Ubi Banca

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Inizia con il giusto passo l’implementazione del piano industriale

– Crescono gli impieghi in bonis a 74,6 miliardi (+1,1% vs marzo 2016 e +1,3% vs dicembre 2015), nonostante la progressiva diminuzione del portafoglio in run off

– Si rafforza il sostegno ai clienti privati e alle imprese del territorio:
– nuove erogazioni di finanziamenti a medio/lungo termine per Euro 6,6 miliardi – di cui 4,9 miliardi alle imprese (+12,8% rispetto al 1° semestre 2015) e 1,6 miliardi ai privati (+14,2% rispetto al 1° semestre 2015)
– in crescita il numero dei clienti “a valore” (oltre 11.000 nuovi clienti rispetto a dicembre 2015)

– Cresce la quota di mercato di impieghi al settore privato2 al 5,73% (dal 5,67% del dicembre 2015)

– Significativi segni di miglioramento della qualità del credito:
– Scendono gli stock di crediti deteriorati sia lordi (-1,6% vs marzo 2016 e -1,1% vs dicembre 2015) che netti (-1.159 mln vs marzo 2016 e -1.177 mln vs dicembre 2015), anche per effetto delle maggiori rettifiche previste in sede di Piano Industriale
– Si riducono ulteriormente i flussi da crediti in bonis a deteriorati (-47,4% 1sem2016 vs 1sem2015)
– Rallenta la formazione delle sofferenze: si riducono del 19% nel primo semestre dell’anno (rispetto al primo semestre 2015) i passaggi a sofferenze da altre categorie di crediti deteriorati
– Coperture dei crediti deteriorati totali, inclusi gli stralci3, al 44,3% (+667 punti base vs marzo 2016 e +711 vs dicembre 2015); sofferenze coperte al 58,25% (+584 punti base vs marzo 2016 e +600 punti base vs dicembre 2015). Il Portafoglio crediti deteriorati di UBI Banca risulta inoltre tra i più garantiti a livello di sistema

– Cresce il risparmio gestito (inclusivo della raccolta assicurativa) a 50,9 miliardi (+3,7% vs marzo 2016 e +4,8% vs dicembre 2015). UBI Pramerica incrementa le quote di mercato al 6,1% a livello di società bancarie (dal 5,9% di dicembre 2015) e al 2,7% a livello di sistema (dal 2,5% di dicembre 2015) 

– Si mantiene elevato il flusso di depositi a vista (stock 49,1 miliardi rispetto ai 48,6 di marzo 2016 e ai 47,7 del dicembre 2015)

Dal punto di vista economico:
– spesato nel secondo trimestre dell’anno il 95% degli impatti previsti per l’attuazione del Piano Industriale, come annunciato al mercato in data 27 giugno u.s., con effetto negativo sui risultati del periodo di circa -835 milioni netti
– al netto di tale effetto, il primo semestre del 2016 si chiude con un utile di 48,1 milioni (rispetto ai 124,4 milioni al 30 giugno 2015). La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa -20 milioni netti)
– Risultato contabile di periodo a -787 milioni di euro.

1sem2016 vs 1sem2015:
? Margine d’interesse in diminuzione del 9,6% a 765,6 milioni sia per effetto della riduzione e ricomposizione del portafoglio titoli che per la compressione degli spread sugli impieghi
? Commissioni nette a 667,5 milioni, sostanzialmente stabili rispetto all’analogo periodo del 2015 (669 milioni)
? Risultato della finanza a 82,6 milioni (111,1 nel 1sem2015)
? Spese del personale a 639,1 milioni (-2,4% rispetto al 1sem2015)
? Oneri operativi complessivi a 1.038,2 milioni (incluso il contributo ordinario annuo al Fondo Unico di Risoluzione per circa 32 milioni lordi, non presente nel 20156) in ulteriore riduzione dello 0,7% rispetto al 2015
? Costo del credito, al netto degli effetti del Piano Industriale7, a 355,5 milioni rispetto ai 389,1 del 2015
? Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,5 milioni (3,3 milioni nel 2015) di cui 47,4 “una tantum” riferiti al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato

2trim2016 vs 1trim2016:
? Margine d’interesse a 378 milioni, -2,5% o -9,6 milioni rispetto ai 387,6 del 1trim2016 (riduzione attribuibile per circa 5 milioni agli interessi sul Tier2 emesso a maggio 2016)
? Commissioni nette a 330,3 milioni, in leggera flessione rispetto ai 337,1 milioni del 1trim2016
? Risultato della finanza a 66,9 milioni (15,7 milioni nel 1trim2016) 
? Spese del personale a 319,3 milioni (319,8 nel 1trim2016)
? Oneri operativi complessivi a 510,5 milioni (-3,2% rispetto ai 527,6 milioni del 1trim2016)
? Costo del credito, al netto degli effetti del piano Industriale7, a 200,1 milioni (155,3 milioni nel 1trim2016)

? Rettifiche di valore per deterioramento di altre attività per 50,7 milioni (+0,3 milioni nel 1trim2016) di cui 43,4 “una tantum” riferiti al sostanziale azzeramento del rischio di credito residuo legato a strumenti finanziari rivenienti da posizioni di credito deteriorato 

Nessun impatto economico dal nuovo decreto sulle DTA

Indici patrimoniali
? A seguito della contabilizzazione degli oneri di Piano Industriale, il Common Equity Tier 1 ratio “phased in” al 30 giugno 2016 si attesta all’11,43% e “fully loaded” all’11,02% (si rammenta che l’annunciato riacquisto delle minorities principalmente mediante emissione di azioni UBI e l’effetto della deducibilità fiscale delle maggiori rettifiche effettuate, già dedotte dal CET1, porteranno un beneficio stimato in circa +0,7 punti percentuali sul CET1 fully loaded, beneficio non incluso nel dato di giugno e che riallineerebbe il dato al livello del 31 marzo 2016)

Il CET1 include la computazione pro-quota di un dividendo almeno pari a quello del 2015 
? Total capital ratio “phased in” pari al 14,47% (13,87% al 31 marzo 2016)
? Leverage ratio “phased in” al 5,7% e “fully loaded” al 5,5%
? NSFR e LCR >1

Il Consiglio di Gestione di Unione di Banche Italiane Spa (UBI Banca) ha approvato i risultati consolidati del primo semestre del 2016, che si è chiuso, dopo la contabilizzazione degli impatti relativi al nuovo Piano Industriale presentato il 27 giugno u.s., con un risultato netto di -787 milioni. Al netto di tali impatti, il semestre si chiude con un utile di 48,1 milioni rispetto ai 124,4 milioni del 1° semestre 2015. La differenza, pari a 76,3 milioni di euro, è da attribuirsi oltre al calo del margine d’interesse, anche a rettifiche di valore “una tantum” su strumenti finanziari (-43,4 milioni netti) e a un minor risultato della finanza (circa -20 milioni netti).

Si rammenta che gli impatti derivanti dall’attuazione del Piano Industriale, contabilizzati nel secondo trimestre dell’anno, ammontano complessivamente a circa -835 milioni netti e riguardano, in particolare:
? l’incremento delle rettifiche su crediti, di cui circa 851 milioni (586 al netto di imposte e di terzi) riconducibili a rettifiche già dedotte dal patrimonio di vigilanza (la cosiddetta “shortfall”), da ricondursi anche all’obiettivo di riduzione del rapporto tra crediti deteriorati netti e patrimonio tangibile (Texas Ratio), 
? gli oneri per incentivi all’esodo per 323 milioni (207 al netto di imposte e di terzi) finalizzati alla progressiva riduzione degli organici del Gruppo
? l’impairment dei marchi (63 milioni, 38 al netto di imposte e terzi) e la prima parte delle spese progettuali (5 milioni, 3 al netto di imposte e terzi) correlati al progetto “Banca Unica”.


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