Migliora la fiducia dei consumatori, ma non quella delle imprese
Gli indicatori dell’Istat, nel mese di marzo, sono passati da 114,5 punti a 115 nel primo caso, e da 103,2 a 100,1 nel secondo
Migliora lievemente, in marzo, il clima di di fiducia dei consumatori, mentre diminuisce quello delle imprese. L’indice relativo al clima di fiducia dei consumatori, rilevato dall’Istat, è salito dai 114,5 punti di febbraio a 115; quello delle imprese è sceso da 103,2 a 100,1 punti. L’istituto precisa che le interviste sono state effettuate nei primi 15 giorni del mese, e quindi hanno preceduto gli attentati di Bruxelles del 22 marzo.
Tra le aziende, la fiducia sale solo nella manifattura (da 102 a 102,2) mentre il calo maggiore è nei servizi (da 106,5 a 103,2).
Nel dettaglio, le stime riferite alle componenti economica, corrente e futura del clima di fiducia dei consumatori aumentano (rispettivamente, da 141,8 a 142,9, da 110,7 a 111,1 e da 120,4 a 120,6), mentre la componente personale registra una leggera flessione (da 105,8 a 105,7). Migliorano sia i giudizi sia le aspettative sull’attuale situazione economica del Paese (da meno 37 a meno 34 e da quattro a cinque, rispettivamente). I giudizi sui prezzi nei passati 12 mesi e le attese per i prossimi 12 mesi scendono (da meno 26 a meno 36 e da meno 20 a meno 30). Non si modificano rispetto al mese precedente le attese di disoccupazione (a 12 il saldo).
Per quanto riguarda le imprese, come detto, il clima di fiducia sale lievemente nella manifattura e cala decisamente nei servizi; nel resto dei settori, nelle costruzioni si registra un calo da 119,3 a 118,4, nel commercio al dettaglio da 106,8 a 104,9. Nelle imprese manifatturiere migliorano i giudizi sugli ordini (da meno 14 a meno 13), rimangono stabili le attese sulla produzione (a nove), mentre i giudizi sulle scorte passano da tre a quattro. Nelle costruzioni peggiorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (da meno 35 a meno 37) e restano stabili le attese sull’occupazione (a meno sette). Nei servizi calano i giudizi e le attese sugli ordini (da sette a meno uno e da sette a due), migliorano invece le attese sull’andamento dell’economia italiana (da cinque a sette).
Nel commercio al dettaglio peggiora il saldo dei giudizi sulle vendite correnti (da 13 a cinque), aumenta quello relativo alle attese sulle vendite future (a da 19 a 28); in crescita sono giudicate le scorte di magazzino (da quattro a 11).