In agosto cala la fiducia delle imprese

Paolo Pizzoli, Senior Economist di ING -
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Il deterioramento della fiducia è più marcato nell’industria e nelle costruzioni, ma anche i servizi non sono immuni. I consumatori rimangono relativamente ottimisti, forse aiutati dalla tenuta del mercato del lavoro. Tutto ciò fa pensare a un contesto economico stagnante.

I consumatori rimangono relativamente ottimisti

La fiducia dei consumatori è scesa solo leggermente a 106,5 in agosto (da 106,7 in luglio). Il peggioramento della percezione del clima economico attuale e futuro contrasta con il miglioramento delle condizioni personali. Riteniamo che ciò sia dovuto alla combinazione di inflazione in calo e mercato del lavoro molto resiliente. In effetti, la componente del sondaggio relativa alle aspettative di disoccupazione ha subito un rallentamento nel corso del mese. Se a ciò si associa un aumento del sottoindice dell’opportunità di risparmio attuale, riteniamo che sia in atto una possibile stabilizzazione del tasso di risparmio delle famiglie, limitando le possibilità di una forte ripresa dei consumi privati, almeno nel breve periodo.

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La fiducia del settore manifatturiero si attenua ulteriormente

Sul fronte delle imprese, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere è sceso di nuovo, senza sorpresa, a 97,8 (da 99,1 a luglio), il livello più basso da gennaio 2021. In questo caso, il calo degli ordini e la stabilità delle scorte hanno portato a una diminuzione della componente relativa alle aspettative di produzione. La domanda più debole nei principali Paesi di destinazione delle esportazioni, come la Germania e, in misura minore, la Cina, sta evidentemente facendo sentire il suo peso, con la componente interna incapace di compensare.

È interessante notare che il segmento dei beni d’investimento sembra meno colpito, il che suggerisce che una parte della domanda legata all’implementazione del Piano di Ripresa e Resilienza

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Il calo della fiducia nel settore delle costruzioni suggerisce che l’effetto degli incentivi fiscali stia svanendo

Il calo di sei punti dell’indice di fiducia delle costruzioni, sceso a 160,2 (da 166,5 a luglio), lancia un segnale di allarme. Sebbene l’indice rimanga vicino ai suoi massimi storici, la spinta proveniente dalla componente residenziale si sta gradualmente affievolendo con la fine dei generosi incentivi fiscali. Mentre il portafoglio ordini esistente legato agli incentivi sembra destinato a tenere a galla il settore fino a fine anno, il contributo eccezionalmente elevato degli investimenti in costruzioni alla crescita del PIL sembra destinato a svanire nel 2024.

Servizi solo marginalmente in calo, con il turismo relativamente debole

La fiducia nei servizi di mercato è scesa a 103,6 in agosto, da 105,5 del mese precedente. Il calo ha interessato tutti i grandi aggregati, ad eccezione di informazione e comunicazione. È interessante notare che riguarda anche i servizi turistici, dove un miglioramento delle valutazioni sullo stato dell’attività contrasta con il calo delle aspettative sugli ordini. Questo dato sembra consistente con le indicazioni di una discreta stagione turistica estiva.

Una crescita modesta del PIL nel terzo trimestre è ancora possibile

Nel complesso, i dati odierni sulla fiducia suggeriscono che le condizioni sono ancora mature per il proseguimento di un contesto economico morbido. Dopo la deludente contrazione del PIL dello 0,3% nel secondo trimestre (di cui avremo i dettagli completi venerdì), sembra ancora possibile una piccola ripresa nel terzo trimestre. Se questo si concretizzerà o meno dipenderà dalla forza dei servizi che compenseranno la debolezza dell’industria. Il nostro scenario di base resta una crescita media del PIL italiano dell’1% nel 2023.