Casse di previdenza, le considerazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio

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In una specifica audizione parlamentare sulla delega fiscale l’Ufficio parlamentare di bilancio ha commentato anche le disposizioni sulle Casse privatizzate. Attualmente tali Enti previdenziali scontano l’aliquota di imposta ordinaria del 26 per cento sui redditi da capitale effettivamente realizzati, che diviene il 12,5 per cento se i redditi derivano da titoli di Stato o equiparati. Il DDL delega prevede che, fermo restando l’applicazione del regime sostitutivo, l’aliquota venga ridotta.

La ragione può essere ricondotta al fatto che le Casse hanno come finalità istituzionale l’erogazione agli iscritti delle pensioni del primo pilastro che sono meritevoli di un trattamento agevolato, come del resto avviene per le pensioni erogate dall’INPS e, sia pure su un piano diverso, per quelle erogate dalla previdenza complementare.

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L’Upb sottolinea, dopo ampia disamina del confronto con il sistema INPS e la previdenza complementare, come per valutare il trattamento fiscale delle Casse non siano sufficienti semplici confronti né con la fiscalità delle gestioni dell’INPS del primo pilastro (l’AGO), né con quella delle forme di previdenza del pilastro complementare.

Le peculiarità del trattamento fiscale delle Casse dipendono da proprie scelte istituzionali e gestionali autonome e dalla natura ibrida che, allo stato attuale, racchiude contemporaneamente elementi del primo pilastro e di quello complementare. Esse potrebbero essere più agevolmente superate qualora le Casse decidessero di separare la gestione del primo pilastro, con calcolo delle pensioni basato su parametri nozionali e finanziamento a ripartizione (come nell’AGO), da quella di un pilastro complementare rispondente alle stesse regole dei fondi pensione di diritto italiano e, di conseguenza, ammesso agli stessi benefici fiscali senza dubbi di duplicazioni di imposizione.

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La separazione aiuterebbe anche ad affrontare meglio le sfide più importanti che le Casse hanno davanti e, in particolare, la riduzione in corso nelle platee degli iscritti e l’adeguatezza prospettica degli assegni pensionistici e dei tassi di sostituzione a fronte di aliquote contributive significativamente più basse di quelle in vigore nell’AGO. Nonostante il totale del loro attivo patrimoniale, valutato a prezzi correnti, appaia in crescita, l’universo delle Casse è interessato, già da tempo, da processi di deterioramento degli indici di dipendenza (rapporto tra pensionati e iscritti), che si riflettono sulle coperture patrimoniali (saldo tra contributi e prestazioni in percentuale dell’attivo patrimoniale) e sugli equilibri di bilancio a medio-lungo termine. Sono quegli stessi processi che nel 2022 hanno determinato l’incorporazione nell’INPS dell’INPGI-AGO33. Ciò riproduce su scala settoriale e categoriale criticità più ampie proprie dell’intero sistema previdenziale. È necessario quindi affrontarle sul piano strutturale e della ricomposizione di strumenti e regole.