Decodificare i regimi fiscali: come ottimizzare la gestione delle tasse e massimizzare i guadagni se sei freelance

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A firma di Paolo Tanfoglio, CEO di Lokky

 

La Partita IVA rappresenta uno dei passi più importanti per i professionisti freelance che vogliono gestire la propria attività in modo autonomo. Una delle decisioni fondamentali da prendere è quella di optare per un regime fiscale specifico, che determinerà l’impatto sulla tassazione e sugli obblighi burocratici. Per farlo, si deve necessariamente conoscere le differenze tra i diversi profili in modo da poter trarre il miglior vantaggio fiscale per la propria attività lavorativa. Se in passato i professionisti e gli imprenditori italiani avevano a disposizione cinque regimi fiscali tra cui scegliere, oggi ne esistono solo tre: il regime fiscale forfettario, il regime fiscale ordinario e il regime fiscale semplificato. Questa semplificazione è stata implementata con l’obiettivo di rendere più chiaro e agevole il processo decisionale. Ma in mezzo a questa riduzione delle scelte, quale di questi regimi risulta essere il più idoneo per soddisfare le specifiche esigenze di ciascun libero professionista?

Regime fiscale forfettario

Il regime forfettario è spesso scelto dai freelance e dai neo-professionisti per la sua semplicità. Esso prevede un’imposta sostitutiva unica che si sostituisce a IRPEF, IRAP e addizionali regionali e comunali ed è:

  • ridotta al 5% per i primi cinque anni di inizio attività;
  • al 15% dal sesto anno in poi.

Inoltre, coloro che applicano il regime forfetario non addebitano l’IVA in fattura ai propri clienti e non detraggono l’IVA sugli acquisti. Non liquidano l’imposta, non la versano, non sono obbligati a presentare la dichiarazione e la comunicazione annuale IVA.

Per quanto riguarda il reddito imponibile, invece, esso si ottiene applicando un coefficiente di redditività all’ammontare dei ricavi percepiti, il quale varia a seconda dell’attività svolta, identificata secondo la classificazione ATECO. E, per i professionisti o per le aziende che esercitano contemporaneamente attività rientranti in codici ATECO differenti, è necessario applicare ai ricavi imputabili di ciascuna di esse il relativo coefficiente di redditività.

Ma chi può accedere al regime fiscale forfettario? Introdotto dalla Manovra di bilancio per l’anno 2015 (approvata con Legge 23 dicembre 2014 numero 190) e disciplinato dall’articolo 1, commi dal 54 all’89, tale regime opera in favore dei contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni, che hanno conseguito ricavi, ragguagliati ad anno, non superiori a 85.000 euro oppure che hanno sostenuto spese per un importo complessivo non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori, anche a progetto.

Tale limite di ricavi/compensi entro il quale è possibile accedere e permanere nel regime forfettario è passato da 65.000 euro a 85.000 euro proprio quest’anno. Da notare con attenzione è il momento dell’uscita dal regime forfettario una volta superata la soglia menzionata:

  • Se il reddito supera gli 85.000 euro ma non raggiunge i 100.000 euro, si passerà al nuovo regime a partire dall’anno successivo a quello in cui è stato superato il limite;
  • Nel caso in cui il reddito superi i 100.000 euro, la transizione avverrà immediatamente durante l’anno in corso, cioè dal momento in cui il limite dei 85.000 euro viene superato. In questa situazione, saranno applicate le normali regole dell’Irpef per la determinazione del reddito, insieme agli obblighi relativi all’IVA.   

C’è poi un’altra novità: dal 1° luglio 2022, il governo ha stabilito l’obbligo di fatturazione elettronica per chi opera in regime forfettario.  Coloro che operano nel regime forfettario con un reddito che si attesta entro i 25.000 euro, continueranno ad essere esentati dall’obbligo, almeno fino al 2024.

