Draghi: flessibilità sugli aiuti alle banche

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Secondo il presidente della Bce, la reazione dei mercati al voto sulla Brexit è incoraggiante

“Le regole europee contengono tutta la flessibilità necessaria per circostanze eccezionali”. Ed è la Commissione europea ad avere i poteri per gestire questa flessibilità. Lo ha detto il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, riferendosi alle difficoltà del sistema bancario nell’Eurozona, e in particolare alla possibilità di un intervento dello Stato, in aiuto alle aziende di credito dei singoli paesi.

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Draghi è intervenuto alla conferenza stampa che, come di consueto, è seguita alla riunione del consiglio direttivo della Bce. Riunione che, come previsto, si è conclusa lasciando invariati i tassi di interesse dell’Eurozona.

Risolvere la questione delle sofferenze bancarie “è molto importante” e dovrebbe essere una delle priorità della politica, ha aggiunto Draghi. Secondo il numero uno della Bce, peraltro, le banche europee oggi “stanno meglio, se non molto meglio, rispetto al 2009” e hanno un problema non più di solvibilità ma di redditività.

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Commentando l’esito del referendum del Regno unito sulla Brexit, Draghi ha affermato che i mercati hanno reagito alla volatilità “con resistenza incoraggiante”, anche se il voto ha aumentato l’incertezza. 

La Bce ha confermato il suo programma di acquisti di attività per 80 miliardi di euro al mese almeno fino al marzo 2017, o anche oltre, fino a quando i prezzi non avranno un’evoluzione coerente con gli obiettivi dell’istituto. Ma, ha sottolineato Draghi, oggi è “ancora troppo presto per valutare la necessità di nuove misure, per cui considereremo la situazione a settembre”.

Intanto i tassi di interesse resteranno su livelli pari o inferiori a quelli attuali, anch’essi almeno fino a marzo 2017.

Nell’Eurozona la ripresa continua, ha detto Draghi, anche se “ad un passo moderato”, sotto la pressione di eventi geopolitici e della lenta crescita dei mercati emergenti. Secondo i dati della Bce il secondo trimestre ha registrato un’espansione, anche se a un ritmo più lento rispetto ai primi tre mesi dell’anno. “La domanda interna dell’Eurozona sostiene un export modesto, e l’inflazione dovrebbe incrementarsi tra il 2017 e il 2018”, prevede Draghi.