Verso la famiglia 2.0

di Unipol -

La popolazione invecchia, aumenta il numero degli stranieri, si affermano nuove forme di convivenza… ecco come l’Italia del terzo millennio influirà sul settore assicurativo

Un leggero aumento della popolazione, a dispetto del calo delle nascite, ma grazie alla crescente presenza di cittadini di origine straniera. L’allungamento delle aspettative di vita e quindi l’innalzamento dell’età media. La crescente diffusione di famiglie “non tradizionali”: coppie di fatto, single, coppie miste. Le analisi statistiche e sociologiche (a cominciare dalle fonti più autorevoli, come l’Istat e il Censis) ci raccontano di un’Italia in rapida e profonda trasformazione. Il paese sta cambiando in ciò che più profondamente lo caratterizza: persone e relazioni, siano esse familiari o sociali.

L’evoluzione demografica e del profilo della famiglia sono tendenze generali di lungo termine difficilmente reversibili, che sempre più chiamano il settore assicurativo a svolgere un ruolo di complemento dello Stato nell’ambito del welfare.

Nei prossimi decenni, la domanda di forme di previdenza complementare, un settore già oggi presidiato dal settore assicurativo, e di polizze sanitarie e a supporto di chi è in condizioni di non autosufficienza è destinata ad avere importanti sviluppi trainati da fenomeni che vediamo nel dettaglio.

Anno 2065: 61,3 milioni di italiani
Il primo trend sul quale vale la pena di soffermarsi è l’aumento della popolazione. Secondo l’Istat, nel 2065 in Italia i residenti saranno 61,3 milioni.

Eppure le nascite sono costantemente in calo. Sempre nel 2014 si è registrato un record in quello che gli statistici chiamano “movimento naturale della popolazione”: il numero delle persone decedute è stato superiore a quello dei nati per ben 100 mila unità, il valore più elevato dai tempi della prima guerra mondiale (1917-18). Mentre il tasso di mortalità è rimasto stabile, i nati sono diminuiti di 12 mila unità rispetto all’anno precedente.

Come si spiega allora la crescita della popolazione? Con i flussi migratori. Gli stranieri residenti sono oggi circa 5 milioni, oltre l’8% della popolazione (soltanto nel 2011 erano 4,6 milioni) e secondo le previsioni, grazie anche alla loro maggiore natalità, nel 2065 supereranno quota 14 milioni, e la loro incidenza sulla popolazione salirà al 22-24%.

Un primo dato, che si può dare per acquisito, dunque, è quello di un’Italia sempre piùmulticulturale, con numerose. e diverse tra loro, comunità straniere con un peso rilevante nel nostro paese: rumeni, albanesi, marocchini, cinesi, ucraini.

Una popolazione anziana
Un’altra evidenza statistica che proseguirà, accentuandosi, è la tendenza all’invecchiamento della popolazione.

Il miglioramento generalizzato delle condizioni di vita, la crescente attenzione alla prevenzione delle malattie, i progressi della medicina e della farmaceutica… Tanti fattori contribuiscono adaumentare le aspettative di vita della popolazione, che nel 2030 arriverà a 82,2 anni per gli uomini e a 87,5 anni per le donne.

Questo dato, unito al calo della natalità di cui abbiamo detto, determinerà un invecchiamento della popolazione nel suo complesso. Il peso dei giovani fino ai 14 anni di età (che oggi rappresentano il 14% del totale) scenderà – prevede l’Istat – a un minimo del 12,4%. In parallelo, gli ultra 65enni, che oggi sono il 20,3% della popolazione, nel 2043 supereranno il 32%.

Da questo punto di vista, se si considerano la spesa pubblica per le pensioni e l’elevato consumo di sanità pubblica, non può che emergere un notevole costo sociale della longevità.

D’altro canto secondo il Censis, le generazioni più anziane colmano i vuoti del welfare: quasi un milione di persone over 65 si prendono cura in modo regolare di altre persone anziane non autosufficienti, e 3,2 milioni di nonni si occupano regolarmente dei nipoti. Ma questa rete di sostegno familiare rischia di essere messa in discussione dall’accentuata mobilità, soprattutto per motivi di lavoro, dei più giovani, che potrebbero non trovare più il sostegno e l’aiuto di genitori e nonni.

Famiglie 2.0
Un altro fronte esposto al vento dei cambiamenti è quello della famiglia. Con un trend già iniziato e destinato a rafforzarsi: l’affermarsi di nuovi e diversi modelli di famiglia, che spesso hanno poco a che vedere con quella tradizionale.

La crisi dell’istituzione del matrimonio è certificata dalle cifre. In cinque anni si sono celebrati in Italia 53 mila matrimoni in meno.

In parallelo aumentano le convivenze e le coppie di fatto. Le coppie di fatto eterosessuali italiane nel 2011 erano, secondo l’Istat, quasi un milione. Ma la cifra è probabilmente sottostimata, visto che un neonato su quattro è ormai figlio di genitori non sposati.

Non sono disponibili statistiche sulle coppie di fatto omosessuali. Ma al proposito conviene ricordare che, nel settembre scorso, il Parlamento europeo ha invitato nove paesi, tra cui l’Italia, a “considerare la possibilità di offrire”, alle coppie omosessuali, istituzioni giuridiche come “la coabitazione, le unioni di fatto registrate e le nozze”. Un quadro giuridico per le unioni omosessuali consentirebbe al fenomeno di emergere ed essere quantificato.

Sul totale dei matrimoni, inoltre, aumenta l’incidenza delle seconde o terze nozze, passate dal 13,8% del 2008 al 15,8% del 2013. Un dato che allude a un altro fenomeno che caratterizza il nuovo millennio: l’importanza delle famiglie “allargate”, in cui si stabiliscono relazioni e rapporti, spesso di convivenza, tra figli nati in diversi matrimoni.

Complessivamente si assiste a una progressiva riduzione della dimensione delle famiglie: da una media di 3,01 componenti del 1981 si è scesi a 2,4 nel 2011, mentre cresce l’incidenza delle famiglie composte da un’unica persona (oltre 7,5 milioni, pari al 31,5% del totale) e delle famiglie con un solo genitore (oltre 2,65 milioni).

Le compagnie al fianco delle famiglie
La realtà familiare è in movimento, si rimpicciolisce, si frammenta e, complice la crisi economica, sembra aver sempre meno capacità di risparmio, stretta tra nuovi e molteplici bisogni e una spinta a cercare soluzioni concrete che implicano assunzioni di maggiori responsabilità sia individuali che collettive. Giovani, anziani, famiglie monoparentali e allargate, davanti a questi cambiamenti epocali, cercheranno, sia nel pubblico che nel privato, nuove forme di welfare per mantenere benessere attuale e futuro.

La richiesta di protezione che arriva al settore assicurativo è un’opportunità per arricchire i propri servizi in un’ottica di pianificazione lungo il ciclo di vita degli individui e delle famiglie.

Le maggiori aspettative di vita creano infatti nuovi bisogni, dall’assistenza alle persone anziane, alla quale rispondono prodotti nuovi come le polizze “long term care”, ai prodotti previdenziali, finalizzati a integrare le rendite del sistema pubblico.

La restrizione della rete di welfare pubblico, unita alle nuove emergenti esigenze delle famiglie e ad una accresciuta sensibilità e conoscenza dei rischi, trova risposta in assicurazioni sanitarie sempre più personalizzate, capaci di comprendere sia le tradizionali coperture contro infortuni e malattie (rivedute e aggiornate) sia i rischi più gravi.