EQUITA: S&P`s conferma il rating BBB dell`Italia e a sorpresa migliora l`outlook a `stabile`

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S&P`s ha confermato il rating sovrano `BBB` dell`Italia e migliorato l`outlook a `stabile` da `negativo`. Secondo S&P`s, infatti, il peggioramento dei conti pubblici dovuti agli effetti della pandemia è bilanciato i) dalla risposta introdotta dalla BCE, tramite il programma di acquisto pandemico (PEPP – € 1.35trn o 11.3% del PIL EU) e le nuove aste TLTRO, ii) dall`azione del Governo con l`introduzione di misure fiscali straordinarie (che valgono il 6.1% del PIL 2020) e un budget 2021 pro-crescita, e iii) dalle istituzioni europee tramite il lancio del Recovery Fund, destinato ad erogare fino al 12.7% del PIL nazionale in prestiti e contribuiti all`Italia nel corso dei prossimi 4 anni.

Secondo S&P`s queste misure pongono le basi per un sostegno alla crescita economica tale da poter invertire il trend di deterioramento dei conti pubblici. S&P`s stima un PIL italiano in calo del -8.9% nel 2020, seguito da un +6.4% nel 2021 (basato sull`ipotesi che un vaccino contro il Covid-19 sarà ampiamente disponibile entro il 2H21) e +2.3% nel 2022, prefigurando un ritorno ai livelli pre-Covid solo dal 2023. Il deficit è visto all`11% del PIL nel 2020 (vs. 1.6% del 2019) e 7% nel 2021, mentre il debito/PIL è atteso al 156% a fine 2020 (dal 132.5% del 2019), prima di stabilizzarsi al 152.9% nel 2021. S&P`s sottolinea come il forte commitment della BCE implica che l`Italia sarà in grado di rifinanziarsi a circa lo 0.8% vs. una media dello stock di debito del 2.5%.

Ricordiamo che il rating `BBB` assegnato da S&P`s è di un notch superiore a quello assegnato dalle altre principali agenzie di rating (BBB- da Fitch e Baa3 da Moody`s) e di due notch rispetto al livello `non-investment grade`.

Sebbene il mercato non prezzasse un possibile downgrade da parte di S&P`s, si tratta di una notizia comunque positiva e in parte inaspettata in quanto evita un peggioramento della percezione del rischio Paese, in particolare del settore finanziario: l`esposizione ai titoli di Stato delle banche italiane, ad esempio, ha raggiunto a luglio circa € 440bn, il livello più alto mai registrato dal 1998