Il decalogo dell’acquisto sicuro: il punto di vista del Nucleo Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale

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Il Vostro Nucelo è una realtà unica al mondo: la vostra banca dati è la più esaustiva, un Vostro collega è discataccato all’Unesco e avete il maggior numero di ritrovamenti di opere sottratte ed un elevato numero di casi di repressione di reati in materia culturale. Ci parla delle Vostre funzioni, dell’attività investigativa nel mondo dell’Arte e degli strumenti di individuazione e repressione delle conodotte criminose?

Il Nucleo è nato nel 1969 dall’idea di un funzionario della Pubblica Aministrazione, intesa come Ministero dell’Istruzione, e solo successivamemente siamo stati inseriti nel Ministero dei Beni Culturali. Questo avvenne un anno prima dell’approvazione della Convenzione dell’Unesco del 1970. Non a caso proprio per la nostra esperienza l’Unesco ha inserito al suo interno un nostro ufficiale di collegamento che si occupa di tutto quello che è il mercato dei beni culturali a livello mondiale. Sottolineo il fatto che il nostro è l’unico Corpo presente presso l’Unesco, che è un’organizzazione a statuto civile senza competenze di polizia.
Come Corpo recuperiamo molte opere, sia in Italia che all’estero tuttavia non ci occupiamo solo di furti bensì di lotta alla contraffazione dell’arte in generale, anche contemporanea e moderna. Unitamente alla Soprintendenza infatti abbiamo il compito di verificare, ispezionando, tutte le strutture soggette a vincoli paesaggistici e monumentali, quindi abbiamo una funzione preventiva attraverso controlli presso siti archeoloigici e/o monumentali, presso attività di settore (antiquari o gallerie che in generale commerciano opere d’arte) e sinanco presso siti archeologici, sia terrestri che marini, e siti internet che vendono opere d’arte.
Il nostro impegno quindi è volto a verificare che il mercato dell’arte sia un mercato pulito in quanto il traffico illecito dell’arte è molto fiorente a livello non solo nazionale ma mondiale.

Ci parla della tracciabilità delle opere d’arte e della necessità di una due diligence per prevenire condotte illegali?

Le opere d’arte moderna e contemporanea devono necessariamente essere tracciate cioè il cliente, all’atto dell’acquisto o della vendita, deve chiedere o rilasciare la certificazione dell’opera, una sorta di carta d’identità, in modo tale che in caso di controllo egli sia in grado di riferire l’identità della persona dalla quale è stata acquistata. Per esempio se durante l’ispezione in un negozio d’antiquariato troviamo un’opera fotografata in precedenza e che in banca dati risultata rubata possiamo tornare dall’antiquario e chiedere il nome della persona dalla quale è stata acquistata. Un pò come il registro delle armi. Quindi identifichiamo l’identità di chi ha venduto l’opera anche se trattasi di una casa d’asta o una galleria.
La banca dati dei beni illecitamennte sottratti è alimentata dal 1989, anno in cui è stata creata. È la prima banca a livello mondiale, seguita da quella francese.
Per fare un paragone la nostra banca dati contiene 6 milioni e 500 mila opere ricercate e fotografate mentre quella francese ne ha 95 mila. Le cifre ci fanno comprendere la sua fondamentale importanza anche all’estero. Chi compra un’opera ci può chiedere una verifica in banca dati, esisitono infatti delle schede che possono essere compilate e attraveso le quali si può chiedere se la stessa risulti rubata o meno.

Pertanto l’acquirente che abbia conrollato che l’opera che intende acquisare non risulti rubata, può essere tranquillo?

Nì, nel senso che questi è sicuramente nelle condizioni di aver attivato tutte quelle procedure etiche e normative che consentono un domani di dire che è in buona fede e che non ha commesso alcun reato in quanto ha usato tutti gli strumenti a sua disposizione. Tuttavia potrebbe essere che una opera sottratta non sia ancora inserita in banca dati poiché il propritario non ha ancora attivato la procedura di inserimento dell’opera sottratta. In buona fede invece non può mai dire di essere colui che abbia acquistato un’opera importante ad una somma esigua dovendo sospettare che sia falsa o rubata.
In ogni caso sottolieno che ogni volta che si acquista un’opera d’arte è insispensabile averne l’autentica e comunque, in sede di nostro controllo o di perquisizione, occorre dimostrarne la provenienza, cioè si deve dimostrare chi sia il soggetto dal quale si è acquistato.

