Fed e inflazione, i rialzi potrebbero non essere ancora finiti

Jamie L. Patton, Managing Director, Fixed Income, TCW. -
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Uno dei temi di cui si è parlato molto di recente è il ritardo con cui l’inasprimento della politica monetaria mostrerà i suoi frutti. In effetti, è difficile prevedere con esattezza quando le mosse politiche della Fed faranno rallentare la domanda in un’economia in rapida evoluzione e molto complessa. Sappiamo che si tratta di un processo che generalmente avviene in modo graduale. Molti pensano a una regola empirica che va dai 12 ai 24 mesi, e ci si potrebbe chiedere perché ci voglia così tanto tempo. Il punto è che alle imprese e ai consumatori occorre del tempo per percepire realmente l’impatto e modificare il proprio comportamento in base alle condizioni finanziarie. Ad esempio, se avete costruito una fabbrica nel 2020 e avete bloccato il finanziamento, questi tassi più elevati non hanno alcun impatto su di voi. È solo quando deciderete di costruire un secondo stabilimento o di rifinanziarvi che, all’improvviso, potreste voler cambiare il vostro comportamento. Forse non costruirete nemmeno un secondo stabilimento, se i tassi lo rendono meno vantaggioso. D’altro canto, se state cercando di acquistare una casa in questo momento e i tassi ipotecari sono aumentati di 100 punti base, il vostro budget per l’acquisto di una casa potrebbe essere cambiato quasi istantaneamente.

Guardando più in generale all’impatto dei rialzi sull’economia, possiamo dire che i tassi più alti non sono del tutto negativi. Ovviamente hanno un impatto sui mutuatari, ma aiutano i risparmiatori. L’impatto netto dipende dalla compensazione degli impatti su ciascun gruppo. Ad esempio, i risparmiatori di oggi, anche se si limitano ai fondi del mercato monetario o ai buoni del tesoro, guadagnano oltre il 5% all’anno, il tasso più alto degli ultimi vent’anni e ben al di sopra dell’inflazione attuale. Detto questo, la situazione è capovolta se si sceglie invece di accedere a un mutuo in questo momento.

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I tassi, inoltre, hanno visto un’elevata volatilità negli ultimi 18 mesi. Tuttavia, ci aspettiamo che, quando la Fed avrà concluso il suo ciclo di rialzi, la volatilità inizierà a ridursi. In ogni caso, riteniamo che il fatto che al momento la volatilità sia così elevata abbia senso, dato che in questa fase avanzata del ciclo della Fed i mercati potrebbero andare in qualsiasi direzione, vista l’incertezza sul fronte delle prossime mosse della banca centrale.

Cosa aspettarsi guardando avanti

È possibile che quello di luglio sia stato l’ultimo rialzo, ma riteniamo ci sia una probabilità del 30% o 40% che la Fed debba farne un altro, a seconda dei dati che arriveranno da qui ad allora.

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In ogni caso, prevediamo che la politica monetaria continuerà a essere il principale motore dei tassi e dell’economia in futuro, soprattutto a questo punto del ciclo. A nostro avviso, è probabile che la Fed irrigidisca eccessivamente la politica monetaria, o forse lo ha già fatto, mantenendo i tassi troppo alti per troppo tempo. Uno dei motivi è che i loro indicatori di pressione inflazionistica tendono ad essere i più lenti.

Tassi più alti e curve più piatte o invertite, a seconda dei casi, potrebbero avere un impatto negativo su investimenti, consumi e occupazione. Riteniamo che tutto ciò porterà a una flessione negativa che si auto-rinforza. Inoltre, l’inasprimento delle condizioni di credito potrebbe esacerbare la flessione. Di conseguenza, manteniamo una duration lunga, circa mezzo anno in più rispetto al nostro benchmark, e poiché ci avviciniamo alla fine del ciclo di inasprimento della Fed, riteniamo probabile che l’economia entri in recessione a un certo punto nei prossimi 6-12 mesi.

Le aspettative del mercato sono che i tassi della Fed raggiungeranno il picco in autunno, per poi iniziare a scendere verso la fine del primo o l’inizio del secondo trimestre del prossimo anno. Riteniamo che ci sia il rischio che il mercato preveda tagli troppo presto. Potrebbe volerci più tempo, soprattutto a causa del ritardo di cui abbiamo parlato prima. Ma c’è anche il rischio che qualcosa si rompa nel frattempo e che la Fed debba abbassare i tassi prima. Vediamo rischi da entrambe le parti, ma pensiamo che la politica monetaria sia il principale fattore trainante, e siamo davvero concentrati su questo aspetto. Poiché è probabile che la Fed mantenga i tassi così alti per molto tempo, al momento favoriamo un posizionamento di long duration.