Banco Popolare

-

Approvata la relazione finanziaria semestrale consolidata al 30 giugno 2016

Grazie al perfezionamento dell’operazione di aumento del capitale la posizione patrimoniale risulta ulteriormente rafforzata:

• il CET 1 ratio “phased in” al 30 giugno 2016 si attesta al 14,8% (13,2% al 31 dicembre 2015 e 12,5% del 31 marzo 2016);
• il CET 1 ratio “fully phased” al 30 giugno 2016 è pari al 14,1% (12,4% al 31 dicembre 2015 ed 11,7% al 31 marzo 2016).

La resilienza e solidità patrimoniale del Banco Popolare hanno trovato conferma nei risultati dell’esercizio di Stress test comunicati dall’EBA:

• CET1 ratio post impatto Stress Test baseline scenario pari al 14,61%;
• CET1 ratio post impatto Stress Test adverse scenario pari al 9,05%.

Il profilo di liquidità rimane eccellente:

• LCR superiore al 150%, ampiamente superiore alla soglia prevista come target a regime;
• NSFR calcolato secondo le più recenti regole del Quantitative Impact Study superiore al 100%;
• Attivi stanziabili disponibili pari a circa 13,9 miliardi composti prevalentemente da titoli di Stato.

Stock dei crediti deteriorati in significativa flessione:

• stock dei crediti deteriorati lordi in flessione di 1,2 miliardi su base annua (-5,6%) e di 0,5 miliardi nel semestre (-2,4%);
• stock dei crediti dubbi netti in flessione del 4,3% su base annua e del 3,9% nel semestre.

Nell’ambito del processo finalizzato al perfezionamento del progetto di aggregazione con BPM, il Gruppo incrementa il livello medio di copertura dei crediti deteriorati:

• il livello medio di copertura dei crediti in sofferenza sale al 59,3% rispetto al 56,3% del 31 dicembre 2015;
• il livello medio di copertura della totalità dei crediti deteriorati sale al 45,6% rispetto al 43,7% del 31 dicembre 2015.

A causa esclusivamente dell’incremento del costo del credito, motivato dalle decisioni finalizzate all’innalzamento del livello medio di copertura dei crediti deteriorati richiesto dalla BCE in prospettiva dell’aggregazione con BPM, il semestre si chiude con un risultato economico netto negativo per 380 milioni. In assenza di tale discontinuità il semestre si sarebbe chiuso con un risultato economico positivo:

• proventi operativi in flessione per l’andamento dei mercati e dei tassi;
• forte contenimento degli oneri operativi sia a livello di costi del personale che di spese amministrative al netto degli “oneri sistemici”.

Performance commerciale del Gruppo positiva:

• raccolta diretta ad 83,1 miliardi in crescita nel semestre dell’1,2%;
• gli impieghi a 86,4 miliardi in aumento dell’1,2% rispetto ad inizio anno;
• la raccolta gestita, al netto dell’effetto connesso all’andamento dei mercati, cresce di circa l’1% nel semestre.

***
Dopo la sottoscrizione del Protocollo di Intesa con la Banca Popolare di Milano (BPM) che prevede la fusione dei due gruppi bancari, comunicato al mercato già nel corso del primo trimestre, la Banca Centrale Europea in sede di esame preliminare delle intenzioni manifestate dai vertici dei due Gruppi ha esplicitato una serie di condizioni vincolanti per la concessione della propria autorizzazione e motivate dalla futura rilevanza del nuovo soggetto giuridico nell’ambito del sistema finanziario europeo. Tra le principali condizioni figuravano una ancora più robusta solidità della posizione patrimoniale del nuovo Gruppo che dovrà attestarsi a livelli molto elevati nel panorama bancario italiano, l’adozione di un piano industriale che evidenzi una redditività sostenibile di medio termine, una progressiva riduzione del rapporto tra crediti deteriorati e ammontare totale degli impieghi e un innalzamento del livello medio di copertura dei crediti deteriorati, in modo da favorire nel tempo la riduzione dell’ammontare dei crediti deteriorati.

Al fine di rafforzare la dotazione patrimoniale propria e quindi anche quella del futuro nuovo Gruppo, il Banco Popolare ha già perfezionato l’operazione di aumento del proprio capitale per 1 miliardo, operazione che si è definitivamente conclusa con gli ultimi versamenti in data 1° luglio 2016.

In relazione alla seconda richiesta, il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano hanno sviluppato ed approvato il piano industriale del nuovo Gruppo, illustrandolo al mercato nel corso dello scorso mese di maggio.

Con riferimento alla terza richiesta i livelli medi di copertura delle sofferenze e più in generale dei crediti deteriorati sono stati incrementati fin dal primo trimestre e, nel corso del secondo trimestre, sono state perfezionate anche alcune operazioni di cessione di sofferenze per un valore nominale complessivo di oltre 240 milioni. Tali decisioni hanno influenzato significativamente l’andamento economico del semestre che chiude con la rilevazione di un risultato economico negativo di 380 milioni dopo aver addebitato al conto economico rettifiche di valore nette su crediti per 980 milioni rispetto ai 375 milioni del corrispondente periodo dell’esercizio precedente. Tali rettifiche sono largamente eccedenti quelle richieste dalla sola dinamica dei crediti deteriorati lordi il cui stock al 30 giugno 2016 evidenzia una riduzione sia rispetto al 30 giugno 2015 che da inizio anno.

Il semestre è stato inoltre penalizzato dall’addebito a conto economico di significativi “oneri sistemici”. Oltre all’intero ammontare del contributo annuale versato al Fondo di Risoluzione Unico ammontante a 44,3 milioni già addebitato nel primo trimestre, nel secondo trimestre è stato rilevato anche l’onere da sostenere al fine di mantenere la possibilità di trasformare in crediti d’imposta le attività per imposte anticipate. Quest’ultimo ammonta complessivamente a 40,4 milioni e comprende sia l’intera quota dovuta per l’esercizio 2015, sia la stima della quota di competenza del primo semestre dell’esercizio 2016.

Il negativo andamento dei mercati finanziari accentuato dalle ulteriori incertezze generate dall’esito del referendum Brexit e la riduzione della domanda di prodotti di investimento da parte della clientela, quest’ultima influenzata anche dal clima di sfiducia alimentato dalle vicende che hanno interessato le banche oggetto di procedure di risoluzione e dalla situazione in cui versano altri operatori del sistema, costituiscono la principale causa del calo registrato dai proventi operativi rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio precedente. In tale contesto le costanti azioni tese alla riduzione degli oneri operativi, consentono di registrare una riduzione del 4,9% delle spese del personale e del 2,5% delle altre spese amministrative al netto degli “oneri sistemici” contenendo gli impatti negativi precedentemente illustrati.

L’andamento economico della gestione

Il margine di interesse si attesta a 691,3 milioni ed evidenzia un decremento rispetto al dato del corrispondente periodo dello scorso esercizio (789,1 milioni), con una contribuzione trimestrale pari a 339,7 milioni, rispetto ai 351,5 milioni del primo trimestre. Il margine di interesse del 2016 risente sia su base annua che trimestrale della ulteriore riduzione dei tassi (l’Euribor ad 1 mese è calato di 27 punti base a/a e di 9 punti base t/t, mentre l’Euribor a 3 mesi ha fatto segnare una riduzione rispettivamente di 24 e 7 punti base nei rispettivi confronti) della forte pressione competitiva sul pricing degli impieghi verso la clientela, nonché del calo della redditività del portafoglio titoli. In tale contesto l’impatto negativo sul margine dei fenomeni descritti è stato attenuato dal calo del costo del funding istituzionale e dall’azione di contenimento della discesa del mark-down rispetto al calo registrato dai tassi di mercato già illustrati. Al riguardo va peraltro considerato che il Banco Popolare conserva una raccolta in forma obbligazionaria (istituzionale e retail) sensibilmente superiore alla gran parte dei peers di mercato, con effetti sui costi di funding complessivi.

Il risultato delle società partecipate, valutate con il metodo del patrimonio netto, risulta positivo per 63,5 milioni e sostanzialmente allineato ai 61,3 milioni rilevati nel primo semestre 2015 (+27,4 milioni nel secondo trimestre 2016). Il contributo positivo al risultato del primo semestre 2016 deriva principalmente dal credito al consumo veicolato dalla quota partecipativa detenuta in Agos Ducato (+47,3 milioni rispetto ad un contributo di 39,8 milioni registrato nel corrispondente periodo del 2015).

In virtù delle dinamiche descritte, il margine finanziario ammonta a 754,7 milioni, in calo dell’ 11,2% rispetto agli 850,4 milioni del primo semestre 2015.
Le commissioni nette ammontano a 639,3 milioni e sono in calo del 17,1% rispetto ai 771,1 milioni del primo semestre 2015, che peraltro avevano beneficiato di una dinamica eccezionalmente positiva nel comparto del risparmio gestito. Oltre all’andamento negativo dei mercati e alla riduzione della propensione della clientela nei confronti degli investimenti finanziari, l’andamento delle commissioni è stato penalizzato dall’impegno profuso dal personale di rete nell’attività di informazione ed assistenza fornita alla clientela interessata dall’operazione di aumento del capitale.

Gli altri proventi netti di gestione sono pari a 46,6 milioni rispetto ai 48,8 milioni del corrispondente periodo dello scorso esercizio. La diminuzione è legata esclusivamente all’assenza di proventi derivanti da transazioni che erano invece presenti nel primo semestre 2015 (4,8 milioni).

Il risultato netto finanziario senza FVO è positivo e pari a 98,8 milioni rispetto ai 143,3 milioni del primo semestre 2015 (+40,9 milioni nel secondo trimestre 2016). La performance media trimestrale è sostanzialmente in linea con quella registrata nel 2015, pari a circa 50 milioni escludendo le plusvalenze legate alla vendita delle quote di ICBPI ed Arca. Il totale dei proventi operativi (margine finanziario e altri proventi operativi) ammonta quindi a 1.539,4 milioni rispetto ai 1.813,6 milioni del 30 giugno 2015 (-15,1%). Le spese per il personale, pari a 648,9 milioni, evidenziano un calo del 4,9% rispetto ai 682,6 milioni del corrispondente periodo dello scorso esercizio per effetto della riduzione dell’organico medio (-410 risorse FTE su base annua). Il numero totale dei dipendenti ammonta al 30 giugno 2016 a 16.660 risorse “full time equivalent” rispetto alle 16.731 risorse in organico alla data del 31 dicembre 2015 ed alle 16.949 del 30 giugno 2015.

L’attento controllo dei costi ha interessato anche le altre spese amministrative che, escludendo gli “oneri sistemici” già in precedenza indicati e pari a complessivi 84,7 milioni, evidenziano una riduzione del 2,5% nel confronto con il primo semestre 2015. Considerando anche gli addebiti per i suddetti oneri sistemici, le spese amministrative ammontano a 404,0 milioni, in aumento del 23,3% rispetto ai 327,6 milioni del primo semestre 2015. Le rettifiche di valore su attività materiali ed immateriali del periodo ammontano a 63,2 milioni in aumento rispetto ai 58,8 milioni del 30 giugno 2015 ed includono rettifiche di valore straordinarie (-2,0 milioni) rilevate al fine di adeguare il valore contabile di alcuni immobili classificati a scopo di investimento al valore recuperabile stimato sulla base delle più recenti perizie acquisite (tali rettifiche erano assenti al 30 giugno 2015).

Il totale degli oneri operativi ammonta a 1.116,1 milioni rispetto ai 1.069,0 milioni del primo semestre 2015. Escludendo l’impatto degli “oneri sistemici”, nonché le componenti di natura straordinaria dei due periodi posti a confronto, l’aggregato pone in luce una riduzione del 2,6%. Il cost/income di periodo, calcolato come rapporto tra il totale degli oneri operativi, sempre al netto delle componenti straordinarie e degli “oneri sistemici”, ed il totale dei proventi al netto dell’impatto della variazione del merito creditizio, risulta pari al 66,9%.

