Gli extra profitti delle banche. Come mai tanto sconquasso? La parola dell’esperto

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Raramente in passato un argomento ha scatenato tante reazioni come quello degli extra profitti delle banche.

Extraprofitti banche, lite nella maggioranza. Tajani: «Mai più una cosa così» titola oggi il Corriere della Sera. E aggiunge: La certezza è che sarà un autunno caldo, su più fronti. E uno è tutto interno alla maggioranza. Non si placa infatti la polemica sulla scelta del governo, che Giorgia Meloni ha voluto e Matteo Salvini rivendicato, di una tassa sugli extraprofitti delle banche, che ha provocato uno scossone in Borsa e molti dubbi anche in ambienti internazionali.

E Affari Italiani va ancora più a fondo e titola: Salvini: “Su extraprofitti banche operazione di giustizia sociale”. “Che le banche stiano macinando miliardi e miliardi di guadagni senza alzare gli interessi sui conti corrente dei risparmiatori italiani, mi pare poco equo” dichiara il vice premier e ministro Matteo Salvini “Quindi se una piccola parte di questi profitti miliardari verranno utilizzati, così come vorremmo, per aiutare le famiglie a pagare i mutui, le imprese a pagare i fidi e per continuare a tagliare le tasse per aumentare gli stipendi, io penso che nessuno soffrirà. Se le banche a fine anno invece di 20 miliardi ne metteranno in portafoglio 17, e 2-3 miliardi finiranno a famiglie, lavoratrici e lavoratori, penso che sarà un’operazione di giustizia sociale”. 

E su SkyTg24 commentava Corrado Passera: “Se l’obiettivo principale fosse quello di venire incontro alle famiglie in difficoltà a causa di mutui a tasso variabile – difficile giustificare che dopo anni di tassi quasi a zero ci siano ancora in giro così tanti mutui a tasso variabile – ci sarebbero modi più focalizzati ed efficaci per farlo senza creare uno sconquasso come quello che si è creato”.

Su questi argomenti intervistiamo l’economista Vittorio Cazzulani, forte della sua lunga esperienza come gestore di fondi di investimento e di funzionario in importanti banche italiane.

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Intervista a Vittorio Cazzulani

Come le sembra, di primo acchito, il comportamento del ministro Matteo Salvini in questo frangente?

“Senza voler essere troppo polemico, Matteo Salvini, all’indomani della scelta del governo di inserire nel decreto omnibus una tassa sugli extra profitti delle banche, ha continuato a pavoneggiarsi ritenendosi l’ideatore di una scelta che lui ritiene positiva. Il suo ministro del Tesoro, negli incontri precedenti con l’Abi, aveva escluso un tale provvedimento ma, nel consiglio dei ministri, non si è opposto. Si è limitato a non partecipare alla conferenza stampa, segno evidente di non condivisione”.

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In effetti le dichiarazioni di Matteo Salvini sono state molto precise

“Matteo Salvini, commentando il provvedimento e la modalità di esecuzione, ha detto che “non siamo l’URSS ma uno stato liberale che può fare le scelte che ritiene più opportune” mentre questo intervento è proprio da stato illiberale che, in assenza di consultazione con l’Abi, interviene a “gamba tesa” modificando il risultato d’esercizio delle banche. Ci vogliono anni per conquistare la credibilità del nostro mercato finanziario agli occhi degli investitori italiani ed esteri ma basta un decreto di questo tipo per perderla”.

Come avrebbe dovuto agire il Governo, secondo lei, per non scontrarsi con gli investitori istituzionali?

“Gli investitori istituzionali prima di acquistare un titolo incontrano l’Ad, il Cfo, e simulano le aspettative di risultati dalle indicazioni ricevute, dalle variabili, agli scenari economici e alle previsioni dei tassi. Ma non contemplano che il Governo entri a modificare unilateralmente i risultati previsti. Per alcuni economisti questo decreto presenta dubbi di costituzionalità. Penso che il tema principale si chiami credibilità, affidabilità, oggi sul decreto banche e domani sul debito pubblico?? E ancora,quando le banche, alcuni anni fa avevano bilanci in perdita il governo è forse intervenuto a finanziare i bilanci a fondo perduto? No, è stato chiesto agli azionisti di sottoscrivere consistenti aumenti di capitale ed ora che gli azionisti vedono un po’ di luce arriva il Governo a spegnere quella luce. Si poteva chiedere un contributo di solidarietà nell’ordine del 2 o 3% e si doveva fare una consultazione preventiva con le associazioni di categoria (ABI)”.

Non si può dire però che le banche abbiano reagito poi così male a queste decisioni del Governo

“Le banche hanno scelto il silenzio come risposta a questo decreto. Penso che arriverà in aula stravolto il 10 ottobre quando il Parlamento lo convertirà in legge perché ci sarà una forte pressione politica nel modificare l’entità del provvedimento a carico delle banche. Dei 3 miliardi attesi si passerà a 1, se va bene. A Salvini proporrei un premio per aver ideato un decreto con una tassa del 40% che si tradurrà con una (tassa) del 5 forse del 10% e aver provocato alle banche una perdita in borsa di una decina di miliardi… Complimenti …”

Ma lei aveva premesso che non voleva essere troppo polemico …

“Che cosa posso dire… quando ci vuole ci vuole…”