L’Italia alla prova del PNRR: implementazione e impatti

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Negli ultimi 12 mesi, l’Italia e l’Europa hanno affrontato forti turbolenze a livello politico, economico e sociale causate dalla crisi in Ucraina e dai relativi risvolti a livello di crisi energetica e inflazione per famiglie e imprese. In questo contesto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è entrato nel vivo della fase implementativa, potendo svolgere quindi un ruolo propositivo nell’accelerare i processi trasformativi all’insegna di transizione verde, digitalizzazione e inclusione.

L’attuale congiuntura internazionale si caratterizza non solo per la coesistenza di rischi vecchi e nuovi, ma anche per la creazione di una finestra di opportunità unica, per l’Italia e per le sue aziende, di costruirsi un posizionamento di leadership industriale e tecnologica in un panorama internazionale in rapida evoluzione, di cui il PNRR rappresenta solo l’espressione più evidente. In questo contesto, è essenziale cogliere tutti gli elementi di uno scenario in rapidissimo cambiamento, identificando le principali tendenze geopolitiche, macroeconomiche e le relative declinazioni per famiglie, imprese e investitori.

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In particolare, quali gli effetti della crisi in Ucraina per l’Italia a oltre 15 mesi dallo scoppio e quali le possibilità future? Quali i risvolti economico e sociali di politica monetaria e quali gli avanzamenti sull’implementazione del PNRR? Si è discusso di questo durante la quarta edizione del Forum dell’Advisory Board Amundi Italia organizzato da The European House – Ambrosetti, tappa finale di un percorso di riflessione la cui ultima edizione è iniziata a dicembre 2022.

L’evento è stato anche l’occasione per presentare i risultati della seconda edizione dell’Amundi Sustainable Future Indicator, elaborato da The European House – Ambrosetti con l’obiettivo di analizzare in chiave multidimensionale l’impatto del PNRR su società, ambiente ed economia, in sinergia con il quadro metodologico dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite. Elaborato nel contesto di ripresa post pandemica, l’indicatore risulta oggi un prezioso strumento per analizzare e prevedere gli ambiti socio-economici-ambientali maggiormente
impattati dalla crisi in Ucraina.

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Nella classifica dell’Amundi Sustainable Future Indicator, l’Italia ha guadagnato due posizioni rispetto allo scorso anno, posizionandosi al 23esimo posto sui 27 Paesi membri dell’Unione Europea. L’Italia ha una performance deludente in campo economico: 26° nel SDG 8 “buona occupazione e crescita economica”; 24°
nel SDG 9 “industria, innovazione e infrastrutture” e 27° nel SDG 5 “parità di genere”. Il Paese non ha un buon posizionamento nel SDG 4, quello legato all’istruzione, un SDG che più di altri può essere considerato una proxy per misurare il successo futuro di un Paese. Nondimeno, l’Italia ha alcune eccellenze su cui costruire una leadership a livello europeo e sulla quale fare leva per crescere: si posiziona al 2° posto in Europa nel SDG 2 “sconfiggere la fame”; al 3° nel SDG 3 “salute e benessere”; al 4° nel SDG 12 “consumo e produzione responsabili”.

L’indicatore nasce dall’esigenza di misurare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non solo in termini di avanzamento rispetto alla tabella di marcia concordata con la Commissione, ma anche rispetto agli impatti concreti sul tessuto economico ambientale europeo. Visti gli obiettivi di transizione verde, digitalizzazione e inclusione che si pone il Next Generation EU, il semplice PIL ne risulterebbe una metrica inadeguata alla misurazione, e risulta invece necessario dotarsi di uno strumento analitico più completo e raffinato. L’indicatore utilizza quindi come chiave di lettura multidimensionale quella dei 17 SDGs, che rappresentano un elemento di programmazione economico-sociale di lungo periodo dell’Unione Europea e della comunità internazionale, nonché un impianto metodologico consolidato.

