Donne al vertice, e l’azienda ci guadagna

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Secondo il report “Cs Gender 3000” di Credit Suisse, le società con una maggiore partecipazione femminile nei ruoli decisionali hanno una migliore redditività di mercato e profitti superiori

Le imprese con una maggiore percentuale di donne nel top management offrono un maggiore ritorno per gli azionisti, hanno una maggiore redditività di mercato e un più elevato tasso di crescita. A dirlo, anzi a confermarlo, è la nuova edizione del report “Cs Gender 3000: The Reward for Change”, lo studio che analizza l’impatto della presenza femminile nei consigli di amministrazione e nei top management delle società a livello globale.

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Il report, lanciato per la prima volta nel 2014, analizza il Credit Suisse Gender 3000 (Csg 3000), che comprende 27 mila manager in oltre 3 mila aziende.

Dal 2013 a metà 2016, la sovraperformance delle aziende con il 25% di donne che ricoprono posizioni di rilievo rappresenta un Compound Annual Groth (Cagr) del 2,8%, che sale al 4,7% per le aziende con il 33% di donne nel board e al 10,3% per tutte le società dove la presenza femminile ai vertici è oltre il 50%. Dati che risultano ancora più interessanti se comparati all’1% di calo annuale dell’indice Msci Acwii nello stesso periodo.

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Secondo il report, inoltre, le società del “Club 50%”, vale a dire le 61 società a livello mondiale che hanno una donna nel ruolo di amministratore delegato, hanno un Roe (return on equity) più alto del 19% rispetto alla media e un dividendo più alto del 9%. E il mercato è disposto a pagare un premio del 19% nel rapporto price/book value (prezzo / patrimonio netto) per queste società.

Le vendite delle 61 aziende del Club, aggiunge l’analisi di Credit Suisse, crescono dell’8% annuo, contro un decremento del 2% per quelle dell’indice Msci Acwi.

Il report sottolinea il primato dell’Europa nella parità di genere: i paesi con la più alta percentuale di donne nei consigli di amministrazione societari (dati 2015) sono tutti europei, a cominciare dalla Norvegia con il 46,7%, seguita dalla Francia con il 34% e dalla Svezia con il 33,6%. L’Italia si piazza subito dopo, con il 30,8%, un risultato che segna una crescita di quasi sei volte rispetto al 2010.

A livello globale, la diversità nei Cda è cresciuta dal 12,7% del 2013 al 14,7% del 2015, con un incremento del 16% in due anni e del 54% dall’inizio del 2010.

La ricerca smentisce poi il mito “dell’ape regina”, secondo il quale le donne che hanno raggiunto posizioni di rilievo cercano di escludere le altre donne nella corsa al raggiungimento di ruoli manageriali.

I dati del Csg 3000 mostrano invece che gli amministratori delegati di sesso femminile hanno a livello globale significativamente più probabilità di circondarsi di altre donne in ruoli di alto livello. I Ceo donne sono il 50% più inclini rispetto ai Ceo di sesso maschile a essere affiancati da un Cfo di sesso femminile e il 55% in più ad avere donne che gestiscono business unit.