Il risultato della gestione operativa ammonta quindi a 423,3 milioni rispetto ai 744,6 milioni del primo semestre 2015.

Le rettifiche di valore nette per deterioramento dei crediti verso la clientela sono pari a 980,4 milioni rispetto ai 375,3 milioni del primo semestre 2015. Il costo del credito, misurato dal rapporto tra le rettifiche nette di valore su crediti e gli impieghi lordi, evidenzia, come già anticipato, una forte discontinuità rispetto al passato motivata dalle decisioni finalizzate all’innalzamento del livello medio di copertura dei crediti deteriorati richiesto dalla BCE come condizione necessaria all’autorizzazione del progetto di aggregazione con la Banca Popolare di Milano da parte del regolatore.

Al conto economico dell’esercizio sono state inoltre accreditate rettifiche di valore nette per deterioramento di altre attività per 7,4 milioni (-25,9 milioni nel primo semestre 2015).

Gli accantonamenti netti ai fondi rischi ed oneri ammontano complessivamente a 2,0 milioni rispetto ai 49,6 milioni del primo semestre 2015, che includevano lo stanziamento della miglior stima dell’onere contributivo al Fondo di Risoluzione Nazionale (23 milioni) e gli accantonamenti connessi all’esito sfavorevole di alcune vertenze fiscali (17,7 milioni).

Il risultato lordo dell’operatività corrente è negativo e pari a 566,2 milioni rispetto a quello positivo e pari a 289,8 milioni del primo semestre 2015.

Le imposte sul reddito dell’operatività corrente alla data del 30 giugno 2016 sono positive e pari a 174,9 milioni (+3,2 milioni al 30 giugno 2015).

Considerata la quota delle perdite attribuibili ai soci terzi pari a 5,6 milioni e gli impatti della FVO (+7,1 milioni al netto delle imposte), il primo semestre del 2016 si chiude con una perdita di periodo pari a 380,2 milioni, rispetto all’utile netto di 293,1 milioni realizzato nel primo semestre 2015.

L’evoluzione dei principali aggregati patrimoniali

La raccolta diretta al 30 giugno 2016 ammonta a 83,1 miliardi ed evidenzia un incremento nel semestre dell’1,2% rispetto agli 82,1 miliardi del 31 dicembre 2015 (+0,6% nell’ultimo trimestre). La crescita registrata nel primo semestre 2016 è riconducibile alle operazioni di pronti contro termine (+3,8 miliardi) ed in minor misura ai depositi e conti correnti (+0,9 miliardi), che hanno più che compensato il rimborso dei prestiti obbligazionari giunti a scadenza (-4,5 miliardi), non sostituiti da nuove emissioni. Il buon andamento del primo semestre ha quindi consentito di contenere il calo registrato dall’aggregato su base annua (-0,7%) imputabile alla diminuzione della componente obbligazionaria nell’ambito della strategia di contenimento del costo complessivo della raccolta. Si evidenzia che l’aggregato non comprende la stabile provvista garantita dallo stock di certificates emessi dal Gruppo, che al 30 giugno 2016 è aumentato a 5,7 miliardi (+28,1% l’incremento nell’ultimo anno e +8,0% la crescita del primo semestre 2016).

La negativa performance dei prezzi degli strumenti finanziari sui mercati è la ragione che spiega il calo della raccolta indiretta, pari a 67,4 miliardi, sia nel semestre (-5,3%) sia su base annuale (-5,2%). Il comparto del risparmio gestito registra riduzioni più contenute sempre per l’andamento flettente dei prezzi degli strumenti finanziari, in particolare quelli emessi da banche e più in generale dal settore finanziario. La raccolta gestita è pari a 34,9 miliardi (-1,3% e -1,0% rispettivamente nell’ultimo semestre e su base annuale). La raccolta amministrata ammonta invece a 32,4 miliardi (-9,2% e -9,4% rispettivamente nell’ultimo semestre e su base annuale). Al netto dell’effetto connesso all’andamento delle quotazioni di mercato e di una operazione straordinaria realizzata da un importante cliente che ha comportato il trasferimento della raccolta amministrata presso altra banca, la raccolta indiretta nel corso del primo semestre 2016 sarebbe rimasta stabile.

