L’inflazione italiana al livello più alto da novembre 1995

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La stima preliminare dell’Istat, vede a febbraio l’inflazione al consumo al 5,7% A/A (dal 4,8% in Gennaio). Così come nel recente passato, la determinante principale è la componente energetica, trainata in questo caso dai prezzi dei beni energetici non regolamentati.  I dati dell’Istat mostrano che la somma della componente regolamentata e di quella non regolamentata spiga i due terzi della variazione tendenziale dei prezzi. Le altre componenti che nel corso degli ultimi mesi hanno registrato con regolarità un’accelerazione sono gli alimentari ed alberghi e ristoranti.

Per il momento, le pressioni cumulate dei prezzi dell’energia dei mesi scorsi hanno avuto un impatto limitato sull’inflazione di fondo. Questa, che esclude alimentari freschi ed energia, due componenti intrinsecamente volatili, è salita all’1,7% (dall’1,5% in gennaio). Tipicamente, una significativa accelerazione dell’inflazione di fondo richiederebbe un’accelerazione della dinamica salariale, che non si è ancora manifestata. A gennaio 2022 le retribuzioni orarie contrattuali crescevano a un tasso annuo dello 0,6%, che non è mutato per tutto il 2021.

Gli sviluppi dei prezzi energetici dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina sembra possibile che le tensioni sui prezzi dei beni energetici regolamentati possano continuare anche in Aprile, sia pure parzialmente compensate dalle misure di sostegno varate dal governo. C’è un rischio significativo che l’inflazione resti al di sopra del 5% per tutto il primo semestre, durante il quale l’inflazione di fondo potrebbe ancora salire gradualmente. La misura in cui le pressioni sui prezzi degli input si potranno trasferire a valle dipenderà anche da quanto severo sarà il rallentamento economico nel corso del primo trimestre dell’anno. Al momento ci aspettiamo che a determinare il rallentamento siano soprattutto i consumi delle famiglie, che stanno subendo una compressione del reddito disponibile in termini reali. Tuttavia, se le imprese dovessero continuare ad assistere ad una compressione dei margini anche la componente investimenti potrebbe soffrire.

Il governo sta ora valutando misure di breve termine per attenuare la vulnerabilità italiana dovuta ad un energy mix sfavorevole e ad una forte dipendenza dalla Russia per gli approvvigionamenti di gas (il 40% delle importazioni italiane di gas naturale proviene dalla Russia) e lo sta facendo su più fronti. Sul fronte esterno sta valutando la possibilità di aumentare i volumi importati di gas algerino su quello interno sta considerando la possibilità di ripristinare l’operatività delle centrali a carbone, attualmente solo parzialmente attive o in via di dismissione. Notizie di stampa indicherebbero che le scorte nazionali di gas siano sufficienti a soddisfare la domanda per tutta la stagione fredda anche in caso di una sospensione delle forniture russe. Tuttavia una profonda revisione della strategia energetica nazionale sembra a questo punto inevitabile.