Rimbalzo? Non significa sovrappesare l’azionario
Di recente i principali indici hanno perso quasi l’8%, attestandosi su una flessione complessiva di quasi il 20% da inizio anno. Tale calo riflette i timori degli investitori che un’inflazione fuori controllo o una politica monetaria troppo restrittiva portino gli Stati Uniti ad una recessione più rapida del previsto. Ma sono diversi i fattori ci fanno pensare alla probabilità di assistere ad un rimbalzo dei mercati azionari nel breve periodo.
In primo luogo, vale la pena di notare che finora le preoccupazioni che ruotano intorno alla recessione hanno riguardato solo le variabili macroeconomiche, mentre gli utili – una variabile formalmente microeconomica – continuano a non essere coinvolti. Infatti, la crescita degli utili prevista per il 2022 per l’S&P500 e lo Stoxx600 è rispettivamente del 10% e del 14%. Un altro fattore è che la velocità con cui i prezzi azionari sono calati appare nei fatti come una reazione eccessiva se consideriamo alcune misure di stress del mercato, che hanno gradualmente recuperato i livelli normali.
Analogamente, anche la volatilità implicita dell’S&P500 è rimasta contenuta nelle ultime settimane, suggerendo che la correzione del mercato sembra ora un po’ eccessiva e che i prezzi potrebbero rimbalzare nel breve termine. Inoltre, sebbene le economie dei mercati emergenti differiscano notevolmente da una regione all’altra, i loro listini si sono dimostrati abbastanza resistenti a tutti gli shock che hanno colpito l’economia globale. La significativa esposizione della regione Latam ad un’ampia gamma di materie prime, come quelle energetiche, non energetiche e agricole, insieme alla relativa stabilità delle sue valute anche dinanzi ad un aumento dell’inflazione e ad un inasprimento delle condizioni finanziarie globali, hanno contribuito in modo determinante alla sovraperformance dell’intera regione.
Inoltre, quasi tutte le principali Banche centrali nell’universo dei mercati emergenti sono riuscite a inasprire la politica monetaria limitando al contempo i deflussi di capitale, probabilmente perché hanno iniziato ad aumentare i tassi quando le loro economie stavano ancora andando bene. Nel complesso, manteniamo una nostra posizione di neutralità in quanto riteniamo che il mercato abbia probabilmente sovrastimato il rischio di recessione nel breve termine. Abbiamo inoltre lasciato invariata la composizione del portafoglio azionario. La volatilità dei titoli azionari ha raggiunto un livello tale da ridurre la visibilità e da non consentirci di esprimere forti convinzioni.