Investire nell’IA generativa? La strada più breve passa per Big Tech

Ido Caspi, Private Markets Research Analyst di Global X -

La rapida espansione dell’IA generativa è il tema dominante del 2023. Le Big Tech in questo senso sono in prima linea ma, nonostante dispongano già di modelli linguistici proprietari, questi in genere sono strutturati in modo orizzontale, e dunque inadatti a fornire prestazioni su compiti più specializzati. Questo crea interessanti opportunità per startup di IA come Anthropic, Cohere, Hugging Face e altre.

D’altro canto, le mosse delle Big Tech negli ultimi mesi hanno già mostrato quali siano le loro reali ambizioni in questo campo. Come vedremo, per gli investitori interessati a esporsi alle start up più promettenti dell’IA generativa, i titoli di Microsoft, Amazon e le altre rappresentano la modalità di accesso più immediata. Vediamo perché.

Microsoft: la scommessa su OpenAI

Nel gennaio 2023, OpenAI ha raccolto nuovi capitali con una valutazione di 29 miliardi di dollari. Questo l’ha resa non solo la più grande startup della categoria AI, ma anche la sesta azienda privata di maggior valore negli USA. Per il 2024, OpenAI prevede un fatturato di 1 miliardo di dollari.

Microsoft, che ha investito per la prima volta in OpenAI nel 2019, ha rafforzato il rapporto a gennaio con un investimento di 10 miliardi di dollari e una partnership per diventare il fornitore esclusivo di cloud di OpenAI. Microsoft riceverà il 75% dei profitti fino al recupero dell’investimento, seguito dal 49% dei profitti successivi, fino a un certo tetto. Potrà inoltre potenziare i propri prodotti, come Bing, GitHub Copilot e Office, differenziando Azure dai suoi concorrenti come fornitore leader di infrastrutture cloud di intelligenza artificiale.

Alphabet: iniziative interne e partnership con Anthropic

Gli sforzi interni di Alphabet in ambito IA includono Bard, il chatbot di Google basato sul Language Model for Dialogue Applications (LaMDA) e Magi, un progetto volto a migliorare le capacità matematiche, di codifica e logiche di Google Search attraverso la tecnologia Pathways Language Model (PaLM). In termini di partnership, Alphabet ha scelto di puntare su Anthropic, fondata nel 2021 da ex ricercatori di OpenAI, che ha creato Claude, il generatore di testo simile a ChatGPT rilasciato a gennaio.

Anthropic si differenzia dalla concorrenza concentrandosi sulla sicurezza dell’IA, con l’obiettivo di creare sistemi di IA più affidabili, prevedibili e controllabili. L’azienda prevede di raccogliere altri 5 miliardi di dollari nei prossimi due anni per sviluppare un modello di frontiera che dovrebbe essere 10 volte più capace delle AI più potenti di oggi. A febbraio, Google ha rivelato di aver investito 300 milioni di dollari in Anthropic, acquisendo una partecipazione del 10%. Come per OpenAI e Microsoft, Anthropic acquisterà risorse di cloud computing in una partnership preferenziale con Google Cloud, che a sua volta svilupperà dei processori che Anthropic utilizzerà per l’addestramento dei propri modelli di IA.

Amazon: piattaforma unica, con partnership di terze parti

Nell’aprile 2023, Amazon Web Services (AWS), il più grande fornitore di cloud computing al mondo, ha presentato Bedrock: una piattaforma che consente alle aziende di creare applicazioni basate sull’IA generativa attraverso modelli preaddestrati da startup di terze parti, tra cui Stability AI, AI21 Labs e Anthropic, oltre a Titan foundation models, i modelli addestrati internamente da AWS.

Ma Amazon aveva iniziato a collaborare con startup di IA generativa già da prima del lancio di Bedrock: ad esempio, Stability AI, creatrice di Stable Diffusion, un generatore di immagini open-source, ha fatto di AWS il suo cloud provider per migliorare i suoi modelli di IA. In previsione della crescita futura, probabilmente legata alla partnership con AWS, Stability AI starebbe cercando di ottenere un nuovo round di finanziamenti con una valutazione di 4 miliardi di dollari, quadruplicata rispetto alla valutazione dell’azienda nell’ottobre 2022.

Apple e Meta ballano da sole

Apple non è certo l’ultima arrivata nell’IA. L’azienda ha fatto la sua prima scommessa già nel 2010, quando ha acquisito il team che ha progettato Siri per circa 200 milioni di dollari. Gli assistenti per smartphone hanno deluso e alcuni dei concorrenti hanno superato Apple, ma l’azienda di Cupertino non è in ritardo nella corsa all’IA generativa. Prevediamo che gli sforzi di Apple in materia di IA saranno soprattutto interni, testati e perfezionati sulle proprie applicazioni mobile.

Anche Meta sembra voglia concentrarsi sulla creazione di tool interni. L’azienda ha recentemente costituito un team di IA generativa e ha lanciato diversi framework open-sourced come LLaMA, il proprio modello linguistico di IA, e il Segment Anything Model (SAM), in grado di identificare anche oggetti non incontrati durante l’addestramento. Allo stesso tempo, Meta prevede di lanciare strumenti di IA generativa che consentano alle aziende di produrre adv personalizzate per diversi pubblici target entro il 2023.

Conclusione

La lotta per la leadership nell’IA generativa è destinata a continuare: per mantenere la loro posizione dominante nel cloud computing e difendersi dall’attacco delle start up più innovative, i player delle Big Tech stanno rendendo facilmente accessibili i loro modelli e stanno investendo e collaborando con le startup che costruiscono applicazioni specializzate. Per gli investitori che cercano di esporsi alle principali aziende private di IA generativa, le Big Tech offrono quindi un’esposizione adeguata attraverso le loro partnership e acquisizioni. Inoltre, dato il comprovato track record di Big Tech nell’implementazione e diffusione di nuove tecnologie, l’esposizione all’IA generativa attraverso di esse può essere considerata anche come meno rischiosa.