Vi è un obbligo del venditore professionale alla consultazione della banca dati per evitare di vendere opere colà inserite?

No, nessuno si consulta in tal senso con noi perché la banca dati è ad uso interno e viene utilizzata a fini di indagine. Può certamente essere consultata sulla base di accertamenti della Procura o sulla base di richieste di privati ma ogni consultazione viene registrata. Quanto al gallerista e alla case d’asta occorre fare una distinzione. Il gallerista compra l’opera d’arte e mette in atto tutte le condizioni che sa essere indispensabili: autentica e provenienza. Il gallerista serio in genere è molto attento, certo può incappare in una «fregatura» ma è importante che l’acquisto sia fatto con tutte le condizioni di cui sopra. Normalmente il gallerista è attento perché ne vale del suo nome e dell’immagine della sua galleria. La casa d’asta invece esercita l’arte sensale, vende una cosa di Tizio a Sempronio e fa da intermediario prendendo una commissione a percentuale quindi normalmente esercita controlli diversi anche se ha l’obbligo di consegnare all’acquirente le autentiche.

Per riassumere, quali sono le 10 regole d’oro che si devono rispettare per acquistare in modo sicuro e non incappare in condotte illecite anche per colpa?

Le regole d’oro dell’acquisto in buona fede ed inserite anche nel nostro sito sono le seguenti: verificare sempre che l’opera sia corredata da certificati di autenticità o provenienza; acquistare con fattura o scontrino con descrizione dell’opera; verificare l’autenticità del certificato presso l’artista, l’archivio o il soggetto autorizzato ad archiviare le opere; controllare la corrispondenza tra foto, autentica e opera originale; rivolgersi a rivenditori accreditati; diffidare di expertise forniti da persone che non abbiano titolo per farlo; diffidare dell’«affare»; conoscere l’opera dell’artista e i referenti accreditati di quell’artista; seguire il mercato e le quotazioni; evitare intermediari non ufficiali. Queste le dieci, semplici ma basilari, regole per evitare il rischio di acquistare opere d’arte false, dieci principi cardine raccolti nel cosiddetto «Decalogo sull’acquisto delle opere d’arte contemporanea».

Quali sono le condotte criminose in cui, secondo la sua esperienza, possono incorrere i protagonisti del mondo dell’arte in particolare collezionisti, galleristi e case d’asta o dealer?

Per quanto riguarda i reati contro il patrimonio le condotte criminali sono sempre le stesse e possono essere furti, ricettazione, truffa, impossessamento di beni culturali, falsificazione d’opera d’arte e contraffazione oltre che esportazione illecita di beni culturali.
Il collezionista in genere è attento perché ha occhio e sa come fare. E chiaro però che chi commette questi illeciti è consapevole di commetterli perché la norma non prevede mai di punire chi acquista in buona fede. Il decalogo dell’acquisto delle opere d’arte è stato redatto proprio poiché le persone possono anche essere ingannate ed infatti esistono opere d’arte vendute con una falsa autentica. È un mondo molto difficile, meglio farsi consigliare, ma seguendo le regole del decalogo sopra menzionato si è in buona fede. Difficilmente ci è capitato di indagare collezionisti: per esempio è stato indagato per ricettazione un collezionista che all’atto del controllo è risultato avere un’opera d’arte rubata e non ha voluto rivelare l’identità del venditore.
Tra i casi più frequenti di reati ci sono anche le ipotesi di opere d’arte rubate all’interno di un’abitazione o di una chiesa. È evidente che in queste ipotesi chi ruba sa già a chi consegnare l’opera. Negli anni abbiamo smantellato associazioni criminali che si occupavano di chi rubava, di chi smerciava, di chi vendeva, di chi incassava e di chi ridistribuiva i denari.
Molto frequente oggi è il caso dell’oggetto illecito venduto on line. Noi effettuiamo controlli anche su internet.
Frequente è poi il furto all’interno di una chiesa. Quando si vende un oggetto ecclesiastico si è in presenza di un’opera rubata? Non è detto. I beni ecclesiatici tuttavia sono inalienabili e per essere venduti necessitano di un’autorizzazione dell’Ufficio dell’Arte Sacra e una della Soprintendenza. Nella pratica quindi spesso gli oggetti di arte sacra venduti sono rubati e non sono corredati da entrambe le citate certificazioni. Molti sono gli appassionati che li vogliono, soprattutto all’estero. In questa ipotesi la ricettazione si consuma quando consapevolmente si acquista un oggetto rubato ad un prezzo bassissimo e lo si rivende ad un soggetto ignaro ad un prezzo molto più elevato.
Infine spesso ci troviamo di fronte all’impossessamento di bene culturale che si realizza quando ognuno di noi scava o si immerge e trova un oggetto che rivende (per esempio ciò è avvenuto in Toscana all’isola delle Formiche).
Oggi infine si parla molto di riciclaggio di danaro di opere d’arte che si integra non solo quando le opere vengono acquistate con proventi da illecito ma pure quando viene venduta un’opera d’arte trasformata, quasi riciclata. È come se l’opera fosse ripulita dei suoi colori e quindi che non somigliasse più a quella originale.

