La rivoluzione digitale in India

Tim Love -
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Il governo e la Banca centrale dell’India hanno l’obiettivo di formalizzare e incrementare rapidamente l’accesso alle risorse finanziarie nell’economia locale.

Il governo di Modi ha introdotto un sistema universale di riconoscimento biometrico, chiamato Aadhaar, che ha lo scopo di migliorare l’efficienza dell’economia indiana, con la volontà di ridurre la dipendenza del Paese dalle transazioni in denaro contante. Attraverso Aadhaar, tenere traccia della storia del credito degli individui diventerà più facile e consentirà agli istituti finanziari indiani di svolgere le attività di prestito in modo più efficiente. Nonostante l’India sia una delle economie più grandi al mondo, il contante è ancora la forma di pagamento predominante. Secondo il gruppo di esperti Niti Aayog, in India il numero di transazioni non effettuate in contanti è bassissimo, sono meno di 11 pro capite all’anno – uno dei livelli più bassi tra le più grandi economie mondiali. Ciò è dovuto ad un’avversione ai pagamenti che non siano in contante tanto nelle aree rurali quanto nelle città, oltre che a una storica mancanza di infrastrutture di pagamento in tutto il paese.

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Il progetto Aadhaar è sempre stato per la sua stessa natura complesso, essendo basato sul riconoscimento biometrico della popolazione indiana che ammonta a 1,4 miliardi di persone. Ci sono voluti 7 anni, ma sono stati compiuti progressi significativi, con circa 1,2 miliardi di indiani ora identificabili tramite l’impronta digitale, il DNA o la scansione della retina. Questo, a sua volta, facilita l’apertura di nuovi conti bancari senza burocrazia e dovrebbe concorrere ad ampliare il bacino di contribuenti in India, riducendo a sua volta il mercato nero e aumentando il rating del paese attribuito da agenzie come Moody’s e Standard and Poor’s.

I nuovi pilastri della trasformazione digitale in India derivano dal programma di inclusione finanziaria, conosciuto come Jan Dhan Yojana, nonché dalla diffusa adozione di servizi mobile nel Paese. L’obiettivo del piano di inclusione finanziaria, lanciato nel 2014, è di ampliare e rendere conveniente l’accesso ai servizi finanziari. Da allora sono stati aperti oltre 300 milioni di nuovi conti bancari che hanno permesso l’accesso ai servizi bancari a una gamma molto più ampia di persone in tutta l’India. Crediamo che Aadhaar, il piano Jan Dhan Yojana e l’emergere dell’India come secondo paese al mondo per numero di utenti internet stanno rimodellando l’economia indiana – Aadhaar permette addirittura agli utenti di effettuare trasferimenti di denaro con il proprio telefono cellulare attraverso l’uso di un proprio codice univoco di identificazione.

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In parallelo alla volontà dell’India nel digitalizzare l’economia è stata presentata dal governo la legge relativa alla tassa sui beni e servizi (Goods and Services Tax, GST). Crediamo che la tanto attesa legge rappresenti una pietra miliare per l’economia, la cui introduzione ha lo scopo di eliminare le barriere commerciali, di rimuovere i costi non necessari e alimentare una crescita più forte nel lungo periodo.

La tassa su beni e servizi rappresenta un emendamento alla Costituzione che istituisce di fatto un’unica tassa indiretta nazionale al posto di una serie di tasse statali e nazionali su un determinato numero di beni e servizi. Riteniamo che la tassa in questione dovrebbe eliminare livelli di burocrazia interna e ostacoli della stessa natura per creare un mercato indiano unico, funzionale e più efficiente. Prima dell’introduzione della GST, venivano applicate diverse aliquote a livello statale creando un contesto complesso per le imprese. Questa legge vuole rendere le transazioni commerciali più semplici e uniformi, sia all’interno del Paese che con l’estero, accelerando quindi la crescita dell’India.

Secondo una ricerca di Morgan Stanley (“India’s Digital Leap-The Multi-Trillion Dollar Opportunity”), il potenziale di crescita in India è enorme, con la previsione di un PIL in grado di raggiungere i 6 trilioni di dollari entro il 2027 sulla scia dell’evoluzione in senso digitale da parte di Modi. Se così fosse, l’India diventerebbe la terza economia a livello globale dopo Stati Uniti e Cina. Riteniamo che non manchino ulteriori implicazioni che vanno oltre il paese stesso. Il potenziale sviluppo dell’e-commerce, dei prodotti finanziari e degli investimenti renderà l’India un mercato sempre più importante per le imprese attive su scala globale. Ancora più importante, se l’India dovesse riuscire in questo processo, diventerebbe un modello per altri Paesi Emergenti così come per altri mercati sviluppati.

Nonostante le valutazioni del listino indiano inizino ad essere costose in questo momento se confrontate con gli altri mercati Emergenti su base storica, riteniamo che le opportunità da ricercare selettivamente non manchino: la valuta Indiana è diventata più stabile di recente. Come più stabile è diventato l’outlook di lungo periodo in termini di rating del credito, rendendo più interessanti gli investimenti nel Paese. Crediamo che la digitalizzazione, la riduzione del numero di transazioni in denaro contante e l’approvazione della legge relativa alla GST potranno ulteriormente incrementare il vasto potenziale del Paese.

Con l’avvicinarsi delle elezioni di maggio 2019, qualsiasi cambiamento a livello di governo potrebbe rendere più rischioso l’iter e la natura del programma di riforme nel Paese. Nonostante ciò, la maggior parte dei candidati sembrano essere vicini alle esigenze delle imprese e dell’attività economica e riteniamo che il motore di crescita indiano non stia mostrando alcun segno di rallentamento. Tuttavia, riteniamo che l’attenta selezione dei titoli continuerà a rimanere essenziale per raccogliere i frutti che questo mercato offre data la rapida evoluzione del contesto economico nazionale.

Per quanto riguarda l’esposizione al Paese, preferiamo un posizionamento di leggero sovrappeso. Dal punto di vista settoriale, le banche sia pubbliche che private, il segmento dell’educazione, i servizi di consulenza, il petrolchimico e qualche idea all’interno dei beni voluttuari come auto e tessile sembrano offrire tutti profili di interesse. Nel frattempo, il costoso settore immobiliare e quello dei prodotti di consumo come ad esempio il tabacco offrono meno appeal in questa fase.


Tim Love – responsabile strategie azionarie Paesi Emergenti – GAM Investments