Gli impieghi lordi ammontano al 30 giugno 2016 a 86,4 miliardi, in crescita dell’1,2% rispetto agli 85,3 miliardi di inizio anno (+1,1% nel secondo trimestre). Il calo dell’aggregato su base annua (-1,7%) è totalmente ascrivibile alle operazioni di cessione di crediti deteriorati ed alla progressiva riduzione degli impieghi della Divisione Leasing . Escludendo dal confronto degli aggregati le suddette componenti “non core” gli impieghi lordi risultano stabili anche nel confronto con il dato al 30 giugno 2015.

Si evidenzia che nel corso del primo semestre 2016 sono stati erogati finanziamenti a medio e lungo termine per oltre 5 miliardi, di cui 3 miliardi nel solo secondo trimestre (+3,4% la crescita rispetto al dato del primo semestre 2015). Le erogazioni hanno interessato tutti i segmenti della clientela (Privati 0,9 miliardi, Mid Corporate 2,7 miliardi, Small Business 1,2 miliardi, Large Corporate ed Enti 0,3 miliardi).

Le esposizioni nette deteriorate (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute e/o sconfinate) ammontano al 30 giugno 2016 a 13,5 miliardi ed evidenziano una diminuzione del 3,9% e del 4,3% nel confronto, rispettivamente con i saldi esistenti al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015 (-0,8% la variazione registrata nel secondo trimestre). La riduzione dell’aggregato è stata resa possibile dai contenuti flussi netti di nuovi ingressi nella categoria dei crediti deteriorati, che nel secondo trimestre 2016 sono risultati pari a circa 427 milioni, ma soprattutto dalle rettifiche su crediti aggiuntive addebitate al conto economico del primo semestre 2016. Le esposizioni nette deteriorate rappresentate da crediti del settore “Leasing” risultano in calo rispetto al 31 dicembre 2015 ed ammontano a 2,3 miliardi, principalmente rappresentate da contratti di leasing immobiliare.

In maggior dettaglio, sempre al netto delle rettifiche di valore, le sofferenze del Gruppo ammontano a 6,1 miliardi (-5,6% e 2,8% rispettivamente rispetto al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015), le inadempienze probabili a 7,2 miliardi (-1,9% e -3,3% rispettivamente rispetto al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015), le esposizioni scadute a 0,3 miliardi (-24,7% e -53,5% rispettivamente rispetto al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015).

L’indice di copertura dell’intero aggregato dei crediti deteriorati includendo i crediti in sofferenza oggetto di stralcio si attesta al 45,6%, in crescita di quasi due punti percentuali rispetto al 43,7% del 31 dicembre 2015 (44,9% al 30 giugno 2015). In maggior dettaglio, al 30 giugno 2016 le sofferenze del Gruppo risultano nel complesso già passate a perdite o svalutate per il 59,3% del loro ammontare (56,3% e 58,1% rispettivamente al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015), la copertura delle inadempienze probabili si attesta al 24,7% (25,4% e 26,8% rispettivamente al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015), e quella degli scaduti al 19,2% (20,7% e 15,3% rispettivamente al 31 dicembre 2015 ed al 30 giugno 2015).
Il coverage ratio delle esposizioni in bonis è pari allo 0,46% rispetto allo 0,51% del 31 dicembre 2015 ed allo 0,60% del 30 giugno 2015 e riflette la sempre migliore qualità del portafoglio performing. Escludendo dal computo le esposizioni in pronti contro termine ed in prestito titoli e quelle con parti correlate, sostanzialmente prive di rischio, l’indice di copertura è pari allo 0,52% (0,58% al 31 dicembre 2015).