Non solo. Da quest’anno, per tutti i lavoratori autonomi che sarebbero idonei per il regime forfettario, ma decidono di non aderirvi poiché giudicano più conveniente il regime ordinario, si prevede una flat tax incrementale al 15% con una franchigia del 5% applicabile fino a 40 mila euro. Verrà quindi applicata l’aliquota del 15% su una quota dell’incremento di reddito 2022, paragonato al più alto reddito dichiarato nei tre anni precedenti e assoggettato all’Irpef.

Regime fiscale ordinario

Il regime fiscale ordinario è un regime contabile che si applica alle imprese di grandi dimensioni o ai liberi professionisti che generano grossi volumi di fatturato, qualora questo superi i 400.000 euro (in caso di vendita di servizi) oppure i 700.000 euro (per altre tipologie di attività). 

La tassazione è progressiva e si calcola in base alle aliquote IRPEF, organizzate in scaglioni in base alla Legge di Bilancio 2022. Attualmente ne esistono quattro: 23% per i redditi inferiori o uguali a 15.000 euro; 25% tra 15.001 e 28 mila euro; 35% tra 28.001 e 50 mila euro; 43% per i redditi che superano i 50 mila euro. 

Il regime fiscale ordinario è più complesso ma offre maggiore flessibilità e copertura. È adatto a coloro che prevedono spese significative o desiderano detrazioni fiscali specifiche. I vantaggi includono:

  • Deduzioni e detrazioni: Gli operatori nel regime ordinario possono infatti dedurre spese legate all’attività, riducendo così l’ammontare delle tasse. Tale detrazione cambia in funzione dell’attività e delle spese sostenute. Non tutte possono essere detratte integralmente al 100%. 
  • Investimenti e crescita: Questo regime è ideale per coloro che intendono investire nella loro attività e necessitano di una struttura fiscale più complessa.

 

Questo regime prevede infine adempimenti a cui bisogna attenersi:

  • la dichiarazione IVA da effettuare all’Agenzia delle Entrate;
  • il versamento dell’IVA mensile o trimestrale;
  • la compilazione del modello Isa, D.l. 50/2017;
  • la conservazione dei registri e dei libri.

 

Regime fiscale semplificato 

Il regime fiscale semplificato rappresenta una via di mezzo tra il regime forfettario e quello ordinario. È un’opzione valida per chi desidera alcuni vantaggi del regime ordinario senza l’onere della complessità. Infatti, anche se non così ampie come nel regime ordinario, le detrazioni consentono comunque un certo grado di deduzione delle spese. Viene utilizzato dalle imprese individuali o società di persone operative nell’ambito dei servizi, con un fatturato annuo non superiore ai 400 mila euro e quelle operative in altre realtà di business con un fatturato non superiore ai 700 mila euro. 

Una distinzione chiave tra il regime fiscale ordinario e quello semplificato risiede nella modalità di calcolo del reddito. Nel regime fiscale ordinario, il reddito è determinato attraverso il principio di competenza, dove i costi e i ricavi sono considerati in base al loro momento di generazione. Nel regime fiscale semplificato, invece, si applica il principio di cassa, il che significa che i costi e i ricavi sono presi in considerazione in base alla data effettiva di pagamento o incasso, a seconda dei casi.

Tutelare l’andamento della propria attività professionale: le coperture adeguate 

È fondamentale comprendere quale regime fiscale sia più idoneo per la propria attività, ma è altrettanto cruciale tutelare l’andamento della propria professione, sé stessi, gli eventuali collaboratori e il proprio patrimonio con adeguate coperture assicurative. Queste possono includere:

  • Assicurazione di Responsabilità Civile Professionale: protegge da possibili controversie o richieste di risarcimento danni da parte dei clienti.
  • Assicurazione Sanitaria: copre le spese mediche personali, essenziale per chi lavora in proprio.
  • Assicurazione contro Infortuni e Malattie: garantisce un sostegno finanziario in caso di impossibilità di lavorare a causa di infortuni o malattie.
  • Assicurazione contro Danni a Immobile e Contenuto: protegge gli ambienti dove si svolge l’attività lavorativa ed il relativo contenuto (merci, arredamento, attrezzature).