Pensioni, il divario tra Nord e Sud del Paese mette a rischio l’equilibrio del sistema previdenziale

Walter Quattrocchi -

Brambilla (Itinerari previdenziali): agire prima della fine dei tassi zero garantiti dal quantitative easing

Il Nord paga le pensioni del Sud dove la fanno da padroni per lo più le prestazioni di tipo assistenziale.
A certificarlo è il sesto rapporto del Centro studi e ricerche Itinerari previdenziali sulla regionalizzazione del bilancio previdenziale dal 1980 al 2015, che si pone l’obiettivo di fornire un quadro del sistema pensionistico italiano per singola Regione.

Si legge nel report che nonostante un incremento delle entrate contributive rispetto ai due anni precedenti, il saldo Inps 2015 resta negativo, con 42,124 miliardi di disavanzo.

Le regioni del Sud assorbono il 49,89% del deficit (21 miliardi), quelle del Centro il 18,86% (7,9 miliardi), quelle del Nord il 31,25% (13,6 miliardi).
Per il solo sistema pensionistico, lo Stato trasferisce a ogni abitante del Sud oltre 1.000 euro l’anno, contro i 658 del Centro e i 474 del Nord.
Dallo studio emerge che l’unica Regione con attivo di bilancio è il Trentino Alto Adige (+200 milioni), mentre presentano deficit pesanti Piemonte, Sicilia, Puglia, Campania, Toscana, Calabria e Liguria.

Inoltre Il sistema pensionistico italiano non riesce ad autofinanziarsi, i contributi versati dai lavoratori infatti coprono il 76% delle pensioni con un marcato gap fra Nord e Sud: nel Sud il tasso è del 51% ( con Regioni come Calabria e Basilicata intorno al 25%), nel Nord si sale all’86,68%, il Centro si attesta al 77,25%, per cui lo Stato deve utilizzare in misura maggiore le entrate fiscali per sostenere il sistema pensionistico.

In generale, il divario fra Nord è Sud è molto alto sulle pensioni di anzianità (58% contro 21%, con una differenza di oltre 35 punti), si riduce sui trattamenti di vecchiaia (46% contro 29%, gap sotto i 20 punti), mentre i trattamenti di invalidità e le pensioni assistenziali, come detto, sono più numerose nelle Regioni meridionali dove dominano carriere lavorative discontinue, spesso assistite (prestazioni di sostegno al reddito, giornate ridotte in agricoltura), con periodi di lavoro irregolare e con basse contribuzioni. Il Centro ha una distribuzione di pensioni in linea con quella della popolazione.

I due casi limite sono Lombardia e Calabria: in Lombardia, per ogni 100 prestazioni erogate 58,6 sono di vecchiaia (di cui 32,1 di anzianità con storie contributive medie di circa 37 anni di contributi); 19 sono prestazioni ai superstiti, 3,1 di invalidità e 19,3 assistenziali. In Calabria su 100 prestazioni 36,5 sono di vecchiaia (di queste solo 13,8 sono di anzianità), 17,6 ai superstiti, 9,4 di invalidità e 36,4 assistenziali.

La regione con l’importo medio mensile della pensione più alto è il Piemonte (1140 euro), seguito a breve distanza da Val d’Aosta, Lombardia, Tentino Alto Adige, Veneto, mentre gli assegni più bassi sono in Molise e Basilicata (poco più di 900 euro) e sotto i mille euro ci sono anche Calabria, Abruzzo, e Marche