I ratio patrimoniali del gruppo

Applicando il regime transitorio in vigore al 30 giugno il Common Equity Tier 1 ratio (CET1 ratio) è pari al 14,8% (13,2% al 31 dicembre 2015 e 12,5% al 31 marzo 2016). La crescita registrata nel secondo trimestre è per la quasi totalità imputabile al perfezionamento dell’operazione di aumento del capitale. Il Tier 1 ratio, in assenza di elementi computabili nel capitale aggiuntivo di classe 1 (additional Tier 1) è anch’esso pari al 14,8%. Il Total capital ratio si attesta al 18,1% rispetto al 15,9% del 31 dicembre 2015 ed al 15,6% del 31 marzo 2016.

Il CET1 ratio calcolato sulla base delle regole che saranno in vigore al termine del periodo transitorio (c.d. CET1 ratio fully phased) è stimato pari al 14,1% (12,4% al 31 dicembre 2015 e 11,7% al 31 marzo 2016). Il Banco Popolare ha partecipato al 2016 EU?wide stress test condotto dall’European Banking Authority (EBA), in collaborazione con Banca d’Italia, la Banca Centrale Europea (BCE), la Commissione Europea (CE) ed il Comitato Europeo per il Rischio Sistemico (ESRB). Alla luce di quanto comunicato dall’EBA in data 29 luglio, l’esercizio ha confermato la resilienza e solidità patrimoniale del Banco Popolare anche sotto le condizioni imposte dagli scenari dello Stress Test 2016. Si evidenzia che i seguenti risultati pubblicati :

• CET1 ratio post impatto Stress Test baseline scenario pari a 14,61%
• CET1 ratio post impatto Stress Test adverse scenario pari a 9,05%

in quanto calcolati assumendo come data di riferimento il 31 dicembre 2015, non tengono conto dell’aumento di capitale che il Banco Popolare ha completato 1° luglio 2016 che ha ulteriormente rafforzato il profilo patrimoniale del Gruppo.

Il leverage ratio calcolato secondo le regole del regime transitorio è pari al 5,3% (4,7% al 31 marzo 2016). Lo stesso indicatore in prospettiva fully phased è stimato pari al 5,0% (4,4% al 31 marzo 2016).

Il profilo di liquidità

Il Gruppo mantiene al 30 giugno 2016 un eccellente profilo di liquidità. L’esposizione in BCE ammonta a 12,0 miliardi, come a fine esercizio 2015. Alla stessa data il Gruppo dispone di attivi stanziabili presso la BCE e ad oggi non utilizzati che, al netto degli haircut, ammontano a 13,9 miliardi (16,1 miliardi al 31 dicembre 2015 e 15,6 miliardi al 31 marzo 2016) rappresentati prevalentemente da un portafoglio libero di titoli governativi italiani. Il calo di 1,7 miliardi rispetto a marzo 2016 è sostanzialmente dovuto all’aumento dell’attività in pronti contro termine.

L‘indice LCR (Liquidity Coverage Ratio) è superiore al 150% e quindi ampiamente al di sopra dei target di Basilea 3. L’indice NSFR (Net Stable Funding Ratio) calcolato secondo le più recenti regole fissate dal Quantitative Impact Study ed includendo i certificates a capitale protetto è superiore al 100%.

Evoluzione prevedibile della gestione

La gestione anche nel prossimo semestre sarà principalmente focalizzata sulla realizzazione dell’operazione di aggregazione con BPM. In tale prospettiva il Gruppo è orientato a completare la realizzazione delle condizioni comunicate dalla BCE come presupposto per l’autorizzazione al perfezionamento dell’operazione di fusione che, dopo il completamento dell’operazione di aumento del capitale avvenuta il 1° luglio 2016, prevede di fatto solo l’ulteriore incremento del livello dei copertura dei crediti deteriorati al fine di allinearlo alla media delle banche italiane di pari rilevanza. Tale orientamento influenzerà negativamente la redditività del Gruppo nel breve periodo.


Il contenuto di questo testo (come di tutta la sezione “Sala stampa”) non impegna la redazione de Lamiafinanza: la responsabilità dei comunicati stampa e delle informazioni in essi contenute è esclusivamente delle aziende, enti e associazioni che li firmano e che sono chiaramente indicati nel titolo del testo.