dovremmo ricevere ulteriori indizi sulla traiettoria degli Stati Uniti e sull’adozione istituzionale di Bitcoin, in quanto sono in calendario otto eventi con relatori della Fed come ospiti e, sebbene non affronteranno direttamente il tema delle criptovalute, offriranno verosimilmente informazioni preziose sulle attuali condizioni economiche.