I mercati ri-emergenti: le valute ci raccontano la loro storia

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Le valute continuano a riflettere le reali differenze tra i mercati emergenti; in Europa le difformità sugli spread indicano un possibile cambiamento di rotta sull’acquisto cospicuo di obbligazioni da parte della BCE; da quando la Grecia ha intrapreso il suo piano post salvataggio, il debito pubblico evidenzia un miglioramento anche senza una base particolarmente solida.

Dalla chiusura del mercato di martedì 21 agosto, sono trascorsi appena sette giorni di contrattazioni da quando le turbolenze in Turchia hanno agitato le acque dei mercati emergenti (EM) influenzandone le valute, i titoli di stato e le azioni. I mercati sembrano fare le proprie scelte su quali economie debbano esser poste sotto pressione a causa dei problemi specifici del paese, mentre i titoli di quest’ultimi subiscono gli effetti di vendite indiscriminate.

Un esempio, le valute di: Brasile, Russia, Turchia e Argentina, hanno perso terreno dalla chiusura del mercato del 17 agosto alla metà del pomeriggio di martedì 21 agosto (vedi la tabella di seguito). Ciascuno di questi paesi ha una serie ben nota di problematiche che potrebbero spiegare la pressione dietro i tassi di cambio.

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Fonte: Bloomberg, 21 agosto 2018. Le performance del passato non rappresentano una garanzia sugli andamenti futuri. Gli indici non sono gestiti e non sono disponibili per l’investimento diretto. I rendimenti dell’indice non includono le commissioni o le imposte sulla vendita, questa informazione è fornita solo a scopo illustrativo e non riflette la performance di un investimento reale. 

Questo non sta a significare che gli altri mercati emergenti del mondo siano privi di problematiche, ma è degno di nota il fatto che i mercati finanziari si stanno comportando, almeno per ora, come se i problemi di ciascun paese fossero relativamente indipendenti da quelli degli altri.

Europa, gli spread in aumento

La Banca centrale europea (BCE) ha dichiarato che cesserà l’attività di acquisto dei titoli obbligazionari a partire dal prossimo anno. La reazione dei mercati obbligazionari europei è ancora in via d’assestamento rispetto la nuova ottica in cui saranno i fondamentali a determinare l’andamento dei prezzi e non più le banche centrali.

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Fonte: Bloomberg, 21 agosto 2018. Le performance del passato non rappresentano una garanzia sugli andamenti futuri. Gli indici non sono gestiti e non sono disponibili per l’investimento diretto. I rendimenti dell’indice non includono le commissioni o le imposte sulla vendita, questa informazione è fornita solo a scopo illustrativo e non riflette la performance di un investimento reale. 

Fonte: Bloomberg, 21 agosto 2018. Le performance del passato non rappresentano una garanzia sugli andamenti futuri. Gli indici non sono gestiti e non sono disponibili per l’investimento diretto. I rendimenti dell’indice non includono le commissioni o le imposte sulla vendita, questa informazione è fornita solo a scopo illustrativo e non riflette la performance di un investimento reale.

In questo contesto, l’aumento degli spread non dovrebbe sorprendere; l’analisi del rischio di credito ora ha una valenza maggiore dato che gli acquirenti diventano sempre più selettivi, sia per quanto riguarda il rating sia per quel che riguarda il rischio associato all’emittente.

Grecia, sotto la lente i rendimenti dei titoli a 5 anni

Dopo un decennio difficile, da lunedì 20 agosto la Grecia non è più sotto la supervisione formale del suo piano di salvataggio. Con questa transizione, il ruolo della cosiddetta “troika”, composta dalla Banca centrale europea, dal Fondo monetario internazionale e dalla Commissione europea, passa da un sistema di controllo assoluto ad un attento monitoraggio.

Dopo il salvataggio, l’economia greca è tutt’altro che florida, la disoccupazione è ancora intorno al 20%, l’economia cresce con un tasso annuo dell’1,5% e il programma di privatizzazioni del governo richiede molto più tempo rispetto la stima iniziale.

Queste problematiche si riflettono nei rendimenti dei titoli di stato della Grecia, il 21 aprile 2018 questi venivano scambiati intorno ai 340 punti base (bps), differenziale in riferimento ai titoli tedeschi a 5 anni, registrando il valore più alto nell’Eurozona; il secondo posto è dell’Italia che sta per intraprendendo delle complesse trattative a riguardo del bilancio di spesa del nuovo governo.

Tuttavia, considerati nel contesto della crisi finanziaria europea del 2011e come evidenzia il grafico qui sotto, 340 bps possono esser ritenuti una vera conquista. I lunghi intervalli tra il marzo 2012 e l’aprile 2014 non hanno praticamente visto alcuna negoziazione dei titoli greci a 5 anni e, dopo una falsa ripartenza, si sono nuovamente fermati tra l’aprile 2015 e l’agosto 2017.

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Fonte: Bloomberg, 21 agosto 2018. Le performance del passato non rappresentano una garanzia sugli andamenti futuri. Gli indici non sono gestiti e non sono disponibili per l’investimento diretto. I rendimenti dell’indice non includono le commissioni o le imposte sulla vendita, questa informazione è fornita solo a scopo illustrativo e non riflette la performance di un investimento reale. 

Tutto ciò sta a significare che, nonostante la simbolica vittoria per quanto riguarda il superamento della fase di salvataggio, la Grecia è lontana da uno stato precario iniziale,

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