A-Shares cinesi: 4 punti sull’inclusione negli indici MSCI

Greg Kuhnert, Wenchang Ma -
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MSCI ha annunciato la sua decisione di quadruplicare il peso delle azioni cinesi di classe A nei suoi maggiori indici. Questo importante incremento rappresenta una pietra miliare nell’evoluzione dei mercati dei capitali in Cina e per gli investitori globali.

Di quanto aumenterà il peso delle azioni cinesi di classe A negli indici MSCI?

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MSCI ha annunciato che quadruplicherà il peso delle azioni cinesi di classe A nei suoi principali benchmark, passando dal 5% al 20% nel corso del 2019. Ciò avviene a un solo anno di distanza dalla prima inclusione di 233 titoli large cap cinesi onshore nei suoi indici. Questa decisione supera le aspettative del mercato sul ritmo e l’entità dell’inclusione. Inoltre FTSE Russell avvierà un’inclusione graduale a partire da giugno 2019, che porterà le A-shares cinesi a rappresentare il 5,5% del suo indice sui mercati emergenti.

Per dare l’idea della dimensione di questo cambiamento per gli investitori globali, le A-shares rappresentano attualmente circa lo 0,8% sia dell’indice Asia Pacific ex Japan, sia di quello dei Emerging Markets, e lo 0,1% del più ampio indice MSCI All Country World. Alla luce di quest’ultima mossa, se incluse completamente, le A-shares cinesi peseranno oltre il 16% nell’indice MSCI Emerging Markets e oltre il 20% nell’indice Russell Emerging Markets. I mercati azionari cinesi onshore e offshore rappresenteranno insieme oltre il 40% e il 50% dei due indici, rispettivamente.

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Cosa comporta questo per gli investitori globali?

Il processo di inclusione avviato da MSCI a nostro avviso costituisce una pietra miliare sia per le A-shares stesse, che per l’investimento nelle società cinesi quotate sul mercato domestico, per diverse ragioni.

Sebbene sempre più investitori, sia istituzionali che retail, stiano considerando allocazioni strategiche sulla Cina, essi rimangono sottopesati nonostante gli sforzi portati avanti per aprire i mercati dei capitali e rendere più facile l’investimento in Cina. Nonostante strumenti come l’Hong Kong-Shanghai Stock Connect abbiano permesso agli investitori stranieri di svolgere un ruolo sempre più importante sul mercato delle azioni di classe A, la loro partecipazione è ancora molto bassa: secondo una recente indagine, al momento gli investitori esteri detengono solo il 3% di tutte le A-shares.

A nostro avviso, è molto probabile che la situazione cambi nei prossimi anni, dato che i fornitori di indici globali stanno gradualmente includendo le azioni A nei benchmark regionali e globali.

Data l’importanza strategica della Cina, l’attraente potenziale di crescita di lungo termine, la crescente inclusione negli indici e i vantaggi della diversificazione, a nostro avviso l’allocazione degli investitori globali sul secondo mercato azionario mondiale crescerà nel tempo. L’aumento della partecipazione degli investitori stranieri dovrebbe contribuire a ridurre la volatilità del mercato e a migliorare la determinazione dei prezzi sul mercato delle azioni di classe A.

In che cosa sono diverse le A-shares?

In primo luogo, le A-shares sono scambiate in renminbi. Inoltre, differiscono dagli strumenti tradizionali utilizzati dagli investitori internazionali per accedere al settore azionario cinese (azioni B e H, red chips, P chips e ADR) sia per il tipo di società che rappresentano che per la loro base di investitori. Infine, l’asset class – in virtù dei titoli quotati sul mercato onshore – privilegia settori focalizzati sul mercato domestico, come quelli dei consumi, dell’healthcare, dei materiali e degli industriali.

Un altro importante aspetto di differenziazione deriva dalla notevole differenza nella base di investitori interessati alle A-shares. Essa è costituita principalmente da investitori retail, il che significa che il mercato reagisce agli eventi finanziari e alle informazioni in modo diverso rispetto ai mercati con una maggiore presenza di investitori istituzionali. Complessivamente l’81% dei volumi delle azioni di classe A proviene da investitori retail, quasi tre volte quello delle azioni di classe H quotate offshore.

Quali sono le opportunità e i rischi?

Quando si tratta di valutare i singoli titoli, valutazioni ragionevoli sono di norma un buon punto di partenza. In effetti, dopo l’ampia correzione del 2018, in Cina sono emerse numerose opportunità. Riteniamo che gli utili saranno il motore principale dei rendimenti nel corso dell’anno. L’evidenza suggerisce che le aziende di qualità con valutazioni interessanti, momentum operativo in crescita e oggetto di sempre maggiore attenzione degli investitori tendono a sovraperformare nel lungo termine e questo rimane il quadro di riferimento per la nostra selezione dei titoli.
Il nostro processo 4Factor evidenzia attualmente la Cina come il primo mercato asiatico e vede la maggior parte delle opportunità nei settori industriale, dei servizi di comunicazione, delle utilities, dell’energia e dei beni di consumo di prima necessità.
Chiaramente, il mercato azionario cinese è esposto a rischi a breve e medio termine, soprattutto per quanto riguarda l’attuazione delle politiche e il riequilibrio delle relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Mentre non possiamo predire come le decisioni geopolitiche possano influenzare lo scenario nel breve termine, riteniamo che nel lungo periodo una strategia d’investimento coerente, incentrata sull’identificazione di idee ad alta convinzione, con un approccio bottom-up, sia il modo migliore per fornire ai nostri investitori rendimenti di lungo periodo corretti per il rischio.
Il nostro processo di investimento individua opportunità in un’ampia gamma di settori, coprendo sia il segmento della nuova che quello della vecchia economia. L’analisi fondamentale, combinata con uno screening oggettivo, continuerà a guidare la selezione di nuove idee di investimento per il nostro portafoglio.


Greg Kuhnert e Wenchang Ma – co-Portfolio Manager del fondo Investec GSF All China Equity – Investec