Cassa Lombarda: l’analisi settimanale dei mercati finanziari

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Macro review

La settimana ha visto la pubblicazione dei dati d’inflazione in America, con una discesa sia della realizzazione mensile che annuale per il dato headline, grazie alla discesa della componente energia e alimentare, e per il dato core (quest’ultimo +3,6% da +3,8%, sul livello più basso da Aprile 2021). Subito dopo il CPI era scesa la probabilità del primo taglio della Fed a Novembre, diventata sempre più probabile a Settembre. Il mercato aveva rimesso sul piatto anche la possibilità di un secondo taglio dei tassi entro la fine dell’anno. Tuttavia, gli ultimi dati della settimana (mercato del lavoro, prezzi all’importazione, settore immobiliare) hanno riportato indietro le lancette dell’orologio per le aspettative sulla Fed a prima del CPI. Guardando all’Eurozona, l’inflazione conferma i dati preliminari e si attesta al 2.4%, come nel mese precedente; con quella core che scende dal 2.9% al 2.7% (il dato più basso dal Febbraio del 2022). L’inflazione continua la sua discesa in Italia (da 1.2% a 0.8%) e Francia (da 2.3% a 2.2%), in Germania resta stabile al 2.2%, in Spagna risale leggermente dal 3.2% al 3.3% (ma rallenta fortemente il dato core dal 3.3% al 2.9%). L’andamento dell’inflazione sembra alimentare la speranza di un taglio dei tassi già a Giugno, in anticipo sulla Fed.

Azioni

La prospettiva di un approccio più accomodante della FED ha spinto Wall Street su nuovi record. L’indice NASDAQ dei tech ha terminato la settimana con un rialzo del +2,11%. Il Dow Jones si è fermato per la prima volta nella storia di pochissimo sopra la soglia psicologica dei quarantamila punti (40.003,5 punti). In generale, l’indice MSCI World All Country e l’indice MSCI Emerging Markets hanno completato la quarta settimana positiva di seguito, +1,65% il primo e +2,63% il secondo, con valori rispettivamente sui massimi storici e sui massimi da due anni. Interessante segnalare che il divario tra i due dall’inizio dell’anno, che era molto ampio fino a poche settimane fa, si sta via via chiudendo; ora il bilancio del 2024 è +9,35% per il primo e +7,43% per il secondo. Il nostro FTSEMIB (35.398 punti) ha chiuso la settimana con un +2,14%, sui massimi da sedici anni. Al momento il mese di Maggio è in contrasto con il motto “Sell in May and Go Away”, la statistica mostra che negli ultimi 100 anni l’S&P500 ha registrato un rally estivo (Giugno-Agosto) il 65% delle volte e con un rendimento medio del +3.2%. La frequenza e la performance salgono in un anno elettorale rispettivamente da 65% a 75% e da +3.2% a +7.5%.

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Obbligazioni

Settimana sostanzialmente stabile per le obbligazioni governative, si riparte con Treasury Note a dieci anni a 4,42%. Bund tedesco a 2,52, BTP decennale a 3,81%, spread a 130 punti base, minimo da due mesi. La flessione del bond americano ha portato l’indice Treasury TR a registrare una perdita del -45% da Aprile del 2020: si tratta della maggior flessione sui 4 anni in 100 anni di storia dell’indice. Con un rendimento annualizzato del 30 anni Treasury a -15%, il 2024 potrebbe segnare il terzo peggior anno dal 1919. Potrebbe trattarsi dell’avvio di un secular bear market nei bond guidato da debito, deficit, deglobalizzazione e inflazione. Solitamente i secular bear market dei bond finiscono quando si vota per una riduzione degli eccessi fiscali, sia che il voto sia in Main Street (elezioni) o a Wall Street (bond vigilantes, downgrade, aste fallite). Lato Corporate Investment Grade, si tratta della 29esima settimana consecutiva di afflussi positivi, sebbene l’inflow sia stato il più basso delle ultime 21 settimane.

Valute e materie prime

L’indice Bloomberg chiude la settimana sui massimi da ottobre (+2,88%), con un bilancio da inizio anno del +7,21%. In generale, l’aumento dei prezzi dei metalli è stato sostenuto dalle crescenti aspettative di un taglio dei tassi di interesse negli Stati Uniti già quest’anno e dalla ripresa di alcuni parametri dell’economia cinese. L’Oro ha accumulato un +2,32% portandosi su nuovi massimi storici, giustificato sia dalle rinnovate tensioni in Medio Oriente, che da alcuni dati economici statunitensi più deboli del previsto. Inoltre, secondo Julius Baer, le banche centrali continuano ad acquistare oro per ragioni geopolitiche. In Cina, ad esempio, c’è il desiderio di ridurre la dipendenza dal dollaro americano e diminuire l’impatto di potenziali sanzioni. Il WTI chiude la settimana in rialzo del +2,30%, il dollaro più debole, la contrazione delle scorte statunitensi e l’aumento degli stimoli cinesi hanno alimentato le speranze di un miglioramento della domanda a livello globale. Guardando alle valute, il dollaro è arrivato alla quinta settimana negativa di seguito, sui minimi da un mese, a valle delle crescenti speranze che la FED cominci presto a tagliare i tassi. Tuttavia, secondo HSBC tutto questo pessimismo sul dollaro è ingiustificato, dopo tre mesi di sorprese al rialzo sull’inflazione, la FED potrebbe aver bisogno di molte più conferme per essere fiduciosa che l’inflazione si avvicini al target del 2%.

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Outlook

A catalizzare l’attenzione degli operatori saranno i verbali dell’ultima riunione di politica monetaria della Federal Reserve (mercoledì 22/05) e sugli indici PMI (manifatturiero, servizi e composito) in pubblicazione giovedì 23/05. Per gli USA si attendono anche le misurazioni delle vendite di case esistenti e di nuove abitazioni (martedì 22/05), Chicago Fed National Activity Index (CFNAI), nuove richieste di sussidi di disoccupazione, indici manifatturiero e composito della Fed di Kansas City (giovedì 23/05), ordini di beni durevoli e della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan (venerdì 24/05)