Stati Uniti: opportunità e rischi per la Fed in vista di un potenziale secondo mandato di Trump

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Negli Stati Uniti, i prezzi al consumo core hanno tornano a rallentare ad aprile (dati anno su anno). Il rallentamento degli affitti ha aiutato, ma anche controllando questo aspetto – e i preoccupanti prezzi delle assicurazioni auto – lo slancio a breve termine si è appiattito, in contrasto con la ri-accelerazione quasi sistematica dalla seconda metà dello scorso anno. Tuttavia, si tratta solo di un dato mensile e dobbiamo essere prudenti. Si è però tentati di leggere questa buona notizia sul fronte dell’inflazione nell’ambito di un flusso di dati più morbido nell’economia reale. Una cifra deludente sulle vendite al dettaglio della scorsa settimana, insieme al deterioramento della fiducia dei consumatori, indicano un settore domestico più esitante.

In linea di principio, questo dovrebbe innescare una divergenza nella reazione del mercato tra le varie asset class, spingendo il prezzo degli asset privi di rischio verso l’alto, dato che le probabilità di tagli da parte della Fed stanno aumentando, ma anche pesando sul prezzo delle azioni e del credito, dato che l’economia diventerebbe meno favorevole. Tale divergenza non si è concretizzata la scorsa settimana. Sembra che il mercato stia riponendo le proprie speranze in uno scenario “goldilocks”, in cui l’allentamento della Fed – e il miglioramento generale delle condizioni finanziarie – manterrebbe l’economia reale abbastanza solida da riuscire a minimizzare qualsiasi decelerazione significativa degli utili e il deterioramento della qualità del credito.

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Sembra aiutare anche il fatto che negli Stati Uniti non si profili alcuna austerità fiscale.

Tuttavia, vogliamo tenere in considerazione la possibilità che, soprattutto con un potenziale secondo mandato di Donald Trump, si crei un conflitto tra una Fed che opta per una rimozione molto prudente della posizione restrittiva e un’amministrazione statunitense pronta a fornire ancora più sostegno fiscale il prossimo anno. Non si tratta di timori puramente teorici. Trump è stato esplicitamente critico nei confronti di Jay Powell durante il suo primo mandato, almeno fino alla pandemia, e la scorsa settimana un ex Presidente della Fed di New York ha pubblicato un editoriale sulla possibilità che l’Amministrazione statunitense eserciti pressioni sulla Banca Centrale. Il processo legislativo attraverso il quale lo status della Fed potrebbe essere riformato sarebbe probabilmente macchinoso, ma l’assetto istituzionale della Fed è bizzarro e la sua indipendenza è meno solidamente garantita rispetto a quella della BCE.

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