Green Window Dressing: dati ESG ammorbiditi dai fondi. Anche Morningstar cade nella trappola?
Qualche mese fa è uscito l’interessante libro “Green Window Dressing” a firma Gianpaolo Parise (EDHEC Business School and CEPR) e Mirco Rubin (EDHEC Business School).
I due autori scoprono prove di una diffusa manipolazione dei rating di sostenibilità da parte dei fondi comuni di investimento. La loro analisi rileva che i portafogli di fondi ESG presentano un’esposizione ESG superiore del 31% immediatamente prima della divulgazione obbligatoria del portafoglio rispetto a subito dopo. Di conseguenza, i portafogli divulgati ricevono rating sostanzialmente più elevati rispetto ai portafogli effettivi. Il libro documenta ampiamente che i manipolatori ESG ottengono rendimenti corretti ma con rischi più elevati: così attirano più flussi di investitori. A livello di attività, si rileva spesso che i titoli con ESG elevato (ESG basso) aumentano (diminuiscono) nei giorni precedenti la divulgazione del portafoglio del fondo e riprendono successivamente. Il libro, nato con lo scopo di valutare quanto la manipolazione ESG possa influenzare le scelte degli investitori, in realtà è finito inoltre con il documentare comportamenti simili, anche se più limitati, da parte di fondi non ESG.
“Riteniamo che i fondi comuni di investimento abbiano maggiori probabilità di manipolare i loro dati se non applicano commissioni basse, sono tra i migliori o i peggiori performer, sono piccoli o si rivolgono a investitori istituzionali” affermano i due autori.
. I “vetrinisti verdi”, come amano definirli Parise e Rubin, “offrono un rendimento stimabile in 3,5% annuo in più per attirare flussi notevolmente più elevati. Quest’ultimo risultato vale solo per i clienti istituzionali, il che è coerente con l’argomentazione secondo cui gli investitori istituzionali approfittano dei manipolatori per eludere il loro mandato di responsabilità.”
Il caso Morningstar
Secondo “Responsible Investor” anche la piattaforma Morningstar sarebbe cascata nella trappola, pubblicando, senza alcuna intenzione di ledere gli interessi del lettori, i dati che risultavano da alcune manipolazioni truffaldine (o perlomeno … cosmetiche) promosse dagli emittenti. Ma non sempre i dati di partenza erano affidabili, come si evince dallo studio di Parise e Rubin, e da altre rilevazioni successive. Il danno di credibilità è sensibile: Responsible Investor stima che qualche fondo abbia potuto aumentare anche dell’80% la propria raccolta a scapito della sicurezza e della qualità degli investimenti.