La diffusione della sanità integrativa: in crescita costante

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L’offerta sanitaria in Italia si articola su tre pilastri:

  • il primo è rappresentato dal servizio sanitario pubblico, che eroga livelli essenziali di prestazioni (LEA) secondo criteri di universalità, uguaglianza ed equità nell’accesso alle cure;
  • il secondo è costituito da schemi collettivi di assistenza sanitaria (quali fondi sanitari, società di mutuo soccorso, casse ed altri enti no profit), che erogano prestazioni integrative rispetto ai LEA ed agiscono sulla base della ripartizione del rischio fra gli aderenti;
  • il terzo pilastro è infine identificato da forme individuali di assistenza sanitaria (polizze sanitarie individuali), che operano secondo una logica assicurativa sulla base di stime probabilistiche relative alle frequenze e al costo dei sinistri.

Lo ricorda la Banca d’Italia in una specifica audizione parlamentare in cui evidenzia come la copertura offerta dai “terzi paganti” (ossia dai soggetti privati che operano nell’ambito del secondo e del terzo pilastro) può essere di tipo sostitutivo, aggiuntivo o complementare rispetto al servizio sanitario pubblico se riguarda rispettivamente prestazioni già incluse, accessorie o escluse dai LEA.
Quale è il livello di diffusione della sanità integrativa in Italia? Secondo le informazioni più recenti del Ministero della salute negli ultimi anni si è osservata una crescita continua sia nel numero di fondi sia nel numero di iscritti (pressoché raddoppiati fra il 2014 e il 2020, a 10,6 milioni).

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Per quel che riguarda le polizze sanitarie secondo l’indagine sul Bilancio delle famiglie del 2020, la più recente, emerge che nel 2020 circa il 13 per cento delle famiglie italiane aveva sottoscritto almeno un’assicurazione sanitaria privata. Il 61 per cento delle famiglie assicurate aveva come principale percettore di reddito un lavoratore dipendente, il 25 un lavoratore autonomo e il 14 una persona non occupata.

In termini di professioni svolte, circa un quarto delle famiglie con almeno un’assicurazione faceva capo a impiegati, una quota analoga a liberi professionisti, un quinto a direttivi o dirigenti, il 14 per cento a pensionati o non occupati e il restante 13 a operai. Inoltre, la quota di adesione alle polizze sanitarie aumenta al crescere dei livelli di istruzione e reddito. Sulla base dell’IBF si può stimare che nel 2020 il premio complessivo pagato dai nuclei familiari che avevano almeno una assicurazione sanitaria (per infortuni e malattie) era in media pari a circa 900 euro. In base a dati di fonte IVASS, nel 2021 (ultimo anno per cui i dati sono disponibili) i premi relativi alle polizze malattia ammontavano a 3,1 miliardi di euro, pari al 9,2 per cento della raccolta complessiva del ramo danni; tali polizze riguardavano circa 24 milioni di unità di rischio, con un premio medio per unità di 132 euro. Le polizze malattia in forma collettiva hanno raccolto premi per circa 2 miliardi di euro, di cui 1,7 relativi a fondi sanitari. In questo caso, il premio medio per unità di rischio è stato di 122 euro (134 per fondi sanitari; 88 per le altre forme collettive). Per le polizze individuali, sulla base di una rilevazione condotta dall’ANIA si può stimare che la spesa media per polizza nel 2021 sia stata pari a circa 430 euro.

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