Fuga da WhatsApp, le aziende puntano sulla sicurezza: +800% di richieste per Messagenius

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Nella teoria del caos, si usa la metafora dell’“effetto farfalla”: il battito d’ali di una farfalla in un angolo remoto del pianeta può scatenare un uragano dalla parte opposta del globo. Nel mondo delle comunicazioni aziendali è ciò che sta accadendo con le novità annunciate da WhatsApp sul trattamento dei dati degli utenti. Un cambiamento di policy, un altro ancora per il gruppo Facebook, che sta riscontrando diverse perplessità soprattutto da parte delle aziende.

L’uragano, o meglio la “tempesta perfetta”, è ciò che sta vivendo Messagenius (https://messagenius.com/), eccellenza della cybersecurity per la messaggistica aziendale, che, da quell’annuncio, sta ricevendo un forte aumento di richieste.

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“È una pioggia di richieste senza precedenti – spiega Luigi Fidelio, co-founder e Chief Marketing Officer di Messagenius – “Il nostro è un modello B2B rivolto ad aziende di taglio corporate, da migliaia di utenti, con un ciclo di vendita tradizionalmente durato qualche mese. Da un paio di settimane, invece, stiamo ricevendo le richieste che prima arrivavano in un semestre, per un totale di progetti quasi 9 volte superiore allo stesso periodo dello scorso anno. Abbiamo appena dato il via a pilot con colossi dell’energia, società di consulenza e system integrator, solo per fare alcuni esempi, con richieste non solo dall’Italia, ma anche da Regno Unito, Nord Africa e Medio Oriente. Per rispondere al meglio alle diverse richieste, e alle prossime in arrivo, stiamo già allargando il team con nuove assunzioni”.

Le attività di Messagenius con corporate e aziende pubbliche italiane si erano già rafforzate lo scorso anno, grazie a collaborazioni con realtà del calibro di Rete Ferroviaria Italiana (RFI), Sogei, Terna, Almaviva ed Engineering, di pari passo con i riconoscimenti ottenuti in Regno Unito e Stati Uniti.

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Sicurezza, proprietà dei dati e compliance delle comunicazioni interne

Messagenius vede così accelerarsi il proprio percorso di scaleup, grazie ad una proposta di valore che non ammette compromessi su sicurezza e proprietà dei dati: le imprese che adottano Messagenius nelle comunicazioni interne si garantiscono non solo uno strumento di messaggistica dedicato e istantaneo, ma anche la totale ed esclusiva proprietà delle conversazioni e delle chiavi di criptazione, direttamente sui propri server o su private cloud. A differenza dei più noti strumenti messaggistica, il team di Messagenius non può avere accesso alle conversazioni degli utenti.

“Analizzando il trattamento dei dati da parte delle app di messaggistica mainstream, si intuiva che per il superamento dei livelli di allerta sarebbe stato solo una questione di tempo” – afferma Simone Giacco, co-founder e Chief Technology Officer di Messagenius – “una sorta di bomba ad orologeria nelle comunicazioni enterprise. Va precisato che, ben prima di questo aggiornamento e al di là delle tutele di GDPR per gli utenti europei, usare WhatsApp nelle comunicazioni tra colleghi era già ritenuto improprio da tanti, non solo dagli addetti ai lavori dell’Information Security. La notizia di questi giorni pone invece una questione molto più ampia e seria: determinati software mainstream si sentono in condizione di dettare imposizioni discrezionali enormemente impattanti e, se messi sotto la lente, vari altri con posizionamento business ed enterprise, non gestiscono i dati secondo gli standard di sicurezza e riservatezza delle stesse aziende che ne sono utenti”.

Nelle interazioni tra colleghi, in azienda, gli scambi di know-how, proprietà intellettuale, segreti aziendali o dati di clienti sono all’ordine del giorno, ed è normale che sia così all’interno di perimetri che si presumono ben protetti. In tanti contesti lavorativi si è assistito alla diffusione del cosiddetto “shadow IT”, tecnologie non espressamente approvate dall’azienda ma comunque adottate o tollerate internamente. Un contributo determinante a questo fenomeno è venuto sicuramente dalla crescita esponenziale dei SaaS e dalle policy BYOD, acronimo di “Bring Your Own Device”, che consentono agli impiegati di utilizzare dispositivi personali per lavorare. È così che WhatsApp, caso emblematico, ha preso piede in molte aziende ed è così che, con la notizia di questi giorni, il mondo corporate è stato scosso dall’allarme.

Risorse Umane, IT, cybersecurity, comunicazione sono alcuni dei dipartimenti aziendali nei quali si è comprensibilmente diffuso il panico all’idea che migliaia di lavoratori in smart working affidino informazioni aziendali ad app che non esitano a deliberare unilateralmente cambiamenti tanto improvvisi quanto perentori.

Le cifre della crescita di Messagenius lo testimoniano: aumenta la consapevolezza, tra le aziende, sulla priorità che il trattamento dei dati necessita, soprattutto nell’adozione di software di uso quotidiano, come quelli di messaging e collaboration. Meglio evitare che il prossimo battito d’ali di una farfalla provochi un nuovo uragano, questa volta devastante, sulla sicurezza delle comunicazioni aziendali.