Startup: gli errori più comuni da evitare quando ci si presenta agli investitori
Gli investimenti in Venture Capital in Italia nel 2021 hanno raggiunto e superato la soglia del miliardo di euro, toccando i 1.243 milioni di euro (+118% rispetto ai 569 milioni di euro del 2020) con circa 334 deal (rispetto ai 111 dell’anno precedente); nel primo trimestre del 2022 i dati dell’Osservatorio Trimestrale sul Venture Capital in Italia di Cross Border Growth Capital e Italian Tech Alliance hanno registrato un incremento del 35% rispetto al 2021, con 54 round di finanziamento per un totale di 420 milioni di euro, soprattutto nei settori Fintech, Food e Life science: il secondo miglior risultato degli ultimi cinque anni. I dati raccolti dal Ministero dello Sviluppo Economico nel Report Dati Startup innovative e PMI del quarto trimestre 2021 confermano la forte tendenza all’investimento sull’innovazione.
Raccogliere investimenti per la propria startup è una delle sfide più complesse che un imprenditore debba affrontare: seppur rilevante, non è solo una questione di network: è necessario conoscere tutti gli elementi che possano dare fiducia al pool di investitori per non mettere a rischio l’intera operazione di funding.
Ecco alcuni consigli e i principali errori da evitare:
- Chiedere di siglare un NDA prima di condividere le informazioni con l’investor
Oltre a rappresentare un carico amministrativo, la maggior parte degli investitori early stage non firma accordi di riservatezza. Richiedere di firmare un NDA può essere interpretato come un segnale di sfiducia: non pensi possa rappresentare un ostacolo prima di poter entrare in contatto con l’investitore? - Non conoscere il target a cui ci si rivolge
Fai i compiti a casa: gli investitori che incontrerai sono membri di un network di angel? Qual è il loro background? Investono nel tuo settore di attività? Quali investimenti aziendali hanno fatto in passato? Quale è il loro budget medio investito? Sapere in anticipo chi è il tuo interlocutore faciliterà l’incontro e ti dirà con molta probabilità se è adatto alla tua startup. - Non puntare sul team
Gli investitori non mettono i loro soldi solo sull’idea ma anche sul team, uno dei primi aspetti per valutare un potenziale investimento è, quindi, il modo in cui le persone della squadra lavorano insieme e, non da ultimo, la relazione interna: se un team appare disgregato difficilmente attirerà l’interesse dei finanziatori. - Dire che non hai concorrenza
C’è sempre concorrenza, sia diretta che indiretta, in alternativa qualcuno sta fornendo una soluzione sostitutiva. L’analisi dei competitor mostrerà che hai una comprensione del mercato, al contrario il segnale può essere quello di un’analisi poco approfondita. - Presentare un piano finanziario poco ambizioso o irrealistico
Gli investitori vogliono puntare su idee ambiziose e aziende che possano crescere in modo significativo, su scala internazionale; è meglio evitare di presentare proiezioni fossilizzate sui due estremi – troppo a ribasso o troppo a rialzo – difficili da argomentare, vincolate al solo contesto nazionale e che non rispecchierebbero il reale potenziale di crescita. Bisogna, inoltre, presentarsi con una strategia go-to-market: gli investitori hanno bisogno di vedere la risposta a un’esigenza di mercato (o almeno di una nicchia di mercato). E, in generale se sei alla prima raccolta, non presentare un piano finanziario a 5 anni, nemmeno a 3 anni. 18 mesi è più che sufficiente. - Presentarsi senza un elevator pitch ben preparato
Bisogna sempre presentarsi davanti a un potenziale investitore con un discorso chiaro e conciso relativo all’idea di business, alle potenzialità di crescita, anticipando le domande difficili che potresti ricevere e spiegando come investirai il capitale richiesto: poche slide ed esposte in modo lineare, coerente e con una buona capacità narrativa. - Presentarsi senza una Demo
Bisogna sempre avere a portata un prototipo o una demo funzionante del prodotto: darà un’idea precisa ed efficace di ciò che hai intenzione di fare.