Un anno per studiare e pensare a nuovi prodotti, ma non solo

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Luciana Gomez, founder di MYIN, racconta come si può riuscire a fare a meno perfino dello storytelling

Passare allo smart working con un background intriso di coworking non è come schiacciare un interruttore. Perché, anche se “il nostro è uno smart working funzionale” – spiega Luciana Gomez, founder di MYIN – “abbiamo dovuto fare a meno di tutto quanto la condivisione di idee e di spazi possa regalarci”. Interrogarsi sulla possibilità di aver adottato a suo tempo ipotetiche soluzioni differenti non ha più senso. Conviene piuttosto focalizzarsi su cosa le restrizioni dovute a provvedimenti di contenimento dell’epidemia abbiano potuto portare ad un ambito che, sulla carta, poteva figurare tra i più colpiti. Ma che forse non lo è.

Le voci di spesa hanno subito modifiche evidenti nel corso del 2020: “per quanto ci riguarda abbiamo di fatto azzerato le spese destinate agli eventi, sia eventi “nostri” che sotto forma di partecipazione ad eventi altrui, ridotto i costi relativi a viaggi e spostamenti, ma abbiamo investito significativamente sul fronte digital”. Si tratta di una novità? Forse no spiega Gomez, che fotografa così la crescita del fronte digital nel settore: “credo la pandemia non abbia generato delle novità del nostro settore, quanto piuttosto abbia solo accelerato un trend già in fieri”.

Quindi il 2020 si chiude senza portarsi dietro nulla di nuovo? “Assolutamente no” ci racconta la fondatrice di MYIN. Che cerchia in rosso una rinnovata modalità delle relazioni con i clienti finali insieme ad una rivisitazione del concetto – e dell’importanza – della formazione. “Non mi era mai capitato di non incontrare persone con cui ho costruito ormai rapporti di lavoro stabili”. Quindi, le modalità di interazione a distanza sono state superate senza troppi intoppi, pur limitando, per forza di cose, alcuni ingredienti fondamentali del modello di business di MYIN, vale a dire lo storytelling. Inteso, nella fattispecie concreta, come la capacità di raccontare la parte emotiva e tattile di mobili “sartoriali” come quelli pensati da Luciana Gomez. Sorpresa positiva, invece, il discorso che ruota intorno alla formazione, più ricca, più articolata e migliore rispetto alle esperienze precedenti. “Una formazione digitale, ben fatta, che fa rimpiangere solo fino ad un certo punto l’interattività che viene meno”.

Quello che è venuto meno, per forza di cose, è stata parte del volume di business. Ma con una riflessione interessante. Partiamo da un dato, vale a dire dall’analisi dei carrelli abbandonati sull’e-commerce di MYIN. “Non abbiamo sofferto per i prodotti di più alto livello, la flessione c’è stata per le fasce più economiche. Seguendo di fatto un trend che va avanti ormai da anni e che quindi la pandemia non ha modificato” spiega Gomez.

E a proposito di prodotti, nelle prossime settimane prenderanno forma un paio di novità che presenteremo ai nostri clienti che già ci conoscono – ma anche ad una fascia di possibili nuovi acquirenti – grazie alla nuova collaborazione con Design Italy. “Per la prima volta penseremo a composizioni tra prodotti diversi (non più solo “singoli”) rivolte al mondo living – librerie e pareti attrezzate – offrendo allo stesso tempo un servizio di progetto e consulenza ad hoc” conclude Luciana Gomez.