La rivoluzione del cibo

Matteo Ramenghi -
- Advertising -

I cambiamenti climatici, l’aumento della popolazione mondiale e l’innalzamento degli standard di vita nelle economie emergenti rendono insostenibili le nostre abitudini alimentari

La produzione di cibo (a partire dalla carne) rappresenta oggi il 70% del consumo di acqua, il 40% del consumo di terreno nonché la principale fonte di produzione di gas (30%), secondo le Nazioni Unite. Ma cosa succederà quando la popolazione mondiale aumenterà di altri 3 miliardi di persone entro il 2050, come si aspetta l’ONU? Le stime suggeriscono che già nel 2030 ci potrebbe essere uno sbilancio del 40% tra produzione e richiesta di acqua potabile.

- Advertising -

L’agricoltura e le nostre abitudini alimentari dovranno per forza cambiare. i nanzitutto c’è un tema di sprechi: a livello mondiale si stima che un terzo della produzione di cibo mondiale venga perduto e buttato. Poi c’è un aspetto legato alle metodologie di produzione e alle abitudini alimentari. Infatti, fino a poco tempo fa l’agricoltura non era stata coinvolta dalla rivoluzione tecnologica quanto altri settori. Si valuta che la penetrazione digitale fosse solo dello 0,3% a livello mondiale, rispetto al 12% della distribuzione retail (fonte AgFunder) – ovviamente si tratta di medie e le singole realtà possono differire sostanzialmente.

L’utilizzo di tecnologia (come robot, droni, sensori, controllo della produzione via satellite, ma anche catene distributive più efficienti) sta prendendo sempre più piede e ci si aspetta che il settore agricolo sia destinato a investire pesantemente in tecnologia nei prossimi anni, quintuplicando gli investimenti attuali. In questo contesto, le economie di scala potrebbero divenire sempre più determinanti.

- Advertising -

Infatti, alcune tecnologie potranno rendere più sostenibile l’agricoltura: soluzioni biologiche che consentono di migliorare le produzioni rispettando l’ambiente, innovazioni come l’agricoltura verticale (per sfruttare meglio i terreni), tecniche di irrigazione che consentono di risparmiare acqua, impiego di alghe, maggior utilizzo di proteine vegetali, fino a sperimentazioni sulla carne creata in laboratorio.

Si tratta, tra l’altro, di un cambiamento che viene richiesto dagli stessi consumatori, soprattutto da parte dai giovani, e che si interseca con la richiesta di cibi sempre più sani. In effetti l’Organizzazione mondiale della sanità stima che circa l’80% dei casi di diabete, malattie cardiache e circolatorie sia legato a diete malsane.

Per gli investitori si aprono molte opportunità: per esempio, le proteine vegetali fanno parte di un segmento dove la crescita potrebbe avvicinarsi al 28% l’anno, mentre anche altri settori come l’irrigazione sostenibile e i trattamenti biologici dovrebbero crescere rapidamente.

Il cambiamento radicale che dovrà essere affrontato dall’industria agricola richiederà una sorta di alleanza tra produttori e, probabilmente, l’intervento di governi che possano mettere a fattor comune alcuni investimenti, altrimenti troppo ingenti.


Matteo Ramenghi – Chief Investment Officer – UBS WM Italy