Espandere la propria attività oltre i confini UE: i consigli per gli ecommerce italiani

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Il tessuto imprenditoriale italiano, fatto principalmente di piccole e medie imprese, rappresenta l’eccellenza del Made in Italy e il trend sempre più in crescita dell`export, motore dell’economia del Bel Paese in questi anni, ne è l`espressione tangibile. Tuttavia, spesso, l’accesso ai mercati internazionali non è un passaggio privo di difficoltà per le PMI, anche a causa di fattori dimensionali delle imprese italiane, e ciò può limitare la possibilità di cogliere opportunità su molti mercati. L’e-commerce può fornire una soluzione a questi limiti strutturali” dichiara Duarte Libano Monteiro, Direttore Regionale Sud Europa di Ebury

Nel 2020 si stima che abbiano abbassato definitivamente la serranda oltre 390 mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato, contro 85.000 nuove aperture, per una flessione in questo segmento di mercato pari a -11,3%. Al contrario, le aziende che si sono registrate al Registro imprese con codice ATECO relativo al commercio online sono 10.467, con una crescita pari al 50%, contro il 20% dell’anno precedente.  Il 2020 ha registrato, però, una diminuzione complessiva dell’export italiano del 9,7%, il peggior risultato dal 2009. Per quest’anno è prevista, invece, una crescita del 9,3% e si stima che il digitale e l’e-commerce abbiano un ruolo di grande rilevanza. I dati rivelano, inoltre, che a fine 2020 le aziende e-commerce italiane che vendevano all’estero erano il 49%, mentre il 51% vendeva solo sul territorio nazionale.

Alcune delle principali barriere all’apertura del proprio business ai Paesi extra UE sono, indubbiamente, legate al fatto che il commercio internazionale espone le imprese alla volatilità dei mercati delle valute, sia per l’export che per l’import; un pericolo per gli utili è rappresentato in particolare dai rischi di cambio. Data la specificità dei singoli casi, è sempre consigliabile per gli ecommerce, e in generale per le PMI, rivolgersi a società specializzate al fine di elaborare una strategia completa di gestione dei rischi. Si potranno allora identificare le eventuali esposizioni ad un rischio di cambio e altri parametri di cui tenere conto, tra cui la contabilità, la fatturazione, il sistema degli incassi, ma anche le conoscenze finanziarie dell’interlocutore e la sua sensibilità ai prezzi ed alle fluttuazioni del mercato.

Sebbene ci siano variabili geopolitiche al di fuori del controllo delle PMI, rivolgersi a una fintech specializzata in questo settore offre delle opportunità importanti per portare il proprio business oltreconfine:

  • si può usufruire, ad esempio, di soluzioni di finanziamento attraverso linee di credito a medio termine, questo consente di migliorare il processo di approvvigionamento con i propri fornitori e di incassare il saldo il giorno dopo la vendita. La possibilità di essere supportati con il capitale circolante, sia nei rapporti con i propri fornitori, sia durante le vendite, garantisce alle aziende di avere adeguati flussi di cassa per far crescere l’attività di e-commerce a livello internazionale;
  • attraverso le piattaforme transfrontaliere si possono ricevere fondi nella propria valuta locale per risparmiare sui tempi di transazione e sulle commissioni di conversione, mitigando al contempo il rischio di cambio sia per le aziende sia per i loro fornitori;
  • si possono, inoltre, stipulare assicurazioni sul tasso di cambio e pianificare la migliore strategia per eliminare l’incertezza e conoscere esattamente i costi delle operazioni internazionali.

“Ci sono numerosi elementi da considerare quando ci si approccia ad un mercato estero; tra questi, i fattori citati precedentemente rappresentano suggerimenti utili per evitare alcuni degli errori più comuni, che possono condurre ad un’erosione dei margini aziendali, e consentono di ridurre il grado di incertezza legato ad un approccio a mercati diversi dal nostro” conclude Duarte Libano Monteiro, Direttore Regionale Sud Europa di Ebury.