I 4 ostacoli all’innovazione in Italia

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Quali sono gli ostacoli per le imprese che vogliono intraprendere un progetto innovativo in Italia? Per rispondere a questa domanda,Officine Innovazione, società di Deloitte specializzata in innovazione, ha condotto un’indagine con la collaborazione del network di SMAU su più di 130 aziende – tra cui startup, PMI e Corporate – che hanno sviluppato un progetto innovativo sul territorio italiano.

Secondo i risultati della survey, la fase di ideazione/progettazione risulta il momento chiave di qualsiasi progetto innovativo. Dal campione analizzato emerge che, per superare questa fase, bisogna superare 4 principali ostacoli: definizione del modello di business, comprensione dei bisogni del mercato, gestione delle risorse finanziarie e creazione di un network.

  1. Business model efficace
    Quasi 1 azienda su 2 (46%) ha fatto emergere come primo ostacolo la definizione di un business model efficace. Un ostacolo che si rivela ancor più decisivo per le PMI e le grandi aziende, in cui la percentuale di rispondenti sale quasi al 60%. Senza un business model chiaro è difficile riuscire a rendere scalabile la propria idea e trasformarla in un business remunerativo. Il modello di business è una componente chiave nel determinare la ricezione della propria proposta di valore complessiva. A volte le aziende non investono sufficiente tempo e risorse nella sperimentazione e analisi del proprio piano.
  2. Comprensione dei bisogni del mercato
    In altri casi invece, il problema risiede proprio nell’idea o nel prodotto stesso. La qualità di un’idea o di un prodotto si misura dalla sua capacità di risolvere un bisogno del mercato. Vendere un prodotto che non serve, che non soddisfa alcuna esigenza concreta del proprio mercato potenziale è il primo motivo per cui un’azienda fallisce, come sottolineato da 1/3 dei rispondential sondaggio di Deloitte. Utilizzare un approccio scientifico può aiutare a comprendere i bisogni dei propri clienti e orientare lo sviluppo del prodotto o servizio.
  3. Gestione delle risorse finanziarie
    Il terzo elemento ostacolante per superare la fase di ideazione e progettazione è la gestione delle risorse finanziarie, come confermato dal 29% del campione. Questo fattore viene meno in una grande impresa, mentre spesso è vitale per una startup. Nella fase iniziale è importante saper gestire le risorse a disposizione, essere flessibili, pronti a cambiare e reagire per tempo in modo da rispondere prontamente alle nuove esigenze cercando di ottimizzare le risorse a disposizione. Per quanto le grandi aziende abbiano meno problemi nel reperire fondi, molto spesso tendono a spendere molto più del dovuto a causa di una mancanza di flessibilità interna che allunga i processi interni e comporta maggiori spese rispetto ad una startup.
  4. Creazione di un network
    Infine, il 35% del campione ha riscontrato il bisogno di creare un network, ossia creare le giuste connessioni per accedere alle risorse, umane e finanziare, e trovare dei partner chiave per guidare lo sviluppo del proprio prodotto e l’accesso al mercato. Il bisogno di un network consolidato, come mostra il sondaggio, si intensifica una volta superata la fase iniziale. E se non si riesce a soddisfarlo, sarà difficile stringere quelle relazioni che permettono di far crescere il proprio progetto innovativo.

Francesco Iervolino, partner di Deloitte e Co-lead di Officine Innovazione, ha commentato: “Non sono solo le startup a dover attraversare la cosiddetta valle della morte, ossia quella fase di difficoltà finanziaria che si colloca dopo la prima fase iniziale e prima dell’ingresso nella fase di crescita strutturata. E anche l’idea secondo cui le prime fasi di un progetto innovativo sono sempre le più delicate non vale solo per le piccole imprese innovative. Dal nostro osservatorio privilegiato, infatti, abbiamo potuto rilevare come queste complessità siano intrinseche a ciascun progetto innovativo, a prescindere che sia sviluppato da una startup, da una PMI o da una grande azienda consolidata. E per quanto sia opinione comune che una grande azienda abbia le risorse economiche per sviluppare un progetto, spesso non si tengono in considerazione i vincoli e le strutture organizzative complesse che una corporate tende ad avere rispetto ad una startup, che comportano una minor flessibilità e adattabilità dei processi”.

Il ritardo italiano sull’Open Innovation

Come emerso dall’indagine di Deloitte, al di là dei singoli ostacoli, per sviluppare un progetto imprenditoriale, sia per una startup o per una grande azienda, occorre accantonare la vecchia mentalità del “tutti contro tutti” e lasciare spazio alla cooperazione fra imprese, alla collaborazione e alle partnership, in una logica di Open Innovation.

Questo modello di innovazione sfrutta in maniera complementare idee e risorse interne, insieme a strumenti e competenze provenienti dall’esterno, in particolare da università, centri di ricerca, startup, innovation hub e incubatori/acceleratori, tenendo in considerazione anche canali alternativi al proprio business, creando connessioni solite verso l’intero ecosistema. Si instaura così un circolo virtuoso in cui il Trasferimento Tecnologico avviene in maniera più efficace, unendo il mondo della ricerca e dell’innovazione con il mercato di sbocco.

L’adozione di questo paradigma può portare diversi vantaggi che aiutano le imprese a superare gli ostacoli precedentemente citati: riduzione dei rischi nei progetti di innovazione per l’adozione di processi già avanzati, riduzione dei costi di Ricerca & Sviluppo per il ricorso a soluzioni già sviluppate, adozione di nuovi trend tecnologici per una migliore interazione con l’ecosistema degli innovatori, identificazione di nuove opportunità di business per una più aperta visione. Solo così i progetti innovativi, avviando nuove formule di collaborazione, potranno migliorare la propria velocità, aumentare le opportunità di innovazione, accrescere le proprie competenze e sperimentare nuovi modelli di business.