La FED alza i tassi di 25 punti base. Continua la debolezza del dollaro

Michele Sansone, Country Manager di iBanFirst in Italia -
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La riunione della FED di ieri non rappresenta una svolta nel breve e medio termine. Circa l’85% degli operatori di mercato si aspettava un rialzo di 25 punti base al 5,00-5,25% e così è stato. La decisione politica principale era già stata prezzata dal mercato. In linea con il consenso, inoltre, la FED ha aperto la porta a una possibile pausa nei rialzi e una simile guidance sui tassi è coerente con le pause del passato. Senza troppa sorpresa, la FED è riluttante a menzionare qualsiasi taglio dei tassi, mentre il consenso di mercato prevede ancora un primo taglio nel novembre 2023. Si tratta di una prospettiva lontana nella politica monetaria.

Prospettive negative per il dollaro americano

La crisi bancaria che ha visto decine di banche regionali in dissesto, e l’incertezza sul tetto del debito, peseranno negativamente sul dollaro americano nel breve termine. Altre banche dovranno essere salvate. Sulla base dei CDS e dell’andamento delle azioni, il mercato ritiene, a torto o a ragione, che PacWest Bancorp sarà la prossima banca regionale a fallire.

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Inoltre, i negoziati tra il Congresso e la Casa Bianca sul tetto del debito sono piuttosto difficili. Se il tetto del debito non verrà innalzato il 1° giugno, gli Stati Uniti andranno in default, ma si tratta di uno scenario altamente improbabile. Il tetto del debito è stato innalzato 78 volte dal 1960 e 20 volte dal 2001 e ci si aspetta che il Congresso autorizzi questo aumento poco prima della scadenza. Nel frattempo il dibattito politico attorno a questa vicenda sarà probabilmente un altro fattore negativo per il dollaro americano. La debolezza del dollaro continuerà. Ribadiamo la nostra tesi rialzista sull’euro e sulla sterlina. Il cross GBP/USD è a galla con una forte inclinazione rialzista. Non saremmo sorpresi se nelle prossime settimane raggiungesse il livello di 1,27.

L’attuale scenario dell’euro

Le aspettative di un aumento dei differenziali dei tassi tra le due sponde dell’Atlantico continueranno a far salire l’euro. Altri fattori spingono la moneta unica, come la bilancia commerciale strutturalmente positiva dell’Eurozona, il flusso di capitali provenienti dagli Stati Uniti verso il continente europeo, la mancanza di frammentazione monetaria tra Nord e Sud e il basso rischio di credito (Portogallo e Grecia beneficiano di condizioni di credito più allentate rispetto a tutti gli altri Paesi con rating BBB/BB, per esempio). L’aspetto forse più sorprendente è che l’euro è visto come una copertura contro la recessione degli Stati Uniti da parte di operatori e investitori istituzionali. Si tratta di un fenomeno atipico, ma questo rafforza la nostra opinione che la coppia EUR/USD potrebbe raggiungere un picco di 1,15 quest’anno.

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