I lupi di Wall Street? Non mordono.

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Un nuovo studio ridimensiona la teoria di una concorrenza commerciale “bellicosa” sui mercati finanziari, e mostra che i mercati globali sindacati adottano un approccio relazionale alla concorrenza.

Negli affari, la competizione è spesso percepita negativamente: lupi di Wall Street alla guida di imprese avide, che vogliono vincere ad ogni costo. In questo mondo, la competizione è vista come guerra e rappresaglia, e i mercati finanziari come i campi di battaglia. Ma il nuovo studio “Verso una teoria della pratica sociale della competizione relazionale”, che sarà pubblicato su Strategic Management Journal, mostra che questa percezione della competitività, simile alla guerra, è viziata e fuorviante.

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«… nei mercati relazionali, le persone non intraprenderanno una corsa verso il basso, ma prenderanno decisioni a supporto della salute a lungo termine del mercato globale. Decisioni che potrebbero includere la sopravvivenza a lungo termine dei concorrenti.» (Professoressa Paula Jarzabkowski)

 La ricerca dimostra che le imprese che operano sui mercati finanziari sindacati (come la riassicurazione), hanno le stesse probabilità di adottare un approccio relazionale alla concorrenza, incorporando collaborazione e reciprocità.

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L’obiettivo, per tutti, non è quello di battere un rivale ma di far bene, contribuendo a creare valore per tutti i protagonisti, anche quando si tratta di rivali. Ad esempio, imprese concorrenti possono innalzare gli standard comuni a vantaggio dell’intero mercato.

Lo studio tira numerose conclusioni:

«Tacita comprensione reciproca»

Le imprese che non hanno un rapporto transazionale diretto prenderanno decisioni a supporto della salute a lungo termine del mercato, piuttosto che ridurre drasticamente i concorrenti per vincere a tutti i costi. Questa comprensione inespressa tra concorrenti è in realtà contraddittoria rispetto alle attuali percezioni degli attori all’interno di mercati finanziari ed altri mercati competitivi, nei quali le guerre dei prezzi e le ritorsioni sono considerate comuni. 

Cultura, non collusione

Questo approccio relazionale alla competizione non è il risultato della decisione di un solo ente o persona, e le imprese non collaborano per ottenere il miglior accordo possibile. Piuttosto, gli individui prendono decisioni altamente qualificate, una dopo l’altra, che consentono al mercato di rimanere in salute, mantenendo al tempo stesso un vantaggio competitivo per la propria azienda.

Le motivazioni concorrenziali sono altamente dinamiche

Le motivazioni concorrenziali cambiano nel corso della competizione su ogni singolo affare, e anche durante le singole e molteplici transazioni sulle quali si affrontano i concorrenti. Eppure, ognuna di queste micro-rivalità è fondamentale per plasmare l’integralità del mercato competitivo dei prodotti finanziari, che sono volatili e incerti.

Paula Jarzabkowski, Professore di Strategic Management presso la Cass Business School e co-autrice dell’articolo, ha dichiarato:

«L’elemento relazionale nelle dinamiche competitive dell’industria della riassicurazione è interessante. La riassicurazione è un mercato finanziario sindacato che pesa $260 miliardi, con una concorrenza su vasta scala. Molti concorrenti però comprano azioni allo stesso prezzo, e la sindacazione è un modo per condividere il rischio e aumentare le probabilità che tutti i concorrenti sopravvivano ad una perdita catastrofica particolarmente importante.»

«La sindacazione genera un incentivo relazionale per i concorrenti, mantenendo il prezzo elevato su ogni transazione grazie alle quotazioni individuali, che danno indicazioni sul prezzo finale nel mercato comune, a beneficio di tutti i concorrenti.»

«Un obiettivo primario dei prezzi è quello di fornire il miglior terreno di gioco per tutti i concorrenti, piuttosto che battere a tutti i costi un rivale. Tuttavia, la sindacazione non equivale ad una mancanza di concorrenza. Come mostra il nostro studio, gli operatori di mercato rimangono altamente competitivi nel volere una quota delle migliori offerte.»

«È importante sottolineare che, sebbene non siano spesso considerati negli studi sui mercati competitivi, i protagonisti dei mercati relazionali non si impegneranno in una corsa verso il basso, ma prenderanno decisioni a sostegno della salute a lungo termine del mercato, che potrebbe includere la sopravvivenza a lungo termine dei concorrenti.»

Gli autori dell’articolo “Verso una teoria della pratica sociale della competizione relazionale” sono la professoressa Paula Jarzabkowski, Cass Business School presso la City, l’University of London e la dott.ssa Rebecca Bednarek, Birkbeck, University of London.