Dalla lettura delle nuove proposte di modifica della repressione dei reati aventi ad oggetto opere d’arte e beni culturali sembra che nuove nuvole si addensino sui collezionisti in materia di truffa, ricettazione e riciclaggio. Che ne pensa? Il collezionista dovrebbe cambiare «passione»?

Le modifiche legislative tendono ad inasprire le pene in materia culturale e soprattutto a renderle certe. Tuttavia, proprio perché le norme non puniscono l’acquirente in buona fede, il collezonista non deve assolutamente cambiare passione.
Anzi egli fa bene al paese per molte ragioni ed è sempre una persona seria.

Spesso i privati che acquistano reperti antichi per musei e fondazioni private di famiglia e destinati alla fruizione pubblica lamentano di ricevere richieste di sequestro che bloccano operazioni di acquisto «assolutamente lecite» a causa di una legge troppo antiquata. Come li si può consigliare?

La nostra normativa non è né sbagliata né severa, dovrebbe anzi inasprire le pene. Non sequetriamo per divertimento o per dispetto ma solo dove esiste la violazione di una norma e quindi sicuramente un reato e solo in presenza di impossessamento illecito di un oggetto che risulta rubato o di dubbia provenienza.
Peraltro se si va all’estero e si compra qualcosa di rubato al rientro in Italia siamo in grado di verificarlo. Noi inseriamo nella nostra banca dati anche i casi più eclatanti di furto all’estero. Non a caso abbiamo un rappresentante all’Unesco, siamo tra i caschi blu dell’Onu, il nostro comandante del Nucleo Tutela del Patrimonio ha parlato 2 volte alle Nazioni Unite. Mai altro ufficile, generale o capo della Polizia, ha parlato all’Onu. Abbiamo una grande credibilità e mai nessuno viene sanzionato, indagato o denunciato se non ha commesso un illecito. Chi lamenta il sequestro ingiusto evidentemente non segue il decalogo. Occorre essere attenti e comportarsi conformemente a quanto previsto dalle norme. Se compro pago, il pagamento deve essere tracciabile, devo avere la documentazione di provenienza e le operazioni vanno annotate nel registro in possesso di antiquari o galleristi.
Se sono fatti dei sequestri, come quello del caso Modigliani di Genova, probabilmente gli oggetti sono contraffatti.

Casi famosi?

Abbiamo fatto tanti sequestri famosi. In passato abbiamo sequestrato Donatello, Giotto, un piroscafo a Leuca, quello dove avevano girato il Conte di Montecristo. I sequestri, anche quelli recenti, avvengono grazie alla dedizione e alla preparazione del nostro personale.
Recentemente a Venezia abbiamo sequestrato due pagine miniate, smembrate dall’antifonario del XIV secolo. Un funzionario preparato aveva individuato queste pagine presso una nota casa d’aste londinese e si è scongiurata la loro vendita all’asta. Ancora, abbiamo ritrovato le mariagole rubate settant’anni fa e detenute dalla Public Library di Boston. In generale nel 2018 abbiamo sgominato numerose associazioni criminali operanti in Italia e all’estero, recuperando oltre 56.434 beni culturali.


Questo articolo è stato tratto da ARTS+ECONOMICS gennaio 2020
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