L’andamento della spesa per il welfare nel DEF

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La Banca d’Italia è intervenuta nel ciclo di audizione sul Def riportando alcune interessanti evidenze contenute nel Documento.

Secondo il DEF ,in assenza di nuovi interventi di bilancio , il rapporto tra il debito e il PIL aumenterebbe di 2,5 punti percentuali nel complesso del triennio 2024-26, per poi diminuire leggermente (0,2 punti) al 139,6 per cento nel 2027. Si prevede poi un graduale miglioramento del saldo sia complessivo sia primario. L’indebitamento netto si collocherebbe quest’anno al 4,3 per cento del PIL, in forte riduzione rispetto al 2023 soprattutto grazie al venire meno delle misure legate al contrasto del “caro energia” e al forte ridimensionamento della spesa per il Superbonus3 .

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Continuerebbe a diminuire negli anni successivi, al 3 per cento del PIL nel 2026 e al 2,2 per cento nel 2027

La spesa per interessi aumenterebbe lungo tutto l’orizzonte previsivo (dal 3,9 per cento del PIL del 2024 fino al 4,4 nel 2027) anche per effetto della trasmissione dell’aumento dei tassi registrato nello scorso biennio a una quota crescente dei titoli pubblici. Il saldo primario, ancora lievemente in disavanzo nell’anno in corso, tornerebbe positivo dal 2025, in massima parte per il venire meno degli sgravi contributivi in essere. Migliorerebbe ulteriormente nel successivo biennio, sino a raggiungere il 2,2 per cento del PIL, un valore lievemente superiore a quello immediatamente precedente la pandemia e di poco inferiore a quello medio registrato nel periodo 1999-2007.

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Per quel che riguarda le componenti di welfare, la spesa per pensioni resterebbe intorno al 15,5 per cento del PIL lungo l’intero orizzonte previsivo; l’accelerazione impressa agli esborsi dalla elevata dinamica dei prezzi attraverso il meccanismo dell’indicizzazione si esaurirà nell’anno in corso. Nel medio periodo, tuttavia, per effetto del pensionamento delle coorti numerose dei nati negli anni sessanta l’incidenza di tale voce riprenderà gradualmente a salire, fino a raggiungere un massimo pari a 17 punti percentuali di PIL nel 2040, per poi ridursi anche per effetto delle riforme varate in passato.

E’ interessante anche riportare i dati INPS riportati nel’osservatorio sul monitoraggio dei flussi di pensionamento, relativo alle pensioni con decorrenza nel 2023 e nel primo trimestre 2024, con rilevazione al 2 aprile 2024.

Il totale delle pensioni con decorrenza nel 2023 è di 819.236, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.206 euro. Quelle con decorrenza nel primo trimestre 2024 sono state 187.223, per un importo medio di 1.225 euro. Tali valori si riferiscono alle pensioni di vecchiaia, agli assegni sociali, alle pensioni anticipate, a quelle di invalidità e a quelle ai superstiti delle gestioni considerate.

In particolare, per quanto riguarda le singole categorie, le pensioni con decorrenza 2023 sono state: 312.878 pensioni di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 227.639 pensioni anticipate, 54.513 pensioni di invalidità e 224.206 pensioni ai superstiti. Nel primo trimestre 2024: 72.829 vecchiaia, 56.660 anticipate, 8.756 invalidità e 48.978 superstiti. Analizzando le singole gestioni, il Fondo pensioni lavoratori dipendenti ha totalizzato 350.948 pensioni nel 2023 e 86.031 nel primo trimestre 2024; seguono la Gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 129.423 e 18.905, Artigiani (89.325 e 21.182), Commercianti (78.785 e 17.906), Parasubordinati (44.536 e 9.752) e Coltivatori diretti, Coloni e Mezzadri (36.030 e 8.492). Gli Assegni sociali sono stati 90.189 nel 2023 e 24.955 nel primo trimestre 2024.

Tornando al DEF la spesa sanitaria in rapporto al prodotto rimarrebbe sostanzialmente invariata fino al 2027 (intorno al 6,3 per cento); in prospettiva, andranno tuttavia attentamente gestite le pressioni sulla spesa sanitaria che potranno derivare dell’evoluzione dall’invecchiamento della popolazione .