Volete fare un investimento unico, tra i più redditizi del mercato, non convenzionale e divertente? Facile: investite in vino

Mercedes Miacola -

Non molti lo sanno ma da tempo il vino è definito nel mondo della finanza “oro rosso” perché rappresenta un investimento molto redditizio alla pari di un quadro d’autore, un’auto d’epoca e altre tipologie di beni reali.

Non solo: negli ultimi 15 anni il ritorno in percentuale degli investimenti in vini importanti e da collezione è stato il 2 migliore in assoluto, ben superiore agli investimenti in beni immobili e mobili, secondo solo al bit coin. Infatti secondo la Liv-Ex , società inglese leader mondiale nel l’analisi della domanda e offerta di vino di qualità, i collezionisti di vini hanno guadagnato più di chi ha investito in borsa. In specie il Liv ex 100 il Liv ex 1000 (gli indici della borsa del vino) dal 2004 al 31 dicembre del 2008 sono cresciuti rispettivamente del 213% e del 258% contro il 144% di Wall Street e il 59.2 della borsa londinese.

Per investire in vino è necessario avere:

  • disponibilità finanziaria: le bottiglie di vino importanti e da collezione possono costare anche migliaia di euro e per poter fare un buon investimento bisogna avere un paniere ricco e differenziato. Un buon trucco per comprare ottime bottiglie e risparmiare è acquistare nelle aste o direttamente dai produttori, sempre che si abbia la competenza necessaria a riconoscere un buon vino;
  • pazienza: difficilmente con i vini si riesce a speculare nel breve o brevissimo periodo ma, per avere guadagni davvero interessanti, ci vuole tempo;
  • conoscenza: individuare quali sono i vini più adatti come forma di investimento non è semplice e, se non si è degli esperti del settore, bisogna seguire alcune regole che illustreremo di seguito.

I piccoli trucchi per scegliere i vini “giusti” come forme di investimento nel medio e lungo periodo

Per avere le migliori chances che i nostri vini di rivalutino nel tempo bisogna seguire queste semplici regole:

  1. Puntare soprattutto sui vini rossi e sugli champagne: dal 2005 in poi alcune etichette di vini celebri, come il Brunello di Montalcino, ufficialmente quotate hanno dato un rendimento anche maggiore al 100%; Sotheby’s ha battuto all’asta di New York due bottiglie del 1945 del francese Romanee- Conti rispettivamente a 496.000 e 558.000 dollari;
  2. Anche se ormai ci sono una serie di Paesi come Australia, California, Cile e Sud Africa, per fare alcuni esempi , che producono ottimi vini, per non sbagliare è meglio puntare sui vini italiani e francesi;
  3. Scegliere vini importanti e da collezione, prodotti da vitigni classici e/o internazionali piuttosto che autoctoni: di solito le 3 B per gli italiani (Barolo, Brunello e Barbaresco) e le due B per i francesi (Bordeaux e Borgogna) sono una certezza. Una curiosità: nonostante nel mondo del vino si dica che “si nasce Borgogna e si muore Bordeaux”, nel 2018 le performance s dei Borgogna sono state per la prima volta dopo anni migliori di quelle dei Bordeaux sia nel mercato principale che in quello secondario e pare che la tendenza sia la stessa anche nel 2019 nonostante il 2018 sia stata una splendida annata per i Bordeaux. Questa può essere un’ottima occasione per i neofiti di questa tipologia di investimento o per chi ha disponibilità economiche limitate perché solitamente i Grandi di Borgogna hanno costi meno impegnativi dei grandi Bordeaux. Per quello che concerne gli italiani acquistando un piemontese o un toscano, e magari un Sassicaia (considerato da molti esperti il miglior vino del mondo) si può essere certi di non sbagliare: basti pensare che il Sassicaia 2015 è passato da 110€ la bottiglia a 360€ la bottiglia in una sola settimana. Infatti nel 2018 i migliori 50 vini italiani sono stati 21 toscani e 28 piemontesi, l’unico di un’ altra regione , il vento, è stato l’Amarone 2003 amabile del Ciro di Quintarelli quotato 508 euro a bottiglia;
  4. Preferire etichette famose e da collezione, anche se più impegnative economicamente, piuttosto che quelle di piccoli produttori. In particolare se se tratta di francesi optare per Rousseau, Leroy, Leflaire e Rounier (gli storici Chateau Margaux e Chateau Lafitte hanno costi proibitivi). Per quel che concerne gli italiani le migliori performances del 2018 sono state quelle della Riserva Brunello di Montalcino 1955 di Biondi e Santi (4316 euro a bottiglia) e il Barolo riserva Monfortino 1978 di Giacomo Conterno (3267 euro a bottiglia)
  5. Scegliere con cura l’annata: la stessa etichetta ha un pregio e un valore ben diverso a secondo dell’annata. Anche in questo caso è meglio andare sul sicuro e spendere un po’ di più ma scegliere le annate famose. Le annate cambiano a seconda del vino ma in linea di massima nella stessa zona di produzione un’annata è buona per ogni tipo. Se non si vuole sbagliare e spendere il giusto con un budget non troppo elevato consiglio di acquistare piemontesi del 2016, 2015, 2010, 2009, 2006 e 2004 e toscani del 2016, 2008 2006, 2004 e 1999, ricordando che in linea di massima più vecchio è il vino più costa. Se non siete degli esperti non è il caso di avventurarvi in acquisti di vini di annate precedenti per i quali è importante saper valutare lo stato di conservazione;
  6. Stare attenti a dove e come si conserva il vino: a secondo dello stato di conservazione il valore di una bottiglia può cambiare moltissimo.
    In ogni caso se non siete degli esperti è sempre meglio, come per ogni forma di investimento, farsi affiancare da un professionista del settore. Il mio consiglio? Investite sui vini piemontesi del Gaja, in particolare il Barbaresco anche perché, parafrasando Gianni Agnelli, “mal che vada te lo bevi”.

Mercedes Miacola – CEO – Ilgustonauta