Solo 2 italiani su 10 conoscono bene la CSR ma molti vorrebbero essere informati sui comportamenti di responsabilità sociale dei brand

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La CSR, ossia la Corporate Social Responsibility, è poco conosciuta dagli italiani: solo il 20% sa effettivamente di cosa si tratta.

È quanto emerge da una indagine BVA Doxa volta a misurare il livello di conoscenza e il valore attribuito alle politiche di CSR di aziende e istituzioni.

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Dai risultati dell’indagine BVA Doxa emerge, inoltre, anche un certo grado di scetticismo: fra chi la conosce il 47% crede che le attività di CSR «siano operazioni di facciata e non concrete».

Malgrado questo contesto di limitata conoscenza e valorizzazione delle attività specifiche di CSR, il 33% degli italiani ritiene «molto importante» essere messo al corrente della condotta di responsabilità sociale dei brand di cui è cliente. La percentuale sale all’84% considerando anche chi ritiene questa informazione «abbastanza importante».

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«Il quadro delineato dalla ricerca BVA Doxa mostra un atteggiamento disincantato da parte degli italiani nei confronti della CSR» afferma Simone Pizzoglio, Head of Finance & Utilities di BVA Doxa che ha curato la ricerca. «Ma i risultati emersi non devono essere interpretati come un disinteresse tout court, quanto piuttosto come una scarsa conoscenza della materia e dell’impatto che la responsabilità sociale delle imprese avrà sulla nostra società negli anni a venire». E prosegue: «La CSR sta diventando una scelta ineludibile per le imprese e per le istituzioni, nonché un elemento reputazionale essenziale in grado, da un lato, di determinare il successo di brand e prodotti e, dall’altro, di promuovere il ruolo attivo delle aziende nel miglioramento dell’intera società».

La ricetta vincente

Ma il modo per vincere lo scetticismo c’è. Riprende Pizzoglio: «Occorre implementare strategie e obiettivi che siano lineari e concretizzarli con azioni tangibili e coerenti. In questo percorso, la comunicazione gioca un ruolo fondamentale: le iniziative vanno “raccontate” piuttosto che “celebrate”. Servono dati certi su quanto fatto, come e perché e con quali risultati». Gli ambiti d’intervento potenziali sono numerosi: ambiente, diritti umani, tutela del lavoro, welfare e molto altro ancora