Valerio De Molli, Managing Partner e Ceo, The European House – Ambrosetti, ha dichiarato: “Il PNRR si pone l’obiettivo non solo di accelerare la ripresa post-pandemica dell’Italia e dell’Europa, ma anche e soprattutto di accelerare la transizione verde, la digitalizzazione e l’inclusione sociale del Paese. In questo senso, il suo successo non può essere catturato da semplici variabili numeriche come il PIL, né dalla semplice tabella di marcia di avanzamento. Per questa ragione l’anno scorso con Amundi abbiamo lanciato il Sustainable Future
Indicator, uno strumento analitico per misurare nel medio periodo gli impatti del PNRR e delle altre politiche pubbliche sulla società italiana ed europea, identificando con precisione progressi ed eventuali rallentamenti sulla strada delle transizioni gemelle e supportare le scelte di policy ed investimento.

I risultati della seconda edizione dell’indicatore mostrano un miglioramento del nostro Paese, che passa dalla 25esima alla 23esima posizione ma, purtroppo, a una velocità ancora troppo bassa per recuperare il gap con le economie leader del continente”.

Cinzia Tagliabue, Head of International Partner Networks Division di Amundi e Presidente di Amundi SGR, ha affermato: “L’Amundi Sustainable Future Indicator individua alcuni punti di forza dell’Italia rispetto ad alcuni SdG che riguardano l’individuo, il suo benessere psico-fisico e il suo ruolo di consumatore responsabile. Su questi punti di forza è necessario continuare a lavorare per rafforzare la leadership italiana rispetto agli altri paesi europei, senza trascurare gli elementi sui quali è necessario intervenire per recuperare il ritardo accumulato”.

Gabriele Tavazzani, CEO di Amundi SGR, ha concluso: “Amundi come leader europeo dell’asset management, e terza società di gestione in Italia, può mettere a disposizione del nostro Paese la sua esperienza nella selezione degli investimenti e nella valutazione dei rischi integrata dai nuovi criteri di sostenibilità, per garantire un’attuazione efficace del PNRR. Collaborando con gli altri stakeholder coinvolti dal Piano, settore pubblico e PMI, possiamo contribuire ad una migliore selezione dei progetti di sviluppo ed al monitoraggio della loro esecuzione, massimizzando così l’allocazione efficiente delle risorse a disposizione e favorendo allo stesso tempo il trasferimento del risparmio degli italiani verso gli investimenti produttivi con una ricaduta positiva sulla crescita del nostro paese. Non ultimo, alla luce dell’attuale contesto macroeconomico e degli impatti sule imprese della transizione energetica, gli investitori dovranno ripensare l’asset allocation strategica dei loro investimenti. In particolare gli investimenti in asset reali (Private equity e Private debt) tramite gli Eltif di nuova generazione avranno un ruolo determinante come strumenti di protezione contro inflazione e volatilità”.

Questi ed altri temi sono stati approfonditi oggi. Durante la prima parte dell’evento, moderato da Silvia Berzoni (Class CNBC), si è parlato dello scenario geopolitico grazie ai contributi di Mario Mauro (già Ministro della Difesa, Advisor Scientifico del progetto); degli impatti della crisi inflattiva su banche centrali, imprese e investitori con Fabio Massoli (Chief Financial Officer, Cassa Depositi e Prestiti); Maria Cannata (Presidente, MTS; già Capo della Direzione del Debito Pubblico nel Dipartimento del Tesoro; Advisor Scientifico del progetto) e con Stefano Neri (Capo del Servizio Congiuntura e Politica Monetaria, Banca d’Italia). Si è inoltre ragionato dell’implementazione e degli impatti del PNRR con Enrico Giovannini (Direttore scientifico, ASVIS; già Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile; Principal Expert, The European House – Ambrosetti), Giovanna
Iannantuoni (Rettrice, Università degli Studi Milano-Bicocca, Advisor di progetto) e Alessandro Morelli (Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri).