Poste, sbarco in Borsa tra il 26 e il 27 ottobre

Rosaria Barrile -
- Advertising -

Il collocamento di circa il 40% di Poste Italiane si chiuderà giovedì 22 ottobre. Ma l’operazione non è priva di incognite. Gli incentivi per i dipendenti e per gli investitori “fedeli”

Proseguirà fino a Giovedì 22 ottobre il collocamento delle azioni di Poste che porterà allo scambio del titolo in Borsa lunedì 26 o, al più tardi, martedì 27 ottobre.

- Advertising -

Ad acquistare le azioni di Poste Italiane potranno essere sia clienti, sia i risparmiatori che non hanno mai avuto alcun rapporto con la società. Sul sito di Poste è stata attivata un’apposita finiestra dalla quale poter stampare il prospetto informativo dell’Ipo contenente tutti i rischi dell’investimento e il modulo di adesione all’offerta.Se si è titolari di uno o più libretti nominativi ordinari di risparmio, il pagamento delle azioni può avvenire anche tramite l’utilizzo deifondi depositati sui libretti.

Ma conviene aderire all’offerta?
Il programma di incentivo all’acquisto prevede sia la distribuzione di un robusto dividendo, sia l’assegnazione gratuita di azioni.
Il consiglio di amministrazione proporrà all’assemblea degli azionisti, alla chiusura degli esercizi 2015 e 2016, “la distribuzione di una percentuale non inferiore all’80% dell’utile netto consolidato di periodo di pertinenza del gruppo”. Ma per il futuro la distribuzione dei dividendi non sarà affatto scontata: nessuna indicazione specifica è arrivata dall’ad Francesco Caio che ha ribadito la necessità del gruppo di provvedere a importanti investimenti per il rinnovamento di tutta la rete.

- Advertising -

Viene invece premiata la disponibilità dei sottoscrittore a mantenere le azioni acquistate nel proprio portafoglio (“bonus share”): chi le terrà per almeno un anno riceverà un’azione gratuita ogni venti. Per i dipendenti, invece, il premio raddoppia: riceveranno un’azione gratuita ogni 10.

Discorso diverso invece se si guarda all’opportunità di investimento di lungo periodo rappresentata dal titolo in questione.
Sicuramente l’azienda, che ha appena confermato un piano di assunzioni di circa 8 mila persone, sta attraversando una fase di profonda trasformazione dovuto da un lato sia al settore della comunicazione, sia alla riorganizzazione degli uffici postali sul territorio.
In sostanza, il settore postale tradizionale – consegna lettere e pacchi – sta diventando sempre meno importante e pesa negativamente sui conti del gruppo, a fronte invece della crescita nel settore dei servizi finanziari, assicurativi e di telefonia mobile.
I numeri parlano: i ricavi del primo semestre dell’anno sono aumentati del 6,6% rispetto al primo semestre del 2014 e per 1.938 milioni derivano da servizi postali, 2.680 da servizi finanziari, 11.209 milioni (ben il 70% dei ricavi) dai servizi assicurativi e 123 milioni da servizi accessori.

Proprio sul settore dei servizi postali, quindi. si sta abbattendo la scure dei tagli: la riorganizzazione del comparto prevede infatti non solo un aumento delle tariffe e la chiusura degli sportelli nei centri minori ma anche la consegna della corrispondenza a giorni alterni in circa 5.000 comuni italiani, il 25% del territorio italiano.
Nel prospetto informativo dell’Ipo si segnala infatti il la Commissione europea possa giudicare “non sufficientemente motivata questa scelta rispetto a quanto previsto dalla prima direttiva postale e che di conseguenza possa aprire una procedura di infrazione contro l’Italia”. La decisione della Commissione UE, pertanto potrebbe quindi potenzialmente avere ulteriori effetti negativi sui risultati del settore postale della società.

Un’altra grande incognita sui conti della società, citata nel prospetto informativo insieme ad altri fattori di rischio di cui è indispensabile prendere nota prima di valutare l’adesione all’offerta, è legata all’esito di alcuni accertamenti condotti da Consob nell’ambito dei servizi di investimento avviati nel mese del 2013: a seguito delle attività ispettive, concluse nel mese di maggio del 2015, era stata comminata una sanzione da 60 mila euro per Poste Italiane e di 20 mila euro per l’ex Ad Massimo Sarmi e per altri dirigenti.

La Consob aveva infatti ravvisato nel comportamento dell’ente la violazione delle norme che regolano i conflitti di interesse e la correttezza delle condotte e quelle relative alla valutazione di adeguatezza degli investimenti proposti alla clientela. Di conseguenza, per correggere le procedure della gestione precedente, Poste aveva approvato un piano di investimenti per il triennio 2015-2017 del valore complessivo di 10 milioni di euro. Nonostante le azioni già avviate, non è possibile escludere ulteriori richieste di Consob con possibili ricadute negative sulle attività di BancoPosta e del gruppo.